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GENNAIO 2023 PAG. 12 - Zes Jonica volano di sviluppo per tutto il Sud Italia

 



Sistema, Sostenibilità, Semplificazioni. Le tre “esse” sono le leve su cui il Commissario Straordinario del Governo, Floriana Gallucci, sta incardinando l’avvio della ZES Jonica. Tre orientamenti: «Fare sistema con tutti gli stakeholder, facilitando la connessione fra imprese, PA e Parti Sociali; applicare criteri di sostenibilità economica, ambientale e sociale nell’operare quotidiano e nella definizione delle strategie di sviluppo del territorio; assicurare tempi certi ai processi amministrativi per l’ottenimento dell’Autorizzazione Unica», per attivare questo particolare strumento di sviluppo economico in uno spazio da ridefinire che, tra le aree di Potenza, Matera e Taranto, si estende per oltre 12,5 milioni di metri quadri. 

Come procede l’attività di avvio della ZES?

L’attività vera, dopo la nomina commissariale nel febbraio 2022 e l’effettiva presa di possesso della struttura operativa in maggio, è iniziata ufficialmente lo scorso settembre con l’attivazione dello Sportello Unico. Da allora ci siamo mossi su vari ambiti, a partire dai fondi messi a disposizione dal PNRR. Complessivamente si tratta di 108 milioni, ripartiti tra AdSP del Mar Ionio e struttura commissariale della ZES. Siamo riusciti a mettere a gara nei tempi previsti gli interventi per i 58 milioni di nostra pertinenza, in particolare per le infrastrutture e servizi nelle aree di Tito e La Martella, rispettivamente a Potenza e Matera. Inoltre, abbiamo intrapreso una serie di iniziative nel campo di competenze affidate all’ente commissariale in tema di facilitazione dei processi di sviluppo. 

Di cosa si tratta, nello specifico? 

Sono state attivate convenzioni con gli istituti universitari di Bari, Taranto e della Basilicata per la collaborazione reciproca in attività di ricerca, sviluppo e formazione. L’obiettivo, esteso anche agli ITS, è favorire l’incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro con un occhio di riguardo alle vocazioni produttive ma anche alle specifiche figure specializzate che un’azienda, interessata a insediarsi nella ZES, è interessate a reperire sul territorio. La competitività del mercato del lavoro, e negli ultimi tempi ne abbiamo avuto contezza, è altrettanto importante delle dotazioni infrastrutturali per rendere appetibile agli investimenti una determinata area.  

Cosa altro prevedono, sotto quest’aspetto, i kit localizzativi? 

Oltre il credito d’imposta il livello territoriale, Regioni e Comuni, può fare molto per favorire l’attrattività della ZES. Penso ad esempio ad interventi di azzeramento, riduzione o modulazione progressiva su IRAP, IMU, TASI o sugli oneri di urbanizzazione. Sotto questo aspetto riteniamo fondamentali che tali kit risultino omogenei su tutta l’area di estensione della ZES. Stiamo lavorando con i Comuni e l’Anci anche su quest’aspetto per evitare una sorta di concorrenza sleale. Al netto delle facilitazioni la localizzazione geografica degli insediamenti dovrà essere determinata solo dalla natura e dalle specifiche esigenze delle singole produzioni industriali.    

Avete avviato anche una fitta interlocuzione con le imprese…

Da settembre abbiamo messo insieme più di 200 incontri one-to-one, anche nell’ambito di un accordo con le associazioni datoriali che istituisce un meccanismo per ridurre i tempi di istruttoria e approvazione delle pratiche presentate allo Sportello Unico. Inoltre, lavoriamo a stretto contatto con il crescente numero di istituti bancari interessati a sviluppare strumenti di sostegno alle imprese. Sotto questo aspetto sono state concordate attività di supporto non solo nell’accompagnamento finanziario ma nella facilitazione in investimenti in innovazione, con specifiche linee di finanziamento volte a sostenere ricerca e sviluppo, nella promozione di forme strutturate di collaborazione in reti di filiera delle piccole, medie e microimprese o nel facilitare i nuovi investimenti produttivi, anche a seguito di attività di attrazione e di reshoring. Infine, c’è l’aperura di un tavolo di confronto anche con le parti sociali, perché, è questa una delle tre “esse”, tutto va messo a sistema. 

Cosa manca ancora per completare il piano? 

Intanto abbiamo già rilasciato le prime due autorizzazioni uniche. Ciò che mi preme, tuttavia, è la realizzazione, già impostata, di un report sulle reali condizioni del mercato. Di fatto, dopo la pandemia, la guerra in Ucraina, la rimodulazione internazionale delle supply chain, la crisi energetica, dobbiamo aggiornare il catalogo dell’offerta. I piani strategici delle regioni Puglia e Basilicata risalgono al 2017 e non tengono conto di una serie di processi di rimodulazione che hanno di fatto cambiato strutturalmente i fabbisogni delle aziende. Un primo passo in questa direzione è stato l’aggiornamento della mappatura dei Comuni che ricadono nella ZES: una raccolta di dati che indicano le caratteristiche geolocalizzative dei territori, come ad esempio la distanza dai principali snodi stradali, portuali e aeroportuali. In genere, la qualità delle connessioni logistiche sono tra le prime domande che aziende internazionali e italiane ci hanno posto. Anche per questo abbiamo siglato il protocollo d’intesa con l’AdSP del Mar Ionio per l’attivazione dello Sportello Unico Condiviso, iniziativa pilota che sarà mutuata dalle altre ZES. L’obiettivo è quello di condividere gli indirizzi strategici in un momento in cui la presenza di un porto come Taranto diventa essenziale per poter intercettare le rotte della nuova economia che da Suez attraverseranno il Mediterraneo.   

Cos’altro chiedono le aziende?

A prescindere dalla loro diversa strutturazione, dalla multinazionale alla PMI, le richieste riguardano sostanzialmente la semplificazione e i tempi certi. Minore attenzione, invece, per il fattore fiscalità. Segno che il vero spauracchi per le aziende che vogliono investire rimane l’eccessiva lentezza burocratica. Sotto questo aspetto la ZES Jonica può vantare un piccolo record: la prima autorizzazione rilasciata è avvenuta in meno dei 60 giorni previsti.          

Quanto green sarà la ZES Jonica?

Tra le nostre attività c’è l’attivazione di un accordo con l’Acquedotto Pugliese per sensibilizzare le aziende che vogliono investire nella ZES ad utilizzare l’acqua proveniente dagli impianti di depurazione anziché quella di falda. In un momento in cui la sostenibilità ambientale diventa una leva strategica di sviluppo sarebbe un controsenso andare a sfruttare in modo così inefficiente le risorse idriche. In generale, e qui ritorna la questione della rivisitazione del catalogo delle offerte, le aziende che trattano energia e rifiuti sono escluse dai benefici delle Zone Economiche Speciali. Ciononostante queste ultime potrebbero, indirettamente, diventare stimolo per lo sviluppo di strategie energetiche alternative. Penso, ad esempio, alla possibilità, di concerto con il governo o le regioni, di favorire lo sviluppo delle cosiddette “comunità energetiche”, con la possibilità di utilizzare il surplus autoprodotto dalle realtà industriali meno energivore.    

Il 2013 sarà finalmente l’anno delle ZES italiane? 

Personalmente ci credo molto. Le ZES sono una scommessa vincente per tutto il territorio nazionale. Non mi piace parlare di ZES Jonica, preferirei ZES Italia o ZES Mediterraneo. Credo che lo sviluppo di una determinata area come il Sud Italia, non più fanalino di coda dell’Europa ma baricentro di scambi e di sviluppo, possa portare a fattor comune la ripresa di tutto il nostro sistema.

Giovanni Grande

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