NOVEMBRE 2022 PAG. 58 - LIBRI
Italia al bivio: benessere diffuso o declino? P. Costanzo, Bookabook
L’Italia si trova a un bivio: cedere alle pulsioni demagogiche o costruire un consenso funzionale a un sistema economico e sociale che fonda la propria prosperità su cittadini liberi di esprimere sé stessi all’interno dei vincoli ambientali e delle risorse di un Pianeta che non è infinito. Per farlo, e affrontare così le complessità e le criticità che attanagliano il Paese, è fondamentale conoscerle, analizzarne le cause, elaborare le possibili soluzioni. Paolo Costanzo, in questo saggio, affronta alcuni dei temi centrali nel dibattito pubblico italiano come la formazione del debito pubblico, la crisi della liberaldemocrazia, la centralità dell’Europa, l’innovazione digitale e le politiche ambientali. E lo fa in un’ottica di analisi volta al futuro, al PNRR e all’occasione irripetibile che si presenta al nostro Paese con le risorse messe a disposizione, risorse che, qualora non dovessero essere allocate in maniera efficiente, potrebbero pregiudicare il futuro delle nuove generazioni. “Disegnare un percorso di crescita che guardi alle generazioni future e che quindi sia sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale è un elemento essenziale per la stabilità politica e macroeconomica, per la creazione di posti di lavoro e per la generazione di risorse per le politiche di coesione a sostegno dei più svantaggiati. La politica economica, a livello nazionale e internazionale, deve tendere ad attenuare le disuguaglianze e tenere fede alla promessa del rapido aumento degli standard di vita. È, pertanto, necessario avviare un programma di riforme istituzionali ed economiche per rendere più equa la distribuzione della crescita economica e mitigare l’insicurezza derivante dalla tecnologia e dalla globalizzazione. Per riequilibrare i redditi, servono innanzitutto educazione/formazione, un mercato del lavoro che favorisca l’accesso alle posizioni migliori, una riconversione delle economie. Il nuovo patto sociale si deve basare sulla conoscenza e quindi sull’accesso all’istruzione e alla formazione permanente”.
Il grande racconto del Mediterraneo. E. Ivetic, Il Mulino
“Il Mediterraneo non può essere timore, nè incognita nè muro invalicabile. Il fatto di essere un confine storico secondo la prospettiva europea quanto quella araba, uno spazio che delimita ma anche mette in connessione, non può che essere il pretesto per ragionare su questo confine/limite”. Il Mediterraneo è il cuore incandescente di un unico vitale continente afro-euro-asiatico, l’epicentro della grande storia che qui transita e da qui scaturisce, il luogo in cui si è concentrato per alcuni millenni il mondo immaginabile. Come comprendere quella straordinaria «pianura fluida» che è il Mare Nostrum? Mettendosi sulle tracce delle civiltà sepolte? Ripercorrendo il vagare di eroi erranti come Ulisse, Enea o i viaggi dei pellegrini verso la Terrasanta? Interrogando gli strati e i substrati archeologici? Abbracciandone il paesaggio oppure lasciandosi abbacinare dai capolavori artistici? Senza dubbio anche seguendo la traiettoria politica della nostra penisola. “Con l’unità d’Italia il centro del Mediterraneo diventa Stato”. Evento enorme per la storia dell’area, carico di problematicità ma anche di possibilità , con il ruolo di luogo di mediazione politico diplomatica e culturale che il nostro paese può giocare nei prossimi anni. Il racconto mai concluso di una storia millenaria, unica e imprescindibile, fatta di guerre e convivenze, scambi e antagonismi, invasioni e diaspore, ibridazione ininterrotta di saperi, miti, leggende, manufatti, nel coesistere di culture religiose ora dialoganti ora in conflitto. Il ritratto in movimento di una civiltà e del suo mare.
Giovanni Caboto. El gran armirante verso il sogno del Catai. A. Violante, Le Monnier
E poco nota in Italia la vicenda di Giovanni Caboto, avventuriero, esploratore, ingegnere e mercante veneziano che nella seconda metà del XV secolo dopo avere percorso Mediterraneo, Medio Oriente, Italia settentrionale, Spagna e Portogallo, approdò nell'Inghilterra di Enrico VII Tudor. Di là condusse una spedizione in Nordamerica, convinto di raggiungere l'Asia su una rotta più settentrionale e quindi più breve di quella adottata da Colombo. Fallì nel suo intento, ma fu probabilmente il primo europeo in età moderna a mettere piede sul continente nordamericano, di cui prese possesso in nome dell'Inghilterra. Carica di mistero la sua scomparsa dalla storia: di lui non si seppe più niente a partire dal suo ultimo viaggio nel 1498. Non è meno affascinante e ambigua la figura di suo figlio Sebastiano: succeduto al padre, fu creduto lo scopritore di un agognato passaggio a nordovest per raggiungere le ricchezze dell'Asia, assurgendo a una notorietà di portata europea. “Nel 1997 alle celebrazioni per il quinto centenario della scoperta del Nordamerica, Giovanni e Sebastiano sono stati individuati come soggetti ideali multiculturali per i festeggiamenti relativi: nel viaggio del 1497 non erano avvenuti contatti con i nativi, evitandosi così l’accusa di instaurazione di rapporti asimmetrici nei loro confronti, con relativa sottomissione di questi; inoltre, i Caboto erano veneziani, cittadini di un Paese che a differenza di Spagna, Portogallo, Inghilterra e Francia non aveva partecipato alla conquista del continente vessando le popolazioni locali, fino a una creazione della nomea dell’uomo bianco schiavista, colonizzatore e distruttore delle culture altre da sé”.