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APRILE 2024 PAG. 14 - ANAMA: la priorità rimane il piano nazionale aeroporti

 

ANAMA: la priorità rimane il piano nazionale aeroporti

Da una parte intercettare la crescita del settore cargo aereo, che nei prossimi anni si assesterà su una quota minima del 2-3%, dall’altro recuperare quel 30% di merce potenziale che oggi è dirottata nel Nord Europa. È questo l’obiettivo su cui sta lavorando ANAMA, l’associazione nazionale agenti merci aeree, e il suo presidente, Alessandro Albertini, sullo sfondo di un piano nazionale sul settore da cui il segmento cargo si aspetta risposte nette e chiare su quelle che sono le sue esigenze operative. 

Qual è la tematica che sta maggiormente seguendo l’associazione?

La priorità, come sottolineato in varie occasioni, rimane il piano nazionale degli aeroporti. Per quanto riguarda il sistema Italia è essenziale la definizione di una parte del documento che detti le linee guida per il Cargo, così come la necessità di realizzare interventi incisivi sulla digitalizzazione. Quest’ultimo punto è un nostro pallino. In particolare, non vorremmo si replicasse quanto di negativo si è registrato nel settore portuale. 

Vale a dire?

L’estensione delle procedure digitali non può essere limitata solo a Malpensa ma deve avere un respiro nazionale. Il rischio, altrimenti, è di ritrovarci con sistemi diversi, proprio come accaduto nei porti, che costringerebbero i nostri associati ad operare le dovute integrazioni. Con costi maggiorati e minore efficienza operativa nel condurre le proprie attività. 

Come sta procedendo l’interlocuzione sul piano nazionale dei trasporti? 

Abbiamo già inoltrato le nostre proposte ad Enac che le ha pienamente accolte. Continuiamo con gli incontri anche per definire al meglio i cambiamenti, anche strutturali, che stanno investendo il settore del cargo aereo. Mi riferisco ad esempio al boom dell’e-commerce, attività che necessità di modalità ed esigenze operative che sono completamente differenti dal general cargo. 

È fiducioso sui risultati del nuovo piano?

Lo consideriamo un primo, importante, passo. Ad esempio, è la prima volta che per un’iniziativa del genere si è provveduto ad una condivisione delle problematiche con gli stakeholder. Sotto questo aspetto riteniamo positivo la scelta da parte di Enac e governo di tenere conto del “position paper” del 2017 che mette insieme tutti i soggetti del settore aereo. Certo, tutto può essere migliorato ma un primo mattone su cui costruire il futuro bisogna pur metterlo.  

Qual è lo stato di salute del cargo aereo in Italia?

La congiuntura è positiva. La tendenza è ad un incremento dei traffici, favoriti anche dalla crisi che si sta vivendo il settore marittimo con la questione del Mar Rosso. Ma l’aumento dei volumi è dovuto anche ad altri fattori. Come accennavo poco prima l’e-commerce sta diventando un elemento sempre più importante con cui confrontarsi. Così come in altre realtà continentali c’è grande interesse da parte dei vettori per l’Italia. È anche per questo che dobbiamo farci trovare pronti anche sotto l’aspetto degli adeguamenti infrastrutturali. 

Via della Seta aerea. Come è posizionata l’Italia?  

Il grosso problema che dobbiamo affrontare sono le Alpi. Perché se è vero che l’export italiano può saturare i mezzi che vanno in direzione far east c’è poi la questione dell’import, la fase che sostanzialmente completa, rendendola remunerativa, una tratta aerea. Ecco, per l’Italia diventa più difficile la distribuzione verso il resto dell’Europa. I tempi di consegna risultano più lunghi rispetto ad una realtà come Francoforte. 

In prospettiva, quale futuro per il cargo aereo in Italia?

Le potenzialità di crescita sono confermate anche in un periodo turbolento sotto l’aspetto geopolitico come quello che stiamo attraversando. Lo confermano l’ingresso di nuovi player come MSC. Una situazione che non deve preoccupare gli spedizionieri ma piuttosto come un’opportunità in grado di colmare il gap derivante dalla mancanza persistente di un player nazionale.   

Quanto ha influito questa mancanza sullo sviluppo del comparto?

Un player nazionale pesa sempre, a prescindere del settore logistico preso in considerazione. Aiuta nella messa a terra delle politiche strategiche, quelle che sono mancate in Italia in questi anni e hanno rappresentato un freno agli investimenti di molti player internazionali che si sono orientati verso altre realtà.

Giovanni Grande

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