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AGOSTO 2020 PAG. 40 - Uno sguardo sul futuro delle aree marine protette







“La “Blue Growth” non è banalmente la ricerca di nuove opportunità in ambito economico, ad esempio per sfruttare ulteriormente i trasporti marittimi o aumentare i livelli di utilizzo dell’energia disponibile del mare. Presuppone piuttosto che il modello di sviluppo complessivo sia imperniato su criteri di sostenibilità ambientale: ridurre le emissioni, e nel complesso l’impronta dell’uomo sull’ambiente; riconoscere le specificità dei sistemi naturali e la necessità che la gestione delle risorse naturali sia sostenibile e non solo legata alla conservazione. Ciò prevede anche una maggiore attenzione alle peculiarità dei territori, per adattare il modello di sviluppo alle condizioni locali secondo il cosiddetto “approccio ecosistemico”, conciliando una visione locale e una a scala più ampia”. Carlo Brandini del CNR IBE - Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile) illustra caratteristiche e finalità del progetto IMPACT, iniziativa europea per la realizzazione di un piano transfrontaliero di gestione sostenibile delle Aree Marine Protette, in armonia con le esigenze di sviluppo dei porti nelle aree di Tolone, Bastia, La Spezia e Livorno.

Quali scenari e opportunità caratterizzano il progetto?
I programmi europei seguono cicli di sette anni, e oggi siamo verso la fine della programmazione 2014-2020. Si tratta del momento in cui si gettano le basi della futura programmazione, anche nel dialogo con le autorità europee competenti in materia. L’applicazione dei principi della “Crescita Blu” prevede tre linee di intervento principali: il miglioramento delle conoscenze oceanografiche, a livello fisico, biogeochimico ed ecosistemico; la pianificazione dello spazio marittimo, grande opportunità per disegnare politiche di crescita conciliabili con la protezione dell’ambiente; e la sorveglianza marittima integrata, per condividere le informazioni tra gli Stati membri e creare strumenti di controllo aggiornati su scala transnazionale. Con IMPACT si agisce oggi, e si può continuare ad agire in futuro, su ognuno di questi contesti, ma anche solo concentrarsi sul primo, per fornire strumenti che permettano alle autorità di pianificare sulla base di una solida conoscenza delle dinamiche ambientali, è fondamentale.

Quali altri progetti europei possono costituire una fonte interessante di sviluppo?
Negli ultimi anni, la DG Mare ha promosso svariati progetti sulla pianificazione degli spazi marittimi.
Nell’ambito del programma Horizon 2020, all’interno del tema più generale riguardante la “Food security, sustainable agriculture and forestry, marine and maritime and inland water research and the bioeconomy”, è stata lanciata una call sul tema “Blue Growth”, che ha portato al finanziamento di un numero esiguo di progetti. Credo in realtà che iniziative sui programmi di cooperazione Interregionale, quali l’Italia-Francia marittimo, ma anche il programma Interreg-MED, siano molto più adatti allo sviluppo di iniziative come IMPACT. Ad esempio, sul MED numerosi progetti si sono occupati, soprattutto dal punto di vista della protezione ambientale, del tema riguardante le aree marine protette, la biodiversità e la contaminazione. In ambito MED, la sorveglianza marittima è uno dei temi affrontati da alcuni progetti strategici finalizzati alla condivisione dei dati disponibili, a da cui dovrebbero scaturire le idee per la futura programmazione. Ci sono anche opportunità che possono nascere dallo sviluppo nel settore dell’osservazione, tra cui ad esempio, le call “Space” dell’Horizon 2020 o i progetti finanziati dall’ESA. La capacità di osservazione acquisite dalle cosiddette “sentinelle” europee stanno offrendo enormi opportunità di conoscenza, anche delle aree costiere, per la quali fino ad oggi mancava un’adeguata disponibilità di dati e informazioni.

Che importanza riveste per la ricerca scientifica la creazione di una rete per l’analisi dei dati? Che ruolo ha giocato IMPACT in tal senso?
Creare una rete ha un valore ben maggiore rispetto a una semplice analisi dei dati. Permette infatti di condividere non solo conoscenze, ma anche idee ed esperienze. Fare rete tra regioni limitrofe, in questo caso l’insieme di quelle comprese nella regione del Mediterraneo Nord-Occidentale, ha un valore particolare, perché quest’area ha notevoli specificità quasi mai riconosciute come tali dalle istituzioni. In un certo senso, la rete della ricerca scientifica mostra segnali di vitalità molto maggiori rispetto a quella degli organismi politici. Non solo, la stessa ingloba al suo interno altre reti emerse in IMPACT: quella tecnologica dei radar HF e ancora le reti dei modelli previsionali, delle boe di osservazione lagrangiana e delle osservazioni biologiche ed ecosistemiche. Tutto ciò è fondamentale per migliorare il quadro delle conoscenze su cui si deve appoggiare la pianificazione degli spazi marittimi.

Il valore della sostenibilità nell’ambito di questi sistemi di osservazione. Ci sono linee di indirizzo in questa direzione?
Come parte di un complesso di relazioni a sostegno della crescita sostenibile, è importante sottolineare che l’osservazione stessa deve essere sostenibile. Di per sé, l’osservazione del mare è un’attività dispendiosa e impegnativa, sia nella realizzazione di singolo punto di osservazione, sia se si organizza una campagna di osservazioni dalla rappresentatività limitata, nello spazio e nel tempo. Dal punto di vista dei costi, i radar HF hanno un enorme vantaggio, perché permettono di raccogliere dati rappresentativi di aree molto grandi e per lunghi periodi, con un impegno in termini di personale sostenibile. Altre reti analogamente interessanti possono essere le osservazioni raccolte da strumenti montati sulle navi di linea, o le sonde robotiche quali i float ARGO, che offrono profili di temperatura e salinità in posizioni diverse, per periodi che possono durare anche qualche anno. Penso però che la sostenibilità non si dovrebbe riferire alla capacità di un singolo ente o istituto di sapere gestire in proprio una rete di osservazione.
È sostenibile ciò che riguarda il sistema economico nel suo complesso. Da questo punto di vista, quasi tutti i sistemi osservativi che forniscono informazioni sul mare, sistema abbondantemente sotto-campionato dal punto di vista di molte delle dinamiche rilevanti, andrebbero considerati come sostenibili.

In base alle priorità di investimento e ricerca dettate dalla Blue Growth, quali strumenti a oggi mancanti potrebbero essere disponibili in futuro?
La Blue Growth è sicuramente tra le priorità europee del momento: un’economia in crisi, e con le emergenze ambientali che conosciamo, deve assolutamente puntare su questo obiettivo. Sicuramente la ricerca può fare uno sforzo, soprattutto in termini di comunicazione, per far passare alcuni messaggi. Pensando alla pesca ad esempio, dovrebbero essere sottoposte a maggior tutela le aree di nursery, evitando per quanto possibile pratiche dannose come la pesca a strascico. Studiando i processi di trasporto delle larve, e le connessioni tra le varie zone, progetti come IMPACT possono contribuire a spiegare la distribuzione delle specie presenti, e quindi a costruire strumenti efficaci per identificare le aree a maggior tutela, eventualmente anche ridisegnandole.

Come immagina la gestione e lo sviluppo sostenibile delle aree marine e costiere tra 10 anni?
Ci sono due grandi fattori di stress su cui si pone giustamente l’attenzione: i cambiamenti climatici e la contaminazione, fattori legati a un modello di crescita sbagliato, di cui oggi paghiamo le conseguenze. Il mare è uno spazio ancora da conquistare, ma deve esserlo seguendo un paradigma di crescita che ha la necessità stringente di guardare alla sostenibilità. In questo senso, la pianificazione gioca un ruolo importante. La direttiva 2014/89/EU ha stabilito al 2021 il termine per l’istituzione dei piani spaziali marittimi da parte degli Stati nazionali. Sicuramente, siamo molto indietro rispetto a questo obiettivo.
Ma l’applicazione delle direttive europee, quali la MSP o la Strategia Marina, stanno dando un contributo molto importante verso la realizzazione degli obiettivi della crescita sostenibile.

                                                                                                                             Giovanni Grande

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