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MARZO 2023 PAG. 14 - Le crisi hanno sdoganato il ruolo centrale della logistica

 



Shipping Forwarding and Logistic meet Industry non ha conosciuto la crisi del settimo anno. Anzi, l’ultima edizione è quella del ritorno a “regime” dopo le distanze reali e virtuali imposte dall’emergenza sanitaria. Per Riccardo Fuochi, direttamente coinvolto nell’organizzazione dell’evento nel ruolo di presidente del Propeller Club di Milano, l’appuntamento è stato caratterizzato soprattutto dalla capacità di guardare al mondo in cui si opera da un punto di vista diverso. “Abbiamo dibattuto argomenti di estremo interesse, un po’ desueti rispetto a quelli che il settore della logistica normalmente affronta. Ma è la realtà stessa delle cose a imporsi, con nuovi scenari – dalla demografia all’ambiente alle nuove tecnologie – che volenti o nolenti impattano sulle nostre attività e di cui dobbiamo tenere conto”.   

Sono stati centrati gli obiettivi proposti da questa edizione di SFLMI?

Credo di sì. Abbiamo approfondito le principali tematiche alla base del forte cambiamento della supply chain che si sta registrando in questi ultimi tempi. In un panorama che pensavamo in via di stabilizzazione, dopo la tempesta della pandemia, vediamo ritornare quelle questioni di forza che erano state marginalizzate negli ultimi trent’anni. Ecco, come logistici siamo il soggetto più sensibile della catena. La capillarità delle nostre organizzazioni ci consente di avere antenne su tutto il mondo e di cogliere i cambiamenti con ampio anticipo. Discuterne apertamente è il primo passo per trovare le giuste soluzioni. 

Qual è sotto questo aspetto la priorità da seguire? 

La pandemia e la guerra hanno avuto il paradossale effetto positivo di sdoganare il ruolo strategico della logistica. Questo ci permette di perseguire meglio quel processo di integrazione con il mondo industriale e del commercio che risulterà essenziale per giocare un ruolo economico di rilievo nel nuovo mondo che va plasmandosi. Senza questa alleanza il sistema sarà incapace di trasportare le merci nel mondo. 

Dal punto di vista imprenditoriale qual è la strategia che sta seguendo il suo Gruppo?

Diversificazione e presenza nei mercati, uno su tutti: il Sud America, dove c’è necessità di consolidarsi. La strada intrapresa è quella dell’attività logistica di nicchia che per una realtà di media grandezza come la nostra è l’unica possibile. 

Perché?  

Diventa sempre più difficile competere con i grandi player nelle attività tradizionali. Il confronto diretto con le compagnie marittime, gli integratori di servizi, i portali di e-commerce che si trasformano in carrier aerei o marittimi è possibile solo al di sopra di una certa soglia. Se si vuole mantenere una presenza stabile bisogna guardare ai settori che richiedono specializzazione e grande personalizzazione del servizio. Così è per l’arte, che mi piace definire la nicchia delle nicchie, così è per l’organizzazione della logistica dedicata a prodotti di altissimo valore come, ad esempio, i gioielli e gli orologi. Si tratta di segmenti in mano a pochissimi attori. Contesti in cui le differenze qualitative fanno la vera differenza. 

Il che rende necessario poter contare su un personale altamente qualificato…

La formazione del personale è centrale in una realtà operativa come la nostra. Siamo molto centrati su questo punto, organizzando periodicamente momenti di aggiornamento in cui invitiamo i maggiori esperti del settore a tenere corsi all’interno dell’azienda. Purtroppo, sotto questo aspetto, crescono le difficoltà a reperire le risorse umane più adatte alle competenze richieste.

G.G.

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