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FEBBRAIO 2024 PAG. 22 - Federlogistica, come sfruttare al meglio le soluzioni digitali

 

Federlogistica, come sfruttare al meglio le soluzioni digitali

«La priorità per il mondo della logistica è l’interoperabilità dei sistemi informativi». Davide Falteri, Vice presidente di Federlogistica, a margine dello Shipping, Transport e Intermodal Forum di Rapallo, ribadisce l’esigenza di movimentare la merce sfruttando al meglio le soluzioni digitali a disposizione e la possibilità di collaborazioni tra operatori del trasporto multimodale. «I fondi del PNRR vanno utilizzati e bene per questa finalità, tenendo conto anche dell’altra grande priorità per il settore: la dematerializzazione documentale». 

In che modo Federlogistica partecipa a questi processi? 

Ospitiamo imprese del settore logistico, trasportistico e portuale che sono al servizio del mondo produttivo. Di fatto rappresentiamo sul territorio il punto di connessione tra gli interessi dei nostri associati e le esigenze di sviluppo del comparto imprenditoriale e industriale. Su questa base ci interfacciamo con gli organi intergovernativi e ministeriali per avanzare le istanze che arrivano da questo stretto rapporto. Non solo. Tra le nostre iniziative c’è la diffusione delle buone prassi e di una cultura imprenditoriale votate sempre più verso digitalizzazione e sostenibilità. Un solo esempio: due anni fa abbiamo dato vita alla “logistic digital community” con cui cerchiamo di affrontare queste tematiche con un approccio sistemico. La logistica ormai si misura in mercati globali. Bisogna guardare a standard internazionali per dare uno sviluppo più strategico e performante alla filiera. Il rischio è non riuscire a sfruttare al meglio le risorse pubbliche messe a disposizione del comparto.

Sotto questo aspetto quali sono le criticità maggiori che registrate? 

C’è un gap culturale nel capire cosa rappresenta nella realtà l’universo della logistica. L’evoluzione degli ultimi anni va verso una interconnessione sempre maggiore con la produzione. Diventa necessario adeguare le conoscenze settoriali perché non si parla più solo di attività di magazzino ma di vero e proprio supporto allo sviluppo industriale. Il mondo della formazione, sotto questo aspetto, può risultare strategico: percorsi di orientamento universitario o corsi sul modello degli ITS possono diventare un primo canale per attrarre i nuovi talenti verso il settore. 

Quali fattori influenzeranno il futuro della logistica italiana?    

Va assecondata la spinta alla internazionalizzazione che porta con sé la necessità di adeguarsi agli standard vigenti a livello globale. Esistono strumenti innovativi come la blockchain potenzialmente in grado di rivoluzionare le procedure operative e garantire l’accesso a nuovi mercati. Ovviamente per confrontarsi a questi livelli serve un buon livello di digitalizzazione, protocolli di interoperabilità, maggiore dimestichezza con l’innovazione in un mondo che spesso è ancora ancorato al cartaceo. L’errore più grande, a questo punto, sarebbe quello di digitalizzare i processi operativi sbagliati.  

Il ridotto dimensionamento delle imprese italiane può influire su questi processi?

Senza dubbio si. Un grande player non può più pensare di avere un partner non congruo alle sue logiche di sviluppo. Questa convergenza, per un tessuto come quello italiano, caratterizzato da PMI, rappresenta, anzi, una sfida ancor più difficile da attuare venendo a mancare spesso la complessità organizzativa necessaria. Anche per questo diventa sempre più importante le necessità della semplificazione. Oltre, aggiungerei, avere l’umiltà di affidarsi a quello che c’è senza la pretesa di inventare ogni volta la ruota. Esistono già piattaforme digitali ad esempio che possono permettere alle piccole realtà di confrontarsi con una dimensione globale.

Giovanni Grande

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