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GEN 2018 PAG 20 - Zes per la semplificazione delle procedure burocratiche



Mancano solo gli ultimi tocchi e il poderoso volume che ha deciso di dedicare alle ZES sarà finalmente completato. Entro la fine di febbraio vedrà la luce “Porti, retroporti e zone economiche speciali” di Aldo Berlinguer, studio che si candida a colmare il sostanziale vuoto nella letteratura dedicata in materia. “Un lavoro a tutto tondo – spiega il professore, Ordinario di Diritto Comparato presso l’Università di Cagliari – che comincia da lontano e in cui ho raccolto, tra l’altro, numerose  testimonianze teoriche e pratiche di chi direttamente o indirettamente ha a che fare o ha maturato esperienze con questo tipo di strumento”.
Come nasce il libro?
All’origine c’è uno studio che ho pubblicato nel 2013 sulla zona franca doganale della regione Sardegna, istituto riconosciuto da una legge del 1998 e mai applicato. Da lì ho cominciato a studiare la questione ad ampio raggio pubblicando nel 2016 una prima versione in ebook di “Porti, retro porti e zone economiche speciali”, opera che ho ripreso, ampliandola, all’indomani della riforma Delrio e del decreto di istituzione delle Zes che di fatto hanno rivoluzionato i termini di riferimento. In questo momento attendo la pubblicazione dei decreti attuativi per completare la panoramica sull’argomento.
Quali gli argomenti trattati?  
L’idea è di mettere a disposizione una sorta di vademecum in materia. L’argomento è trattato attraverso ampi riferimenti comparativi tra le esperienze italiane, dallo storico porto franco di Trieste alle realtà più piccole come la zona extradoganale di Campione, a quelle straniere, dal Mediterraneo alla Polonia, dalla Cina all’Irlanda. Ciò che vorrei evidenziare, però, è la piena collaborazione arrivata dai rappresentanti del mondo istituzionale e dell’impresa che, nei loro contributi, hanno messo a disposizione competenze ed esperienze dirette con questo tipo di strumento: presidenti di AdSP come Zeno D’Agostino, Ugo Patroni Griffi, Sergio Prete e Pietro Spirito, il Direttore Generale del MIT, Enrico Puja, il presidente del Propeller, Umberto Masucci o Domenico Bagalà, con la sua profonda conoscenza della realtà di Tangermed. Ne emerge un orizzonte ampio in cui le ZES sono scandagliate in ogni aspetto, in un ragionamento globale con lo sviluppo della portualità e dei traffici marittimi nazionali e internazionali che coinvolge anche rappresentanti dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Che idea si è fatto della ZES italiane?
Il provvedimento va nella giusta direzione anche se il vero shock più che economico dovrà arrivare sul livello amministrativo. Da questo punto di visto ripongo fiducia nell’impatto che avrà il secondo decreto attuativo, quello che sarà incentrato presumibilmente sulla semplificazione dei procedimenti burocratici: la riduzione delle competenze sovrapposte tra i diversi enti, la presenza di un solo soggetto di riferimenti, poteri sostanziali per il comitato di indirizzo potrebbero davvero avere un effetto rivoluzionario rispetto all’esistente. In breve: concentrazione delle competenze, celerità nelle procedure, servizi per le imprese.
La nuova governance dei porti renderà più semplice questo percorso?
Il decreto di istituzione delle ZES può essere pensato come l’addendo naturale della riforma Delrio. Senza gli strumenti messi a disposizione dalla riforma le ZES rischierebbero l’effetto “cattedrale nel deserto”. Verrebbero a mancare punti di attacco essenziali, come ad esempio, lo sportello unico doganale o lo sportello unico amministrativo. La stessa scelta di mettere a capo dei comitati d’indirizzo i presidenti delle AdSP risponde a una logica di coerenza: il porto non è più concepito come l’insieme delle banchine ma come una porta di accesso a territori industriali, come infrastrutturazione necessaria per competere nell’economia globale.   
La Zona Franca Energetica che ha proposto per la Basilicata, una variazione sul tema?
È un’idea che ho maturato sulla base di un’anomalia paradossale. La regione da cui è estratta la fetta maggiore della produzione di idrocarburi della penisola paga un prezzo sul prodotto finito superiore alla media nazionale. E questo per un meccanismo fiscale perverso che tra accise, royalties e compensazioni varie sembra favorire tutti, tranne cittadini e aziende del territorio. Non solo. Poiché, come si dice, il diavolo sta nei dettagli, accade che la percezione dei benefici degli oltre 300 milioni di gettito fiscale prodotto sia distorta perché confluisce tutta nell’alveo nascosto della filiera pubblica. Non stupisce che l’industria estrattiva non sia vista di buon occhio. 
In che modo si può porre rimedio?
Con uno sconto sull’accisa nazionale i cittadini della Basilicata risparmierebbero circa il 25% sul prezzo del prodotto finito. La ZFE, concepita come compensazione diretta per i disagi ambientali, potrebbe agire quindi come leva fiscale. D’altronde credo che la detassazione sia uno strumento ben più efficiente per assicurare lo sviluppo economico rispetto agli incentivi a pioggia che finora hanno prestato il fianco a mere operazioni speculative. Da questo punto di vista l’istituzione della ZES infra-regionale con l’area portuale di Taranto potrebbe rappresentare un’occasione da cogliere al volo anche per evitare future storture a livello territoriale.   
Come?
Con una piccola modifica alla norma nazionale la ZFE potrebbe essere presentata nello stesso contenitore delle zone economiche speciali. In questo modo eviterebbe la creazione di un ulteriore scalino tra quella piccola parte del territorio lucano che rientra nella ZES e il resto delle aree interne che continuerebbero a soffrire una perdurante condizione di sottosviluppo. Qualora fosse estesa anche all’area pugliese renderebbe molto più accattivante, dal punto di vista dei costi energetici, tutta l’operazione. Con benefici specifici in termini di competitività aggiunta.  

Giovanni Grande



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Altri esempi di fiscalità differenziata in Italia

Sono Friuli Venezia Giulia e Lombardia le due regioni che in Italia hanno adottato misure organiche di fiscalità differenziata sui carburanti negli ultimi anni.
FVG. La regione Friuli Venezia Giulia, in attuazione della legge n. 549/1995, ha introdotto, con la legge regionale n. 14/2010, come modificata dalla legge regionale 11/2011, un sistema di contribuzione sugli acquisti di carburanti per autotrazione a beneficio della popolazione residente. I contributi sono determinati per ciascuna delle due aree di contribuzione (Area 1 a contributo maggiorato, Area 2 a contributo ordinario) nelle quali è suddiviso il territorio regionale e ammontano rispettivamente a 0,210 e 0,140 euro per la benzina e 0,140 e 0,090 euro per il gasolio. Lombardia. Le “Disposizioni in materia di riduzione del prezzo alla pompa della benzina e del gasolio” sono fissate dalla L.R. 20 dicembre 1999, n. 28, e s.m.i. Dal 4 aprile 2011, per ottenere lo sconto, coloro che risiedono nei Comuni lombardi confinanti con la Svizzera, utilizzano la CRS (Carta Regionale Sanitaria) come Carta Sconto benzina. Per ottenere lo sconto, al momento del rifornimento, si deve digitare il PIN della propria Carta (il codice personale che abilita la CRS all’utilizzo dei servizi on line).


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