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MAGGIO 2023 PAG. 35 - BRI, cooperazione e competizione per Cina e Russia

 


La “partnership strategica onnicomprensiva” tra Cina e Russia, con lo scoppio della guerra in Ucraina, registra una dipendenza crescente tra le rispettive economie di Pechino e Mosca. «La Cina è pronta a collaborare con la Russia e i paesi dell’Unione economica eurasiatica per promuovere e collegare la Belt and Road Initiative con l’Unione al fine di sviluppare e stabilire un mercato regionale più ampio, garantire una catena di approvvigionamento globale più stabile e solida in modo da portare benefici reali e tangibili ai paesi della regione» ha recentemente dichiarato il presidente cinese Xi.

A confermarlo l’obiettivo fissato dal governo russo di raggiungere quest’anno un interscambio pari a 200 miliardi di dollari (190 nel 2022). Trainato dalle esportazioni di idrocarburi dalla Russia verso la Cina, nel primo trimestre del 2023 il commercio bilaterale è aumentato infatti del 38,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo i dati delle dogane cinesi, il valore del volume degli scambi Cina-Russia è cresciuto del 34,3% nel 2022, mentre nei primi quattro mesi del 2023 le esportazioni cinesi verso la Russia sono aumentate dell’81% e le importazioni dalla Russia del 34,9% su base annua. 

Essenziale per supportare questo volume di scambi il tratto di BRI costituito dalla linea ferroviaria Chongqing, nel sud-ovest della Cina, a Duisburg, in Germania. Secondo quanto rivelato dal giornale economico Caixin, il volume di merci per/da la Russia ha raggiunto il 90% di quelle per/da l’Europa dal 50% registrato nel 2021. Una crescita di traffici che sta comportando anche una diminuzione delle tariffe. I prezzi per spedire un container dalla parte settentrionale del paese a Mosca sono scesi del 20% (4.500 – 5.000 dollari) mentre il costo dalla Cina orientale a Mosca è diminuito di circa il 12% (tra i 7.000 e gli 8.000 dollari). Anche il costo delle spedizioni dalla Cina all’Europa è diminuito a causa della minore domanda da parte dei paesi europei. Ad esempio, l’invio di un container da 40 piedi dalla città cinese orientale di Yiwu, nella provincia di Zhejiang, ad Amburgo, in Germania, è sceso di circa il 25%, da 8.000 a 6.000 dollari.

Alla crescente interdipendenza tra le economie di Russia e Cina fa da contraltare la possibile concorrenza tra i due paesi per l’egemonia nei rapporti con gli “stan” dell’Asia Centrale. Questi ultimi (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan), rimasti nella sfera d’influenza moscovita anche dopo il crollo dell’URSS, cominciano a guardare con interesse alla possibilità di instaurare rapporti più stretti con Pechino. Soprattutto con l’indebolirsi dell’economia russa a causa delle sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. 

Non a caso il primo vertice tra Cina e i paesi centroasiatici ospitato nella città di Xi’an si è chiuso con il riferimento all’apertura di una “nuova era di cooperazione”. Il Dragone si è impegnato nei loro confronti offrendo ulteriori aiuti finanziari per complessivi 3,7 miliardi di dollari, oltre a rilanciare la realizzazione del gasdotto Cina-Asia centrale, che attraverserà Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kyrgyzstan, opera finanziata dalla China Development Bank con un investimento di 6,7 miliardi di dollari. L’obiettivo cinese è sostanzialmente quello di stabilizzare l’area sotto l’aspetto politico garantendosi forniture strategiche sotto l’aspetto energetico (il 30 per cento del suo gas passa attraverso l’area). 

Da quando è stata lanciata la Belt and Road Iniziative, il commercio bilaterale con la Cina è in costante aumento, e l’anno scorso ha toccato i 70 miliardi di dollari (+40% per cento rispetto al 2021). L’offerta di Pechino ricalca un copione già conosciuto: connettività, sviluppo economico, accesso al ricco mercato cinese in cambio di materie prime.  

A confermare la centralità dell’area nel nuovo scacchiere geopolitico l’annuncio statunitense di stanziare 20 milioni di dollari di aiuti economici per la regione, oltre ai 25 milioni di dollari offerti l’anno scorso, e altri 5 milioni di dollari per un programma economico ed energetico per potenziare la connettività regionale. Un primo, timido, tentativo di cominciare la rincorsa nei confronti di una regione sempre più attratta verso Pechino.

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