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L'Impronta Economica delle ferrovie in Europa

 


Il sistema ferroviario continentale è senza dubbio uno delle spine dorsali dell’Europa unita. Con una rete che si estende per 201.000 chilometri, le ferrovie europee gestiscono circa 8 miliardi di viaggi passeggeri e 378 miliardi di tonnellate-chilometro di merci ogni anno, contribuendo al PIL dell’Ue per circa 247 miliardi di euro, l’1,4% del PIL totale dell'Unione. 
Sono solo alcuni dei dati riportati in un’analisi di Oxford Economics per conto della Community of European Railway and Infrastructure Companies (CER): “The Economic Footprint of Railway Transport in Europe”, report che fornisce una valutazione dell'impatto economico del settore ferroviario sull'intera Unione Europea, prendendo in considerazione i dati del 2023. 
L'impatto occupazionale del settore è significativo: circa 3.162.000 posti di lavoro che equivale all'1,6% dell'occupazione totale dell'UE. Ma è approfondendo e scomponendo gli effetti diretti e indiretti delle attività ferroviarie che si riesce ad avere un quadro più chiare del “peso” del ferro per l’economia del vecchio continente. 
L’impatto diretto del comparto, ovvero il trasporto di passeggeri e merci e la manutenzione delle infrastrutture, ammonta a 67 miliardi di euro di GVA (Valore Aggiunto Lordo) e 888mila posti di lavoro. 
Maggiore quello indiretto: l’acquisto di beni e servizi, come materiale rotabile, energia, sistemi IT e lavori di costruzione per l’espansione della rete, produce 117 miliardi di GVA e supporta 1.496.000 posti di lavoro. 
Infine l’indotto, rappresentato dai benefici economici derivanti dalla spesa salariale dei dipendenti del settore ferroviario e dei loro fornitori mette in conto ulteriori 63 miliardi di GVA e 778mila posti di lavoro. 
L’esercizio mostra come il contributo diretto del settore rappresenta solo il 27% del GVA totale e il 28% dell'occupazione totale supportata. Il restante 73% del GVA e il 72% dei posti di lavoro sono generati "a valle" e "a monte" del settore, rispettivamente nella catena di fornitura e nell'economia dei consumi. 
“Il successo del settore ferroviario si traduce quindi in un beneficio diffuso e capillare, supportando un vasto ecosistema di imprese, dalle piccole e medie imprese fornitrici ai servizi locali, e rendendo le ferrovie una vera e propria "piattaforma" economica che genera prosperità al di là dei propri confini”. 
L'analisi del report non si ferma alle cifre aggregate, ma fornisce una scomposizione precisa dei settori che beneficiano maggiormente della spesa ferroviaria, dimostrando la profonda interconnessione del settore ferroviario con l'intera economia europea. 
Tra questi ci sono i servizi alle imprese: questo settore, che include attività ad alto valore aggiunto come ricerca e sviluppo (R&S), analisi tecnica, marketing e consulenza, rappresenta il 15,9% del GVA indiretto (18,6 miliardi) e il 16,2% dell'occupazione indiretta (242.000 posti di lavoro). Segue il commercio all'ingrosso e al dettaglio che contribuisce con l'11,6% del GVA indiretto (13,6 miliardi) e il 15,3% dei posti di lavoro indiretti (229.000). Infine le costruzioni: a seguito degli investimenti in infrastrutture, come l'espansione e la manutenzione della rete, questo settore riceve il 10,6% del GVA indiretto (12,4 miliardi) e il 13,3% dei posti di lavoro indiretti (199.000). 
Un elemento chiave dell'analisi è la comparazione tra il contributo economico diretto del settore ferroviario e quello di altri modi di trasporto come l'aereo e il marittimo. 
Le ferrovie superano il trasporto aereo (67 miliardi di GVA contro 61), ma rimangono dietro al trasporto marittimo, il cui valore (112 miliardi) è cresciuto significativamente. Tuttavia, la differenza "più sorprendente e strategicamente rilevante emerge a livello occupazionale": con 888.000 posti di lavoro diretti, il settore ferroviario impiega quasi lo stesso numero di persone del settore aereo e marittimo combinati (560.000 e 321.000). 
Il confronto conferma una caratteristica fondamentale dell'industria ferroviaria: la sua natura ad alta intensità di lavoro. Mentre il trasporto marittimo può essere più è maggiormente "capital-intensive", generando più GVA per dipendente, il settore ferroviario "si distingue come un pilastro sociale e occupazionale". 
“Questa caratteristica lo rende uno strumento politico estremamente potente per la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, differenziandolo strategicamente dagli altri modi di trasporto. In un contesto di incertezza economica, la capacità di un settore di sostenere un numero così elevato di lavoratori diretti è un asset non replicabile che contribuisce in modo significativo alla coesione sociale e alla stabilità del mercato del lavoro.” 
L'impatto del settore ferroviario sull'economia europea non è confinato alle sole metriche economiche. Il report mette in luce una serie di benefici strategici che rafforzano il ruolo delle ferrovie come strumento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine dell'UE. 
Universalmente riconosciute come il modo di trasporto più ecologico, le ferrovie possono rappresentare uno dei motori per la transizione ecologica: “I treni merci elettrici emettono l'80% in meno di CO2​ e sono fino a sette volte più efficienti del trasporto su strada. A livello di esternalità negative, il settore ferroviario è responsabile solo del 2% dei costi stimati per congestione, rumore e inquinamento, a fronte del 93% del trasporto su strada”. 
Allo stesso tempo il ferro rappresenta uno dei pilastri per la competitività industriale e l’innovazione: “L'industria della fornitura ferroviaria europea si distingue per la sua intensità di ricerca e sviluppo, investendo quasi il 4% del fatturato annuale in R&S. Tali investimenti generano ricadute positive, stimolando la produttività e l'innovazione in altri settori, come dimostrato dalla correlazione tra l'espansione della rete ferroviaria ad alta velocità e un aumento della produttività complessiva”. 
L’analisi sottolinea anche il ruolo cruciale delle ferrovie per la sicurezza e la difesa europea. L'iniziativa "Military Mobility" dell'UE mira a eliminare i colli di bottiglia infrastrutturali per garantire il rapido e coordinato movimento di truppe e attrezzature in risposta a crisi, un compito in cui le ferrovie svolgono un ruolo centrale. 
L'importanza strategica delle ferrovie è ulteriormente evidenziata dal "Rapporto Draghi" sulla competitività europea, che sottolinea la necessità di una rete ad alta velocità ben collegata per rafforzare la competitività industriale, chiedendo maggiori finanziamenti dell'UE per raggiungere questo obiettivo. 
Nonostante l'impatto economico e i benefici strategici del settore ferroviario siano innegabili, l'analisi rivela anche sfide persistenti che ne frenano il pieno potenziale. Una di queste è il “divario” tra gli obiettivi della Sustainable and Smart Mobility Strategy (SSMS) dell'UE e la realtà dei fatti (la strategia prevede di raddoppiare il traffico ferroviario ad alta velocità entro il 2030 e di triplicare il traffico merci su rotaia entro il 2050). 
Preoccupa, in particolare, la stagnazione nella quota modale del trasporto merci. “Mentre il trasporto passeggeri ha mostrato una crescita costante, con un aumento del 15% dal 2013 e un rapido recupero dai livelli pre-pandemia, il trasporto merci su rotaia è rimasto "ampiamente invariato" nell'ultimo decennio, registrando un leggero calo dello -0,2% tra il 2013 e il 2023. Questo si traduce in una quota modale del trasporto merci su terra che è scesa dal 19% al 17% nello stesso periodo. La quota modale complessiva delle ferrovie, per i passeggeri, è rimasta ferma all'8%”. 
La contraddizione tra i significativi benefici economici e strategici del comparto e la sua stagnazione sul mercato indica che “i meccanismi di mercato da soli non sono sufficienti a innescare il trasferimento modale tanto auspicato”. 
Il fatto che un settore che supporta oltre 3 milioni di posti di lavoro, riduce le emissioni e rafforza la sicurezza non riesca a guadagnare quote di mercato rispetto a modalità di trasporto più inquinanti e meno intensive di lavoro "sottolinea la necessità di investimenti stabili e misure politiche costruttive".
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