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APRILE 2024 PAG. 36 - Sostenere la rete interportuale del Paese con interventi mirati

 

Sostenere la rete interportuale del Paese con interventi mirati

Entro il 2027, con il completamento del potenziamento infrastrutturale della rete ferroviaria, l’Italia dovrà affrontare una “esplosione” della domanda intermodale. L’adeguamento di parametri tecnici come sagome, peso, lunghezza dei convogli porterà ad un abbattimento dei costi industriali. Con essi crescerà la richiesta di spazi logistici, già trainata dal boom dell’e-commerce. In questo contesto gli interporti giocheranno un ruolo strategico. A patto di poter esplicare senza eccessivi freni burocratici, tecnici, operativi la loro naturale funzione di aggregatori di traffici. 

Il messaggio che arriva dalla terza edizione di “Interporti al Centro”, il Convegno nazionale di UIR – Unione Interporti Runiti ospitato quest’anno dall’Interporto di Nola, è forte e chiaro ed è stato sintetizzato dal Presidente dell’associazione, Matteo Gasparato: «la rete interportuale è un asset strategico per il Paese e va sostenuta con interventi mirati». 

Partire, come richiesto dallo stesso Gasparato, dall’esenzione dell’IMU sugli immobili degli interporti potrebbe essere un primo passo per garantire maggiore competitività al sistema. Ma l’elenco delle rivendicazioni è articolato e va dagli interventi per ammortizzare i disagi sulla circolazione per i cantieri aperti sulla rete ferroviaria, alle risorse da mettere a frutto per gli interventi di adeguamento su ultimo miglio, rinnovamento dei mezzi di movimentazione, digitalizzazione dei processi, fino alla legge sugli interporti, attesa da almeno un decennio e considerata, nonostante tutto, dagli operatori come un miglioramento rispetto ad una normativa quadro che risale agli anni novanta.      

“Grazie al PNRR, entro un anno, avremo una rete digitale degli interporti italiani, una vera e propria piattaforma logistica digitale,” ha sottolineato Gasparato, che però mette in guardia dai rischi dietro l’angolo. “Ci aspettano due anni critici: da gestire al meglio la fase dei lavori che RFI sta facendo sulla rete ferroviaria italiana con notevoli investimenti; serve maggiore integrazione tra i porti e gli interporti per valorizzare logistica e l’intermodalità in Italia”. 

Intanto, l’associazione ha quasi portato a termine il proprio ricompattamento. Con il rientro di Iesi rappresenta, ormai, la quasi totalità degli interporti presenti sul territorio nazionale e fa valere i risultati già importanti raggiunti in questi anni. Con oltre 70 milioni di tonnellate di merce trasferite, 50mila treni organizzati, 1,5 milioni di tonnellate di CO2 sottratte al traffico “tutto strada” punta ad essere protagonista nelle politiche di transizione del Paese.    

“Gli obiettivi di decarbonizzazione ci impongono delle scelte di shift modale, che il Paese può e deve fare,” ha spiegato Claudio Ricci, Amministratore delegato di Interporto Campano. “Il Pnrr sta dando un contributo in tal senso ed i notevoli investimenti sulla rete da parte di RFI vanno nella direzione giusta ma costringeranno ad una fase con alcune criticità da gestire assolutamente, per evitare di vanificare gli sforzi. Al Sud ci sono opportunità, gli investitori possono finalmente cominciare ad affacciarsi. Direi di attendere ancora per verificare ed esprimere il giudizio sulla nuova impostazione centralizzata dalla ZES voluta dall’attuale Governo. Partendo però dalla considerazione che con la governance della precedente versione della Zona in Campania sicuramente l’esperienza è stata positiva con risultati concreti e visibili anche nell’interporto di Nola”. 

Una capacità attrattiva non completamente espressa che potrebbe intercettare i cambiamenti dei flussi di traffici che stanno caratterizzando questa particolare fase storica. 

“Registriamo un passaggio dal modello di produzione just in time ad uno just in case, in cui la necessità da parte delle aziende di avere a disposizione maggiori scorte, e di conseguenza, spazi per gestirle, rilancia ulteriormente le attività dei nostri interporti” ha evidenziato Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy Dept di SRM. “Il riassetto logistico delle imprese è ben testimoniato anche dalla crescita esponenziale dei traffici marittimi Ro-Ro nell’ultimo decennio, segno, a loro volta, di un cambiamento nella natura dei servizi marittimi, che stanno diventando più brevi”.   

Ma in che modo si può favorire la sinergia tra le due realtà? Puntando, secondo Vittorio Marzano, dell’Università degli Studi Federico II, su strumenti incentivanti più efficaci. “Un terminal bonus influirebbe positivamente su una fase particolarmente critica, come è quella della manovra che risulta indipendente dalla distanza. A patto che interventi di questo tipo soddisfino tre criteri: certezza, stabilità e semplicità”.

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