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LUGLIO 2022 PAG. 20 - Cabotaggio minore, esentare il personale dagli obblighi Stcw

 



Le difficoltà a reperire forza lavoro nel cabotaggio, al centro di una serie di rivendicazioni negli ultimi tempi, si riflette, con modalità del tutto particolari, anche nelle attività di nicchia del trasporto marittimo passeggeri turistici. Ovvero quel cabotaggio cosiddetto “minore”, concentrato a ridosso delle coste o nelle aree fluviali o lacustri, che mette direttamente in contatto milioni di visitatori, spesso stranieri, con le perle paesaggistiche dell’Italia. Dalla Costiera amalfitana alle Cinque Terre, da Capri alla Sicilia alla Sardegna, si tratta di un comparto di tutto rispetto che dopo gli anni della pandemia, e l’azzeramento in questa stagione della presenza dei turisti russi, punta comunque a recuperare il terreno perduto. Dopo gli anni dell’incertezza i segnali della ripresa ci sono tutti.

La domanda è vivace, così come la voglia di rinnovare il settore attraverso il consolidamento delle flotte e di servizi sempre più specializzati. 

A frenare lo slancio c’è però un inghippo burocratico contro cui il settore lotta da anni e che mette a repentaglio il futuro stesso di questa attività che, sulla falsariga di quello che avviene con i traghetti, non riesce, o lo fa con grandi difficoltà, a trovare personale navigante.  

“Non ci sorprende affatto che la situazione sia esplosa, lo avevamo previsto da tempo e lo abbiamo denunciato formalmente più volte al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nel corso degli ultimi due anni. Il Ministero, anziché affrontare seriamente il problema, si è limitato ad andare avanti a colpi di autorizzazioni e proroghe temporanee all’imbarco con titolo immediatamente inferiore, palliativo che oggi si sta rivelando del tutto inadeguato per la crescente carenza di personale della gente di mare”. 

Le parole di Salvatore Gambardella, presidente dell’Associazione Italiana Armatori Trasporto Passeggeri (AIATP) sono dure, ma testimoniano lo stato di frustrazione di un cluster che riunisce 200 imprese di navigazione operanti su tutto il territorio nazionale con navi minori, per una flotta complessiva di 900 navi e 6500 unità lavorative di equipaggio imbarcate. 

Sotto accusa, in particolare, le modalità con cui le autorità competenti hanno di volta in volta recepito le direttive europee in materia di formazione e certificazione della gente di mare che di fatto stanno affossando il settore, oberando di obblighi e di spese aziende i cui margini sono stati già fin troppo erosi dalla crisi dell’ultimo biennio. 

“Il Ministero non ha mai voluto sfruttare le opportunità espressamente previste dalla convenzione Stcw e dalle discendenti direttive europee per escludere dal loro campo di applicazione il personale marittimo operante su navi che effettuano la navigazione esclusivamente sotto costa trincerandosi dietro una aprioristica e sempre più abusata esigenza di sicurezza” sottolinea Gambardella, protagonista con la sua associazione di una battaglia a colpi di carte bollate, audizioni parlamentari, raffronti con le altre legislazione europee, per il riconoscimento delle particolarità operative del suo comparto. 

La richiesta dell’AIATP è semplice: esentare il personale navigante per le attività sotto-costa dagli obblighi previsti dalla STCW facendo cadere il velo di “una esigenza di sicurezza ingiustificatamente estremizzata e divenuta ormai un vero e proprio slogan politico da spendere a prescindere”. 

L’accusa che l’associazione lancia è quella di avere ingessato il sistema e disincentivato l’accesso alla professione “mentre altri Paesi dell’Unione hanno lavorato molto più sapientemente escludendo dall’ambito di applicazione della norma e delle discendenti direttive europee il personale marittimo impiegato a bordo di navi che operano esclusivamente all’interno delle 12 miglia di distanza dalla costa”. 

“In mancanza di una repentina inversione di tendenza il sistema italiano rischia di collassare in modo irreversibile,” denuncia Gambardella. 

“La sicurezza della vita umana in mare e più in generale della navigazione e dell’ambiente sono certamente valori da tutelare, ma le Istituzioni devono rendersi conto che la tutela deve essere sempre ragionevole e proporzionata rispetto alle diverse tipologie di navigazione. Non si può continuare a chiedere in modo indiscriminato al personale navigante una certificazione Stcw costosissima per l’elevato numero di corsi da frequentare e che potrebbe invece essere non necessaria rispetto ad alcune tipologie di navigazione.”

Red.Mar.

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