GENNAIO 2023 PAG. 28 - L’e-commerce in Italia primo driver di crescita economica
La rete del valore dell’e-commerce e del digital retail si posiziona al primo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato complessivo del settore privato, arrivando ora a pesare per il 40,6% della crescita di fatturato del totale delle attività economiche italiane del settore privato nel quinquennio 2016-2020. Si stima che nel 2021 la crescita delle attività di questa filiera sia pari a +4,4% rispetto al 2020, attestandosi a quasi 71 miliardi di euro di fatturato complessivo a livello nazionale (era quasi 68 miliardi di euro nel 2020, con un incremento del 20% rispetto all’anno pre-pandemia). Prosegue dunque il trend positivo per il settore dell’e-commerce secondo quanto indicano i dati raccolti dalla seconda edizione dello studio condotto da Netcomm in collaborazione con The European House – Ambrosetti dal titolo “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita dell’Italia”.
“Alla luce dei risultati di questo studio non possiamo che decretare una volta per tutte la fine della concezione di e-commerce come un semplice ‘trend’,” commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, l’associazione di settore che rappresenta oltre 450 aziende, tra società internazionali e PMI. “La rete del valore del commercio digitale è molto di più: stiamo parlando di una filiera concreta e tangibile che fa crescere la nostra economia più di tutte le altre 98 attività economiche prese in considerazione e che riguarda 723 mila imprese. Il commercio digitale e la sua filiera si configurano - e si configureranno sempre di più - come un ecosistema in cui canale tradizionale e digitale coesistono e collaborano in un orizzonte strategico di crescita”.
Lo studio indica come il moltiplicatore economico della filiera dell’e-commerce e del digital retail sia pari a 2,48: questo significa che per ogni 100 euro investiti in Italia se ne generano ulteriori 148 nel resto dell’economia. Positivo in termini di impatto è anche il moltiplicatore in termini occupazionali: per ogni 100 unità di lavoro generate in modo diretto dalle attività dell’e-commerce e del digital retail, si attivano ulteriori 141 unità di lavoro.
A livello geografico, le imprese che lavorano in questa filiera sono equamente distribuite sul territorio italiano, ma più della metà del fatturato proviene dal Nord-Ovest (51,1%, con un importante contributo offerto dalla Lombardia). Tra i sotto-settori, emerge il ruolo di traino esercitato dalla logistica, che ha conosciuto una fase di ripresa durante la pandemia, la cui crescita (CAGR) si attesta al +13,7% medio annuo in termini di fatturato.
La rete del valore dell’e-commerce e dei digital retail si articola in due macro-aggregati: le vendite online (che oltre ai marketplace e retailer totalmente o parzialmente attivi sul canale online comprende anche piattaforme pubblicitarie, servizi integrati per la presenza web e le attività di customer care) e i servizi a supporto delle attività di e-commerce, tra cui logistica, packaging e sistemi di pagamento.
Il segmento delle vendite online in Italia nel 2020 ha registrato un fatturato di quasi 41 miliardi di euro (CAGR 2016-2020 in crescita del 13,1%); vi operano 673mila imprese distribuite in tutta Italia, con una lieve prevalenza nel Nord-Ovest (28%) e nel Centro Italia (27%). Come per il comparto complessivo, il 57% del fatturato delle vendite online si concentra nel Nord-Ovest, in particolare in Lombardia. Il segmento dei servizi a supporto dell’e-commerce e del digital retail in Italia al 2020 ha registrato un fatturato di 27 miliardi di euro (CAGR 2016-2020 con in crescita del 13,6%). È composto da circa 50mila imprese localizzate in tutto il Paese, con una lieve prevalenza nel Mezzogiorno (34%) e nel Nord-Ovest (26%). Circa la metà (43%) del fatturato si concentra nel Nord-Ovest, con la leadership della Lombardia.
“L’e-commerce e il digital retail rappresentano un fenomeno articolato e in crescita nel nostro Paese, con ramificazioni e interrelazioni cross-settoriali” conferma Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti. “L’indagine condotta presso le imprese italiane indica che l’e-commerce è riconosciuto come un canale prioritario per la crescita del business, con investimenti crescenti che verranno indirizzati sul digital marketing e sull’export digitale. Oltre ad essere una grande opportunità per l’internazionalizzazione delle produzioni del Made in Italy, il settore rappresenta un’opportunità anche per la creazione di valore per l’Italia”.
Dalla survey condotta presso le imprese è emerso come la vendita online abbia permesso agli operatori di avere un rapporto diretto con la clientela (per un quarto dei rispondenti attivi nel canale B2B e per il 22% attivo nel canale B2C) e di offrire un’esperienza più completa e soddisfacente (soprattutto in chiave multicanale nel segmento B2C). In questo contesto, per 1 operatore su 5 l’ingresso nel canale online ha permesso di ridurre i costi di gestione dell’ordine, mentre solo per una minima parte dei rispondenti (10% nel B2B, 6,4% nel B2C) ha implicato un ridimensionamento della rete fisica retail, a conferma della convivenza e del mutuo supporto tra segmento online e offline.
Passando agli investimenti futuri, per le imprese coinvolte nella survey gli ambiti principali su cui si dovrà investire sono quelli connessi al mondo della vendita on line. Al primo posto l’investimento nel digital marketing, prima voce sia per il canale B2B (38,5% del panel) sia per il canale B2C (23,9% del panel). Seguono al secondo posto gli investimenti per il miglioramento della user experience, in particolare il sito di e-commerce (23,1% del panel B2B, 22,9% per il B2C). Al terzo posto l’incremento della presenza su marketplace per il B2B (15,4%), mentre per le imprese B2C l’incremento del team dedicato al canale e-commerce (22,2%).
Netcomm e The European House - Ambrosetti hanno individuato 3 ambiti d’intervento per sostenere lo sviluppo della filiera: politiche per lo sviluppo dell’“industria del commercio”, upgrade delle competenze e tecnologie digitali e rafforzamento del digital export.
Si propone innanzitutto di destinare parte dei fondi del PNRR agli investimenti tecnologici delle imprese dell’industria del commercio, a partire dai 13,4 miliardi di euro previsti dal Piano Nazionale «Transizione 4.0», includendo un esplicito riferimento alle tecnologie immateriali.
Per quanto concerne l’upgrade delle competenze e tecnologie digitali, si suggerisce di prevedere finanziamenti destinati alle imprese per la formazione di potenziali risorse da impiegare nel settore dell’e-commerce e del digital retail, a condizione che queste accedano a corsi certificati e che, allo stesso tempo, le imprese si impegnino ad assumere la risorsa al termine di tale programma di formazione. Il ruolo di ente certificatore, nel caso italiano, potrebbe essere assunto proprio da Netcomm.
Infine, per quanto riguarda il rafforzamento del digital export, si raccomanda di incoraggiare accordi con i principali marketplace ed e-Tailer internazionali B2C e B2B per la promozione in apposite “vetrine” delle produzioni del “Made in Italy” e di semplificare gli adempimenti doganali, tramite l’adozione di procedure doganali e commerciali semplificate e accelerate.