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APRILE 2024 PAG. 12 - La logistica in un mondo che sta ripensando se stesso

 

La logistica in un mondo che sta ripensando se stesso

«Nelle dieci missioni internazionali organizzate dal Propeller Club italiano abbiamo avuto modo di visitare e confrontarci con realtà appartenenti a paesi democratici e ad autarchie. Abbiamo constatato come in queste ultime le tematiche legate alle grandi infrastrutturazioni siano risolte in modo veloce ed efficace. È questa forse la sfida che attende le nostre democrazie se vogliono mantenere la loro competitività nei nuovi scenari internazionali». Il presidente nazionale del Propeller Club, Umberto Masucci, nell’aprire l’ottava edizione di Shipping Forwarding and Logistic Meet Industry ha centrato fin da subito la posta in gioco di questi anni. La globalizzazione ha rallentato ma non per questo si è fermata, l’equilibrio unipolare è saltato, facendo emergere nuovi soggetti politici ed economici che concorrono per l’egemonia internazionale, le catene del valore si stanno riarticolando in un contesto in cui insieme ai parametri economici si affiancano spesso e volentieri le questioni legate alla sicurezza nazionale. Il mondo della logistica è chiamato ad analizzare e a rispondere all’epoca della “policrisi” con atteggiamento nuovo, facendo sponda con il mondo produttivo. Come sottolineato dal presidente del Propeller di Milano, Riccardo Fuochi, tra gli organizzatori della manifestazione «il dialogo tra logistica e committenza va ripensato: da fornitori di servizi dobbiamo trasformarci in partner industriali». Solo in questo modo le attività del settore possono contribuire, come già stanno facendo, «ad alimentare la resilienza dei sistemi produttivi rispetto alle continue sollecitazioni». 

Di questo ed altro si è parlato a Milano in quello che è diventato un appuntamento fisso per fare il punto sullo stato dell’arte del comparto. A partire dall’analisi dello scenario geopolitico, caratterizzato fin dall’inizio di quest’anno dalle crisi del Mar Rosso tra i due choke point dello stretto di Suez e quello di Bab-el-Mandeb.

Ma il Mar Rosso è “solo l’ultimo di una catena di eventi che stanno mettendo in crisi la logistica” come ha evidenziato Marco Conforti, presidente di PSA Italy, secondo il quale «già da tempo sono in atto delle trasformazioni del settore: ad esempio il RoRo registra tassi crescita del 50% superiori ai contenitori». Occorre dunque «una pianificazione pubblica e amministrazioni che tengano conto di queste tendenze in cui non è necessario ampliare la capacità dei terminal contenitori».

Con i problemi collegati al transito attraverso il canale di Suez le merci girano diversamente e Giuseppe Mele, direttore generale di Confetra, ha evidenziato come stia aumentando il traffico sulle Alpi. «Tra il 1980 e il 2022 si è passati da 49,8 a 118,5 milioni di tonnellate. Mele sottolinea anche diverse criticità: la mancanza di un’armonizzazione di regole e politiche di transito tra i vari Paesi (Italia, Francia Svizzera e Austria); la dotazione infrastrutturale dei valichi non è adeguata e sono previste diverse limitazioni sia stradali sia ferroviarie; manca una programmazione e gestione integrata dei cantieri».  

Proprio sulle catene di fornitura, tra nuova globalizzazione e autonomia strategica si è concentrata l’economista Cristina Pensa del Centro Studi di Confindustria che ha definito il backshoring come una strategia né concreta né auspicabile per l’Italia vista la carenza di materie prime. Marco Grassidonio, Country Head di Garbe, azienda tedesca specializzata nell’Industrail Real Estate, ha fornito uno sguardo sul reshoring e il nearshoring che evidenziano nuovi trend: «La Cina è stata prima scelta per delocalizzare, oggi si è sviluppata un’attenzione per il Sud Est asiatico e l’interesse verso il nearshoring si è impennato negli ultimi anni. Sempre da una ricerca di Garbe emerge che il Nord Italia potrebbe beneficiare parecchio del nearshoring».

Tra le novità assolute di questa edizione un importante focus legato all’Africa, continente in cui si giocherà il futuro economico di questo secolo. Emanuele Oddi, analista e ricercatore di Eurispes ha evidenziato il buon andamento dell’economia africana in un contesto che comunque rimane complesso ed eterogeneo con tensioni politiche e militari in paesi come il Rwanda, la Repubblica Democratica del Congo, il Niger e il Senegal che è in pieno processo elettorale in un clima di contestazione. «Alcuni Stati sono a rischio default, senza dimenticare inoltre le crisi climatiche e i disastri naturali».

Mauro Battocchi, direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha evidenziato la relazione tra Italia e il Nord Africa in cui deve coesistere un forte legame logistico e infrastrutturale. Ad esempio il nostro Paese è il primo partner economico della Tunisia.

Si è poi passati a parlare delle relazioni bilaterali Italia-Cina dopo l’uscita dalla Via della Seta con Alessandro Zadro, responsabile del Centro studi dell’Italy China Council Foundation che ha sottolineato la complessità del tema poiché l’Italia era stato l’unico Paese del G7 a firmare il memorandum of understanding. Zadro ha evidenziato come esista uno squilibrio nello stock degli investimenti tra risorse impegnate dall’Italia in Cina (15,5 miliardi) e viceversa (circa 2,3). Tuttavia l’Italia rimane la prima destinazione dei turisti cinesi in Europa.

Anche quest’anno SFMLI, in anteprima, la presentazione della 6° edizione della Survey di Contship SRM sui “corridoi logistici” del settore container. Lo Studio è stato condotto attraverso l’analisi dei risultati di interviste a 400 imprese manifatturiere sulle modalità di gestione e organizzazione della loro logistica portuale, sull’intermodalità, sugli incoterms e sui loro progetti di sostenibilità e di digitalizzazione e conferma un dato preoccupante: nel 2023 in export il 75% delle imprese ha optato, per l’ex works (franco fabbrica), cioè la cessione al compratore della merce dell’intero processo di trasporto, dalla fabbrica al destino.

Altro tema centrale per il futuro del settore i principi ESG e la digitalizzazione dei processi. Sul primo punto Fabrizio Vettosi, Chairman Ship Finance Working Group di ECSA ha sottolineato come nel settore dello shipping sia necessario un cambiamento graduale e costante in cui navi e impianti corrano verso la transizione di pari passo. Vettosi ha auspicato «un impianto normativo armonizzato e condiviso per tutelare la competizione e ridurre il rischio di green washing». «Nonostante le lacune legislative il settore dello shipping è riuscito a ridurre le emissioni di CO2 autonomamente con investimenti per 98 miliardi di euro». 

 L’intervento di Alessandro Ferrari, direttore di Assiterminal ha fatto da ponte per introdurre il tema della digitalizzazione, non prima di aver evidenziato come le riforme per efficientare il settore debbano tenere conto delle diversità, politiche, legislative, geografiche tra i vari Paesi europei. Infine Ferrari ha ricordato l’importanza di dare la possibilità ai terminalisti di consorziarsi per produrre rinnovabili all’interno degli ecosistemi portuali attraverso l’istituto delle comunità energetiche portuali, introdotte in Italia dal D.L. Mille proroghe n. 162 2019.  

Renato Dessì, Chief Information Officer di Contship Italia Group nella sua relazione ha evidenziato la necessità di sostenere un modello collaborativo tra tutti i player della catena dell’approvvigionamento in cui porre come comun denominatore le condivisione anticipata di dati e delle informazioni, attraverso la tecnologia e la dematerializzazione documentale (eFTI - Electronic Freight Transport Information Regulation), a favore di un modello collaborativo, dunque, sarebbe un’enorme leva per l’efficienza logistica.

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