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GIUGNO 2023 PAG. 22 - Mettere la blue economy tra le scelte strategiche del Paese

 



Con una rete capillare su tutto il territorio italiano gli agenti marittimi possono ricoprire un ruolo preziosissimo nel raccogliere imput operativi e portare ai decisori politici tutti gli elementi utili al miglioramento dell’economia del mare. «Gli allarmi che abbiamo lanciato già da alcuni anni per mettere la blue economy in una posizione centrale per le scelte strategiche del Paese forse stanno cominciando ad essere ascoltati» sottolinea Alessandro Santi, presidente di Federagenti, illustrando a PORTRO&interporto l’impegno della categoria all’interno del CIPOM, il Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare, e i temi su cui si sta attivamente impegnando la Federazione.   

Come procedono le attività in seno al Comitato Interministeriale?

Ci stiamo muovendo in due direzioni sfruttando la caratteristica tipica del nostro ruolo: forti legami con i territori e, allo stesso tempo, proiezione internazionale. La prima è quella di dare il nostro contributo alla definizione di una strategia politica riguardante il mare che sopperisca ad una mancanza di visione durata fin troppo tempo. La seconda, più giocata sul livello amministrativo, è quella di puntare sullo sviluppo di un coordinamento efficace dei vari soggetti che afferiscono le tematiche marittime. Questione affrontata già nell’Assemblea di Federagenti di Venezia nel 2022. 

Cosa proponete concretamente?

Oggi gli svariati ministeri che si occupano del mare e delle sue attività tendono a mettere i processi in serie. Quando un dicastero chiude un iter si passa a quello successivo e così via. Il CIPOM dovrebbe dettare delle regole affinché si cominci a lavorare in parallelo. Ogni struttura potrebbe prendersi carico di un singolo compito da portare a compimento, accelerando i risultati finali che ci si prefigge.   

Com’è lo stato di salute della Federazione?

Direi positivo. Siamo espressione di un gruppo imprenditoriale che persegue obiettivi comuni e riesce a interloquire positivamente con le istituzioni. C’è una forte consapevolezza che, attraverso l’unità, si possano perseguire al meglio la sostenibilità economica e sociale delle nostre aziende e dei loro circa 5mila dipendenti.

La diffusione sul territorio determina problematiche differenti a seconda dei contesti, come riuscite a bilanciare l’interesse comune? 

Siamo una federazione di associazioni, il ruolo e le modalità con cui ci muoviamo è quello della interlocuzione dal centro sui macro temi – due, solo per fare un esempio: dragaggi e concessioni – e del lavoro su base regionale da parte delle varie rappresentanze locali. La nostra forza, lo ripeto, è il radicamento che ci permette di dare risposte efficaci a problematiche concrete. Quando non ci si riesce scatta il meccanismo di coinvolgimento dell’organizzazione centrale. 

La realtà veneziana, come si caratterizza?

C’è una grande complessità ma anche la volontà, resa possibile da Federagenti, di unire tutti i soggetti del cluster per la promozione complessiva dell’economia marittima. Una coesione che emerge dall’esperienza positiva di comunità portuale che mette insieme una quarantina tra associazione e realtà imprenditoriali. Sarebbe auspicabile replicare il modello anche su altri livelli ma al momento non ci siamo ancora riusciti. 

Quali sono i prossimi appuntamenti di Federagenti?

A Taranto, alla fine di ottobre, celebreremo la nostra assemblea annuale mentre siamo già al lavoro per programmare il prossimo Forum del lusso all’inizio del 2024. L’anno prossimo, poi, tra maggio e giugno si svolgerà l’assemblea nazionale che eleggerà il nuovo presidente della Federazione.  

Sandro Minardo

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