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GIUGNO 2023 PAG. 50 - Occorre un regime sinergico che promuova l’economia del mare a tutto tondo

 



Da una parte le restrizioni per la pandemia e l’aumento dei prezzi che hanno amplificato le varie scelte economiche che l’avevano sfavorita in questi ultimi anni, dall’altra la percezione di un tipo di vacanza in grado di tutelare dagli inconvenienti (anche sanitari) dei fenomeni di massa. L’andamento della nautica è fortemente oscillato tra queste due polarità con segni di crisi, controbilanciato da picchi di ripresa in alcuni particolari segmenti. «Oggi possiamo parlare di una crescita che va consolidandosi ma il comparto non può più essere considerato come una filiera segmentata: serve un regime sinergico che promuova l’economia del mare a tutto tondo». È l’analisi da cui partono i ragionamenti che PORTO&interporto ha condiviso con Antonio Bufalari, segretario generale di Assonautica italiana. 

Come sta evolvendo la percezione dell’utente della nautica?

Ci sono segnali interessanti verso un’evoluzione delle abitudini di chi “va per mare”. Il diportista proprietario di barca lascia sempre più il posto a una platea più ampia di semplici turisti, anche digiuni di navigazione, che decide di vivere la vacanza usufruendo dei vari servizi di charter. Si tratta di un segmento di grande potenzialità che va però declinato in una visione integrata con quella che si potrebbe definire la nautica classica.   

Intanto, l’offerta nel Mediterraneo cresce…

Dalla Francia alla sponda orientale dell’Adriatico fino alla Tunisia c’è un grosso fermento. Si pensi alle importanti strutture che stanno sviluppando paesi come Egitto, Marocco o la stessa Spagna. In effetti c’è un sistema mediterraneo in cui, volendo usare un’immagine forse troppo sfruttata ma pur efficace, potremmo giocare il ruolo di pontile principale. Ma bisogna fare sistema.   

Cosa auspica Assonautica? 

Serve visione politica. Intanto intervenire su semplificazioni e armonizzazione normativa. Non servono disposizioni e interventi disorganici ma un coordinamento nell’ottica dello snellimento burocratico. Dopo la fine del dicastero della Marina Mercantile abbiamo avuto diversi centri ministeriali che si sono occupati del mare sotto diversi aspetti. Ora è arrivato il momento di lavorare tutti insieme. I temi su cui impegnarsi non mancano: concessioni demaniali, certezza del diritto, misure tese a tutelare l’ambiente, una politica fiscale in grado di supportare le imprese.    

Quali invece i temi su cui lavora concretamente l’associazione? 

Siamo impegnato con il comitato interministeriale per le politiche del mare recentemente istituito su iniziativa del ministro Musumeci. Il presidente Acampora sta lavorando con tutti gli esperti voluti dal ministero al tavolo da cui scaturirà il piano del mare. Uno strumento di programmazione che lo stesso comitato dovrà poi rendere attuativo e ispiratore di misure concrete. Assonautica si è resa disponibile a mettere a disposizione le sue competenze anche per la discussione sulle concessioni demaniali che non riguarda solo i balneari ma tutta una filiera produttiva cui serve certezza per gli investimenti.

Una priorità sul brevissimo termine? 

Un inquadramento efficace per il charter nautico che, per ovvi motivi, non può certo essere equiparato al noleggio auto. Va fatta un approfondimento tecnico sulla questione basandosi su criteri che tengano conto dell’impatto economico complessivo che le aziende di questo tipo possono determinare. Da qui potrebbe profilarsi anche l’ipotesi di interventi per l’acquisto di nuovi macchinari e la formazione del personale. Un punto, quest’ultimo, particolarmente delicato. Gli istituti nautici vanno supportati nello sviluppo di figure lavorative tecnicamente adeguate alle innovazioni che stanno introducendo anche le aziende del settore.  

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