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NOVEMBRE 2023 PAG. 50 - Istituzioni europee, il rilancio della coltivazione delle alghe

 


All’interno dei laboratori di ricerca scientifica della comunità europea è sempre più frequente analizzare e osservare la produzione, la coltivazione e la ricerca sulle alghe marine. La ricerca sulle alghe è divenuta una priorità delle istituzioni europee e per rispondere alle innumerevoli sfide provenienti dal mondo della filiera delle “alghe”, le istituzioni europee e gli esperti del settore si sono riuniti nell’organizzazione del primo European Algae Awareness Summit, tenutosi a Parigi dal 5 al 7 ottobre. Il vertice di Parigi ha puntato a informare, educare e sensibilizzare l’opinione pubblica, i ricercatori e gli imprenditori sulle immense opportunità offerte dalle alghe in vari settori, dalla produzione alimentare alla cosmetica, passando per la farmaceutica e le energie rinnovabili. Si tratta di una serie di azioni per la crescita sostenibile dell’iniziativa europea sulle alghe del novembre 2022, che mira allo sviluppo della produzione di alghe per diete più sane, per ridurre le emissioni di CO2 e per affrontare l’inquinamento delle acque. 

L’obiettivo delle istituzioni europee è quello di favorire la coltivazione sostenibile delle alghe in Europa, puntando sulla necessità di generare un ambiente favorevole alla coltivazione delle alghe con la semplificazione delle normative, il supporto finanziario e l’istituzione di partnership tra il settore pubblico e quello privato. Kestutis Sadauskas, vicedirettore generale della Direzione Generale per gli Affari Marittimi e la Pesca (DGMare) della Commissione Europea, nel corso di un suo intervento, durante i lavori dell’European Algae Awareness Summit, ha presentato una visione strategica per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità in questo settore, chiedendo attenzione alla stesura di un quadro normativo, regolatorio e di comunicazione chiaro. A differenza delle coltivazioni classiche e dell’allevamento di animali, la coltivazione delle alghe non richiede terreno, acqua dolce né fertilizzanti chimici e potrebbe diventare un’importante fonte di guadagno per i contadini dei Paesi del Mediterraneo a basso e medio reddito, nelle regioni costiere africane e nel Sud-est asiatico. Quella delle alghe è una coltivazione conosciuta da sempre dall’uomo, in alcune zone dell’Asia viene realizzata da centinaia di anni con tecniche piuttosto semplici: i contadini attaccano alle radici delle alghe lunghe file di corda, che alimentano la pianta assorbendo i nutrienti dall’acqua. Dalle sei alle otto settimane dopo, le alghe vengono raccolte a mano e asciugate al sole. Oltre a essere relativamente facile da coltivare, l’alga ha un’impronta carbonica irrisoria e aiuta a far diminuire i livelli di carbonio presenti nel mare: alcuni studi hanno infatti scoperto che le alghe brune perenni sono in grado di assorbire ogni anno fino a 10 tonnellate di CO2 per ettaro di superficie marina. 

Per la crescita della cooperazione alimentare, la coltivazione delle alghe risponde alla crescente domanda di alternative alimentari più sostenibili. Le alghe sono un elemento fondamentale della cucina asiatica, ma sono relativamente poco conosciute dai consumatori europei. Molti, però, ritengono che la situazione stia per cambiare. Sempre più ristoranti utilizzano alghe coltivate localmente. Con la svolta nelle tecnologie di coltivazione, il settore prevede quella che viene definita una “rivoluzione blu”, che sposterà buona parte della produzione alimentare dalla terra al mare, valorizzando molti settori della blue economy.

Per dare ulteriore slancio al settore, la Commissione europea ha approvato una serie di misure per aumentare la produzione sostenibile, il consumo sicuro e l’innovazione tecnologica dell’intera filiera. Infine ricordiamo che a Riga, la nota azienda lettone SpirulinaNord ha trovato un modo innovativo per produrre la spirulina, una piccola alga blu-verde utilizzata in tutto il mondo come integratore alimentare. 

Domenico Letizia

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