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MAGGIO 2023 PAG. 63 - Il Polo del lusso sul mare necessita di professionalità

 



Un polo mediterraneo del superlusso sul mare. Un sistema integrato che metta insieme industria cantieristica, porti, aeroporti. Soprattutto servizi. Perché l’offerta di un territorio è fatta sì di cultura, paesaggio, qualità della vita. Ma anche di professionisti altamente formati e in grado di fornire l’assistenza necessaria alle richieste di un settore di nicchia. La Sardegna ci crede e nella proposta dell’Assessore al Turismo, Artigianato e Commercio dell’ente regionale, Giovanni Chessa, sintetizza la voglia di primato nel mercato della grande nautica, con tutte le ricadute relativa, a cominciare da quella occupazionale, ben sintetizzata da una semplice formula: sei posti di lavoro per ogni metro degli yacht che anche quest’estate sceglieranno le acque italiane come destinazione preferita per il turismo di alta gamma. 

A fare da megafono ad una vocazione impostata ma ancora tutta da costruire il VI Forum del lusso possibile, tradizionale appuntamento organizzato da Federagenti a Porto Cervo. Occasione per fare il punto della situazione e per progettare le cose da fare.

La sfida per Massimo Ponzellini, Presidente onorario della Bei e attuale Presidente del Centro Giuseppe Bono, sta nel dotarsi di una serie di strumenti: una scuola che formi giovani, un diverso rapporto con le istituzioni, una Banca, un istituto finanziario sardo “una Mediobanca della Sardegna”, in grado di sostenere i grandi progetti parlando lo stesso linguaggio del territorio.

“Quasi 6000 in navigazione, 668 in costruzione, 342 dei quali in Italia. Arabia Saudita in testa, seguita a ruota da Emirati Arabi, fra i nuovi armatori di yacht, che mediamente oggi sono più giovani di 9 anni rispetto agli anni recenti”. I dati forniti da Lorenzo Pollicardo, Direttore tecnico e ambientale di SYBAss, fanno il paio con un trend di innovazione tecnologica, in parte frutto delle sempre maggiori richieste di high tech, anche green, da parte dei futuri proprietari degli yacht, ma anche di una crescente focalizzazione dei movimenti ambientalisti sugli yacht come generatori di inquinamento. E ciò a fronte di un’emissione globale di Co2 di tutta la flotta mondiale di yacht che è pari allo 0,3% della flotta mondiale di navi impegnate in attività mercantili. 

Secondo la denuncia formulata dal Presidente di Federagenti Yacht, Teo Titi, l’Italia aggiunge a questo quadro globale un elemento di autolesionismo, rappresentato da un gravame burocratico nonché normative difformi da porto a porto, ma anche da un numero del tutto inadeguato di porti in grado di accogliere grandi yacht. Ed è un doppio paradosso visto che un giga yacht arriva a lasciare sul territorio oltre 50.000 euro al giorno. 

Riflettori accesi anche sui grandi progetti per la nautica che sono decollati in Sardegna, tre in particolare; il primo riguarda l’area di Olbia, dove il gruppo SNO sta realizzando un grande centro diversificato per la manutenzione e l’ospitalità dei mega yacht con un investimento di oltre 100 milioni di euro. Ma anche su Cagliari Marina di Porto Rotondo, in collaborazione con una società di Dubai e con il porto turistico di Montecarlo, sta realizzando una base per mega yacht da circa 34 milioni di euro, in un porto – come sottolineato dal Presidente dell’AdSP Mare di Sardegna, Massimo Deiana - che sta mettendo sul mercato anche 15 lotti dotati di un travel lift sempre al servizio della cantieristica nautica di altissimo livello.  Ha concluso i lavori il Presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che ha puntato con forza sulle potenzialità immense di questo settore, ricordando i dati relativi all’occupazione che genera il settore del lusso sul mare (un maxi yacht impiega a tempo pieno un equipaggio di 50 membri e dà lavoro a oltre 250 soggetti imprenditoriali). Solinas ha sottolineato come un distorto concetto di presunta giustizia sociale, rischi di provocare danni inenarrabili in un settore che, per regioni come la Sardegna, oggi più che mai può rappresentare il futuro. Solinas ha parlato di “eccessiva morbosità” in controlli che rischiano di allontanare dalle destinazioni italiane e ovviamente da quelle sarde, un mercato e un’utenza che rappresentano un valore aggiunto. Una barca di lusso spende dai 2,3 ai 6 milioni all’anno. “È un denaro che circola – ha concluso Solinas – e resta sul territorio”. E la Sardegna si candida a diventare il polo nautico più importante del Mediterraneo.

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