Header Ads

SETTEMBRE PAG. 48 - La Geopolitica dello Spazio

 

 

 

Tutta la storia dell’umanità si snoda lungo le sue ere attraverso una serie infinita di ambizioni, aspirazioni e soprattutto sogni. Proprio quest’ultimi, sorretti dalla grande capacità dell’uomo di spingere quasi verso l’infinito la sua immaginazione, sono tra gli elementi che non hanno mai subito le mutazioni e le trasformazioni del tempo. Tra gli infiniti sogni forse il più importante è stato ed è indubbiamente il volo, il cielo e ancor di più lo spazio. L’ambizione e il desiderio dell’umanità ad essere protagonista dell’aere risale sin dagli albori del tempo. Forse l’esempio più famoso lo ritroviamo nella mitologia greca quando il figlio del geniale Dedalo, lo sfortunato Icaro, per sfuggire alla vendetta del re di Creta Minosse si cimentò in quel sventurato volo. Già tra il Medioevo e il periodo Moderno questo sogno prese carattere di concretezza attraverso il genio smisurato di Leonardo da Vinci. Infatti possiamo considerare l’ingegnoso toscano il primo e forse più autorevole scienziato ad aver rappresentato il rapporto e la dialettica tra reale ed ideale o per meglio dire tra la corposità ed il finito della terra e l’infinita etereità del cielo. Un sogno che man mano si tramuta in aspirazione e ambizione senza però perdere la sua dimensione di propensione spirituale. Così la letteratura è piena di protagonisti che cercano di raggiungere la romantica luna. Indubbiamente il più insigne è l’Ariosto quando nella mirabile opera L’Orlando Furioso manda il prode Astolfo sulla Luna a recuperare il senno del protagonista. La Luna, il volo e lo spazio sono elementi centrali anche di altre opere mirabili come Le avventure del Barone di Munchhausen. In questo augusto contesto come non citare la meravigliosa opera di Rostand il Cyrano di Bergerac quando fece inventare al nasuto protagonista ben sette modi per volar sino sulla Luna. Nel secolo scorso, grazie alla creazione del motore endoscopico a combustione liquida, l’uomo sviluppò la capacità di volare. Così in brevissimo tempo riuscì a superare l’atmosfera terrestre e raggiungere la Luna. Anche l’ultima frontiera sia spirituale che materiale fu raggiunta. Pur continuando a rappresentare una parte importante del nostro immaginario e della propensione fantastica oggi lo spazio è una realtà concreta e condizionante della nostra esistenza. Infatti molte applicazioni spaziali sono entrate con forza e prepotenza nel vivere comune. Telecomunicazioni, comunicazioni, meteo, sistemi GPS sono tutti elementi che abbisognano dei satelliti spaziali e che la società attuale usa abitualmente. Proprio in ambito navale il GNSS (Global Navigation Satellite System) è uno strumento indispensabile per la navigazione. Per cui se all’inizio del secolo scorso il mondo con l’invenzione del sottomarino e dell’aereo da monodimensionale divenne tridimensionale (marino, terrestre e aereo) con il raggiungimento e la possibilità di usufruire dello spazio il mondo da tridimensionale s’è trasformato in quadrimensionale. In definitiva lo spazio o meglio la dimensione spaziale da mera propensione con lo sviluppo tecnologico è divenuta una realtà concreta. Infatti proprio nello spazio attualmente si sta consumando la nuova competizione internazionale non solo in termini economici, tecnologici o politici, ma più propriamente geopolitici. Prima di approfondire l’importantissima questione delle contrapposizioni geo-spaziali bisogna però ben comprendere come lo spazio sia in primis un luogo geografico per cui esso risponde a logiche dei luoghi, dell’economia, della politica, e naturalmente della tecnologia. Proprio quest’ultimo elemento è di assoluta importanza poiché attraverso lo sviluppo tecnologico è possibile non solo accedere allo spazio, ma anche comprenderne sempre più le infinite possibilità. Per quanto possa sembrare paradossale il rapporto sviluppo tecnologico-esplorazione non è certo una novità nella storia dell’uomo. Come analogia possiamo usare l’Artico. La sua esplorazione partì dal Medioevo, ma la possibilità di utilizzare gli spazi e sfruttarne le immense risorse e le tante opportunità è stato possibile solamente negli ultimi anni grazie ad uno sviluppo tecnologico ad hoc. Ma le analogie tra esplorazione spaziale e quella navale o per meglio dire tra mare e spazio sono davvero innumerevoli. Infatti le navicelle spaziali possono tranquillamente essere equiparate ai sottomarini per molteplici aspetti tra cui l’ambiente ridotto, l’uso degli spazi interni e l’impossibilità di accedere all’esterno della “navetta” se non in particolari condizioni e con specifiche apparecchiature. Così come nella profondità degli abissi sono celati innumerevoli elementi ancora da scoprire anche lo spazio attende pazientemente lo sviluppo tecnologico per comprendere e sfruttare meglio le infinite possibilità. Proprio la peculiarità di luogo geografico, la possibilità di accesso e di sfruttamento ci consente di far rientrare a pieno titolo la dimensione spaziale tra le principali componenti della geopolitica. Certo era paradossale che il suo inventore, Rudolf Kiellen o i suoi più importanti alfieri e sviluppatori come Mackinder e Haushofer avrebbero mai potuto pensare ad una geopolitica dello spazio o ancora meglio al suo carattere preminentemente politico di Astropolitik. Dobbiamo considerare che la geopolitica per sua natura è una scienza a geometria variabile con la peculiarità d’evolversi e di accludere significativamente nella sua sfera d’interesse e competenza tutti i più importanti sviluppi dell’uomo e delle sue organizzazioni. Infatti, provocatoriamente, pur banalizzando e semplificando al massimo il pensiero dello sfortunato Haushofer, potremmo considerare lo spazio come una pan-regione geo-spaziale ancora non definibile in ambiti meramente geografici, tecnologici e politici. Naturalmente un raffronto di tal fatta rafforzerebbe concettualmente le affinità con l’elemento marino, poiché se il mare è il conduttore che racchiude i continenti consentendone le interconnessioni la pan-regione-geo-spaziale diviene, in prospettiva, il contenitore del contenitore. Al di là delle provocazioni, per quanto indispensabili per sviluppare concetti e studi, la dimensione spaziale non può essere letta in un mero ambito specifico di appartenenza. Le interconnessioni con le altre dimensioni sono strettissime e dirette. Banalmente possiamo considerare il nuovo aspro conflitto geopolitico mondiale come una risultanza della ricerca spaziale la quale per essere portata avanti abbisogna non solo di un continuo sviluppo tecnologico, ma anche d’industrie e di materiali atti a realizzare mezzi e strumenti. In questo quadro sarebbe opportuno anche leggere i tanti confronti in Africa, il continente in cui si sta consumando una vera e propria guerra, ma sarebbe meglio definirla come Proxy War, per l’accaparramento di quei luoghi geografici ricchi di materie prime come il litio e le terre rare, indispensabili per la corsa e la tecnologia spaziale. Per cui è facilmente intuibile come negli ultimi anni sia comparsa una vera e propria diplomazia dello spazio (Space Diplomacy). L’elemento spaziale diviene un fattore di grande importanza anche come fattore di pressione economica e politica che dalla superficie terrestre si sposta trasversalmente sino allo spazio. L’Italia e la sua industria spaziale è all’avanguardia in questo settore con un fatturato di circa 2 miliardi annui gran parte ricavato dalle esportazioni. Questo settore si caratterizza anche per un altro significativo aspetto, poiché non risente dell’elemento pandemico essendo uno dei pochi ambiti che ha visto un considerevole aumento nonostante la crisi causata dal covid-19. L’interazione tra industrie private, quelle nazionali e agenzie spaziali consolidano questo trend. Basti ricordare come il lancio della cupola spaziale Crew Dragon a Cape Canaveral è stato effettuato dal privato Elon Musk. Per tale motivo l’Italia s’è dotata di un istituto specifico con la legge dell’11 gennaio 2018 n°7 che consente una maggior sinergia tra le realtà spaziali nazionali come l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), Industria e Governo con la realizzazione del COMIT (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale). Proprio l’ottimo livello tecnologico e industriale nazionale potrebbe essere una pedina importante per la politica estera italiana poiché il mondo si sta oggettivamente polarizzando sui due blocchi, ossia quello orientale e quello occidentale. L’OST (Outer Space Teatry) già nel 1969 aveva indicato come l’uso dello spazio fosse destinato ai soli fini pacifici e di ricerca, ma attualmente molte potenze e alleanze trattano apertamente il tema dello spazio in ambito militare. Non è certo un segreto che già alcune di loro abbiano sperimentato la distruzione di satelliti tramite il lancio di razzi da terra. Si porrà e si pone il problema non solo di definire il confine tra cielo e spazio (alcuni studiosi lo indicano a 100 km dalla crosta terrestre), ma anche la possibilità della nazionalizzazione dello stesso, cosa comunque proibita dall’OST. In pratica è facile intuire che anche nello spazio assisteremo allo scontro giuridico tra Mare Clausum e Mare Liberum di qualche secolo fa tra potenze e nazioni che già posseggono la tecnologia per accedere e sfruttare lo spazio e nazioni che vorranno farlo. Probabilmente anche nello spazio assisteremo a quelle dinamiche navali di accesso e controllo del mare che hanno caratterizzato la storia dell’uomo nel periodo contemporaneo e l’Italia dovrà farsi trovare pronta per queste sfide.

Alessandro Mazzetti

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.