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GIUGNO 2023 PAG. 44 - NEWS OBOR

 



Accordo Ue-Kenya in risposta alla BRI

La crescita della presenza cinese in Africa, trainata dai progetti previsti dalla BRI, sta inducendo l’Europa a rivedere i rapporti economici e diplomatici con il continente. È in quest’ottica che va letta la forma di un accordo di partenariato economico e commerciale tra Kenya e Ue per l’accesso esente da dazi per i suoi prodotti agricoli del paese africano in Europa e a quest’ultima l’ingresso in Kenya di merci – come prodotti chimici e macchinari – a tariffe ridotte per 25 anni, con esclusione di alcuni prodotti definiti “sensibili”. Attualmente quello europeo è un mercato che rappresenta il 21% delle esportazioni kenyane. Sul piano politico-commerciale l’intesa è frutto, come si accennava, delle misure annunciate a febbraio da Bruxelles per contrastare il programma cinese della “Nuova via della seta” (Belt and Road), che prevede un aumento di centinaia di milioni di dollari degli investimenti in Kenya, attraverso l’iniziativa Global Gateway. La Commissione europea ha annunciato riguardo a questo punto che sono stati già mobilitati 3,4 miliardi di euro per sostenere oltre 150 progetti nel paese, tra cui energia rinnovabile, mobilità elettrica e una catena agricola sostenibile. Con ulteriori 500 milioni per sostenere la connettività per posti di lavoro e competenze, e governance digitale. In prospettiva l’Ue punta a riprendere i rapporti con i paesi della Comunità dell’Africa orientale (EAC) che nel 2014 avevano concluso negoziati per un accordo di partenariato economico, ratificato però in seguito solo da Nairobi. La Comunità, inizialmente composta da Kenya, Rwanda, Uganda, Burundi e Tanzania, si è estesa con l’ingresso del Sud Sudan (2016) e della Repubblica Democratica del Congo (2022). Per un mercato complessivo di circa 300 milioni di persone e un prodotto interno lordo di circa 250 miliardi di dollari.

In Tagikistan stazione ambientale BRI

Lanzhou University ha annunciato l’entrata in funzione della prima stazione di osservazione climatica e ambientale al di fuori della Cina lungo la Belt and Road in Tagikistan. La struttura ubicata a Shaartuz fornirà dati di osservazione completi su polveri, inquinanti ed elementi metereologici in aree chiave dell’Asia centrale, fornendo alert nel caso di eventi meteorologici estremi. La nuova stazione

fa parte della rete di osservazione climatica e ambientale della BRI avviata dalla Lanzhou University e realizzata congiuntamente dalle autorità governative della Cina e di altri Paesi partner dell’iniziativa. Inaugurata nel 2016, la rete parte dal capoluogo della provincia nord-occidentale cinese del Gansu, e prevede la progettazione e la realizzazione di più di 20 stazioni. Finora sono state inaugurate sette osservatori in Cina e uno nella città pakistana di Peshawar. Il network è in grado di monitorare la trasmissione a lunga distanza di sabbia e polvere e la diffusione locale di inquinanti atmosferici complessi.

Nuova zona franca globale a Tianjin

La municipalità settentrionale cinese di Tianjin ha ricevuto l’approvazione del Consiglio di Stato per istituire una nuova zona franca globale. Con un’area pianificata di 5,56 chilometri quadrati, la Tianjin Lingang Comprehensive Bonded Zone si concentrerà sullo sviluppo di catene industriali nella blue economy e nel settore dell’idrogeno, fornendo servizi in settori come l’ingegneria marittima. Le zone franche globali sono zone commerciali speciali che godono di politiche fiscali favorevoli e sono gestite dalle dogane. Attualmente, Tianjin dispone di cinque zone di questo tipo, che si concentrano su molteplici settori e cluster industriali, tra cui la manifattura e la manutenzione aeronautiche, la lavorazione e la produzione di olio, il leasing finanziario di piattaforme di aeromobili e marine, le importazioni di auto, l’e-commerce transfrontaliero, la produzione di attrezzatura meccanica su larga scala e il deposito doganale di merci sfuse. Le importazioni e le esportazioni totali delle zone franche globali di tutta Tianjin hanno raggiunto i 268,71 miliardi di yuan (circa 37,6 miliardi di dollari) nel 2022, in aumento del 5,9% su base annua, contribuendo a quasi un terzo del commercio estero della municipalità.

Accordo miliardario Arabia Saudita - Cina

L’Arabia Saudita ha firmato un accordo da 5,6 miliardi di dollari con un produttore cinese di auto elettriche Human Horizon nell’ambito della decima conferenza commerciale arabo-cinese, il cui obiettivo è rafforzare la partnership “strategica” basata sulla Belt and Road Initiative. All’evento, organizzato congiuntamente dalla Lega degli Stati arabi e dal Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale, hanno partecipato più di 3.500 funzionari governativi, investitori, rappresentanti delle imprese ed esperti di 23 paesi. In qualità di maggiore esportatore di petrolio al mondo, le relazioni dell’Arabia Saudita con la Cina ruotano ancora in gran parte attorno all’energia, ma come parte del suo piano Vision 2030 per diversificare l’economia, Riyad prevede di aumentare gli investimenti nei settori non petroliferi, comprese le auto elettriche. Funzionari sauditi hanno dichiarato alla conferenza che il volume totale degli scambi tra la Cina e il mondo arabo ha raggiunto i 430 miliardi di dollari nel 2022, con l’Arabia Saudita che rappresenta circa il 25% con un enorme volume di scambi bilaterali di 106 miliardi di dollari, in aumento del 30% rispetto all’anno precedente.


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