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MAGGIO 2023 PAG. 20 - Scenari internazionali per la strategia del porto di Taranto

 



Con la recente adozione del Piano Operativo Triennale l’AdSP del Mar Ionio si è dotata dello strumento per programmare il proprio futuro. A spiegarlo, lo stesso presidente Sergio Prete che parla di «un documento realizzato con il supporto di importanti esperti a livello internazionale di economia marittima» il cui obiettivo principale è «verificare quello che può essere lo scenario internazionale di riferimento per la strategia e la visione del porto di Taranto nei prossimi anni». «Da questo punto di vista abbiamo ottenuto un prodotto importante che costituisce uno strumento di lavoro non solo per l’ente portuale ma anche per gli operatori dello scalo e per chi vuole investire o comunque insediarsi e lavorare in sinergia con il porto». 

In questa nuova visione c’è ancora posto per l’Ilva?

Per noi la soluzione della vertenza legata allo stabilimento siderurgico rimane primaria. Inutile ricordare che fino al 2012, anno del sequestro degli impianti, Taranto era il terzo porto italiano per movimentazione merci. Il decremento dei volumi registrati negli ultimi anni parte sostanzialmente da qui, rendendo ancora più strategici gli sforzi attuati per arrivare ad una progressiva diversificazione dei traffici. Siamo fiduciosi che nei prossimi mesi la situazione possa risolversi attraverso l’approvazione di un piano industriale improntato alla decarbonizzazione dei processi produttivi. Una soluzione che se da una parte quasi certamente non riporterà i traffici di un tempo dall’altro farà di Taranto e del suo porto una “best practice” in tema di sostenibilità industriale. 

Come sta procedendo il processo di diversificazione cui accennava?

Intanto, si è operato per far cadere il diaframma tra la città e il suo scalo marittimo puntando alla valorizzazione progressiva del settore crocieristico. Sotto questo punto di vista c’è stata una grande collaborazione tra ente portuale e amministrazioni territoriali per far emergere una vocazione turistica che può contare su notevoli attrattive paesaggistiche e storico-culturali. Global Port, operatore che gestisce le strutture portuali ha già provveduto ad un ampliamento dell’offerta. Ora, con la scelta di Costa Crociere di fare del nostro scalo l’home port di un itinerario verso Malta, la Sicilia e le isole greche, è stata rilanciata la discussione per dotarsi definitivamente di un terminal che possa assolvere alla funzione crocieristica in previsione dell’aumento dei traffici. A tutto questo si lega anche una serie di attività soprattutto nel settore dell’Innovazione e della sostenibilità ambientale. 

In quali campi?

È stato creato il primo acceleratore di start up sulla Blue Economy insieme a CDP mentre sono stati sottoscritti una serie di accordi con l’Agenzia Spaziale Europea per testare le tecnologie aerospaziali nell’ambito portuale e del monitoraggio ambientale. Ci sono poi i progetti per realizzare il primo parco eolico offshore e fotovoltaico galleggiante. 

Dal punto di vista più strettamente logistico?

Con Yilport si sta condividendo un progetto di sviluppo delle attività del terminal polisettoriale – dai container al break bulk al ro-ro – da agganciare ai lavori che RFI sta effettuando per il potenziamento dei raccordi ferroviari. Con un occhio di riguardo allo sviluppo della ZES e della Zona Franca Doganale in cui già sono stati avviati importanti iniziative di insediamento industriale. Parliamo di cantieristica navale, trasformazione di oli vegetali in prodotti per la bioedilizia, produzione di batterie per l’accumulo energetico per pannelli fotovoltaici, di terminal legati alla metalmeccanica di grandi dimensioni e al Project cargo.  

Qual è la situazione dell’ultimo miglio a Taranto?

Lo scalo era già raccordato in modo efficace ma RFI, come dicevo, sta concludendo due interventi di potenziamento. Il primo sarà ultimato entro settembre ed è proprio il nuovo nodo ferroviario del terminal contenitori. Con conseguenze paradossali: già pronto per comporre treni secondo lo standard europeo dei 750 metri non potrà essere operativo fin da subito perché la dorsale Adriatica non è ancora adeguata a treni di questa lunghezza. La seconda opera è quella all’interno della piattaforma logistica del porto che, tra l’altro, nei prossimi mesi avrà un nuovo gestore. Senza dimenticare il progetto Ferretti per la realizzazione degli scafi degli yatch. 

L’avvio di una nuova vocazione industriale? 

Quello degli yatch è un comparto trainato da una domanda molto forte. Tant’è che nell’ambito della ZES è stato previsto l’insediamento di un altro cantiere, frutto di una joint venture tra realtà locali e importanti brand internazionali. In realtà si tratta di un ritorno. Taranto si riapproprierà di un’attività che è storicamente legata alla presenza dell’Arsenale.

MDC

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