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Nicolini (Confetra): un “patto PNRR” per le riforme

  



18 Marzo. Un “Patto PNRR”: “lo Stato faccia davvero le riforme che attendiamo da oltre un decennio, ed ogni euro risparmiato dalle imprese logistiche sugli assurdi oneri burocratici tutti e soli italiani sarà investito per accelerare la transizione green”. È la proposta lanciata dal presidente di Confetra Guido Nicolini al termine dell’incontro con il ministro Giovannini

Riprendendo le parole del ministro sulla necessità di guardare anche alla parte del piano che riguarda le riforme Nicolini ha riproposto il “pacchetto” di semplificazioni “a costo zero e ad altissimo impatto” avanzato due anni fa dalla Confederazione. 

Lunga la lista delle doglianze elencata da Nicolini. “Abbiamo circa 440 procedimenti amministrativi di controllo sulla merce e sui vettori spalmati su 17 pubbliche amministrazioni, quando la media europea è di non oltre 50 e quasi tutti coordinati dai Custom Office nazionali. Attendiamo dal 2016 un DPCM attuativo per lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli, la famosa Single Window One Stop Shop operativa in tutta Europa tranne che da noi. Siamo l’unico Paese europeo ad avere il doppio controllo Dogana –Guardia di Finanza sulle merci. Siamo l’unico Paese europeo ad avere una legislazione sulle spedizioni che risale al periodo fascista, il Codice Civile del 1942, e non abbiamo neanche adottato la lettera di vettura elettronica e-CMR prevista dalla Convenzione di Ginevra”. 

“Nella maggior parte dei porti italiani - continua Signorini – nelle ore di punta, i camion fanno dalle 5 alle 8 ore di fila per il carico merce, perché non esiste un sistema che garantisca l’appuntamento intermodale. E siamo l’unico Paese europeo ad avere tre soggetti di controllo per il Settore – Antitrust, ART, AgCom – in aggiunta ai ministeri vigilanti ed alla giustizia ordinaria”. 

 “Potrei continuare a lungo, e del resto il costo del gap di competitività logistica nazionale è stato misurato da più autorevoli fonti in una forbice che va trai 70 ed i 90 miliardi di euro l’anno, in parte per la carenza di infrastrutture, in parte maggiore per un contesto regolatorio ostile”. 

“Senza una logistica forte, non può esistere un’economia forte. Un gap logistico di 70 miliardi l’anno, significa che ogni tre anni la nostra economia brucia un intero Recovery Fund”.
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