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FEBBRAIO 2024 PAG. 21 - Una piattaforma nazionale per interagire con tutti i terminal

 

Una piattaforma nazionale per interagire con tutti i terminal

Nata come agenzia marittima Finsea nel corso degli anni ha diversificato le attività affiancando allo shipping anche le altre attività legate a logistica, trasporti e cantieristica. Dal mare alla terra e, in futuro, il cargo aereo il suo manager della divisione trasporti e logistica, Filippo Gallo, ha dato voce allo Shipping, Transport & Intermodal Forum di Rapallo alla posizione del mondo delle imprese sulle sfide da affrontare per il futuro, a cominciare dalla digitalizzazione. 

Qual è lo stato dell’arte visto dal particolare punto di vista di Finsea?

Il sentimento generale del settore è pessimistico, giustificato anche da una oggettiva congiuntura politico – economica che non aiuta. Ma ci sono elementi che registriamo nell’attività quotidiana che possiamo considerare confortanti. Se i processi di digitalizzazione, come giustamente viene sottolineato, guideranno il futuro del comparto devo dire che in realtà come Genova e Voltri sono stati fatti passi da gigante. Meno in altre realtà come Savona, anche se in questo caso la comunità portuale si sta dando molto da fare. Insomma una base per rilanciare la competitività di tutto il sistema c’è, bisognerebbe passare dalle varie liste della spesa alle azioni puntuali e concrete.  

Cosa servirebbe per centrare l’obiettivo?  

Può apparire banale ma la priorità rimane la possibilità di poter operare con una piattaforma nazionale in grado di interagire con tutti i terminal della penisola. Per gli operatori dei trasporti rappresenterebbe una vera e propria svolta. La chiave dell’efficienza, considerata la natura delle nostre attività, sta nell’interoperabilità tra i diversi ambiti portuali. Un camion che oggi lavora a Genova domani dovrà trasferirsi a Savona o a Trieste: il cambio continuo delle procedure mina alle fondamenta la produttività del lavoro e la marginalità delle imprese. A loro volta già in difficoltà a causa delle pressioni ai valichi e delle debolezze infrastrutturali che caratterizzano alcune zone del paese. 

È fiducioso sugli interventi del PNRR in questa direzione? 

Le potenzialità per fare un buon lavoro, a cominciare dalle risorse messe in campo, ci sarebbe tutto. Come spesso accade, però, manca una regia. Gli interventi sono demandati alle singole Autorità di sistema portuale mentre servirebbe una gestione più centralizzata, capace di incanalare gli sforzi che si stanno facendo verso una vera integrazione operativa.  

Quali sono le priorità di Finsea nell’immediato futuro? 

Continuiamo a perseguire quell’idea di diversificazione che ci ha permesso di affrontare e superare le turbolenze degli ultimi anni. In questo prestiamo grande attenzione alla formazione del personale, con corsi di aggiornamento pre e post assunzione, perché rappresenta un po’ la base per poter affrontare al meglio i cambiamenti. Devo dire che a Genova, tra le varie iniziative poste in essere, faccio solo l’esempio dell’Accademia o del corso di Economia Marittima all’Università, sotto questo aspetto si respira un bel clima. Tra l’altro presiedo l’Ente bilaterale della Agenzie marittime anch’esso molto attivo in questo ambito. Possiamo contare su un bacino di ragazze e ragazzi ben preparati che ci permette di assumere personale al passo con i tempi.  

Cosa pensa dell’intelligenza artificiale applicata alla logistica? 

Allo stato delle cose è difficile valutare l’effettiva portata di quella che almeno sulla carta viene presentata come l’ennesima rivoluzione tecnologica. È evidente che le grandi multinazionali in virtù delle risorse a disposizione saranno le realtà che ne faranno maggiore uso. Poi, però, ci sono aspetti non delegabili completamente agli algoritmi: guidare un camion, caricare un pezzo eccezionale su una nave o approntare uno stivaggio a regola d’arte sono attività che vanno condotte con l’intelligenza umana.  

Quale sarà il futuro logistico dell’Italia?

Ci sarà un futuro se riusciremo a partire dal centro per costruire una rete infrastrutturale, su terra e mare, proiettata nel futuro. Il che, più semplicemente, significa basta con gli interventi a pioggia per accontentare un po’ tutte le regioni. All’Italia serve un sistema che premi la sua geografia. L’ideale sarebbero tre poli di sistemi portuali incentrati su occidente, oriente e centro-sud.

G.G.

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