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MARZO 2023 PAG. 22 - Logistica, politiche industriali assenti da troppo tempo

 



La logistica deve essere messa al centro del dibattito pubblico italiano per capirne a fondo il significato strategico e mettere in campo quelle politiche industriali che sono mancate al Paese nell’ultimo trentennio. A margine della presentazione del nuovo sito e del restyling grafico del logo di RAM, nell’ambito di LetExpo 2023, l’Amministratore Unico della società in house del MIT, Ivano Russo, evidenza alcuni dei temi con cui il sistema italiano è chiamato a confrontarsi nel prossimo futuro.    

Perché partire dal logo e dal nuovo sito di Ram?

Un’operazione di restyling del brand aziendale non è mai una scelta meramente grafica. L’introduzione di una striscia tricolore sotto il nome della Società vuole evidenziare quanto la logistica, le infrastrutture e i trasporti – settori core dell’azione di RAM – rappresentino un elemento di competitività dell’economia reale dell’intero Paese. Senza una logistics industry strutturata e solida, anche la difesa degli interessi economici nazionali nello scenario dei mercati globali, diviene molto più difficile.

Una consapevolezza non troppo presente in Italia…

Senza semplificare troppo, credo che energia e trasporti rappresentino le due principali commodities di tutti i sistemi produttivi evoluti. Ora nel nostro Paese mentre sul primo fronte abbiamo registrato una legittima centralità, sia nell’agenda istituzionale sia nel dibattito pubblico, sul secondo non è stato così. Storicamente abbiamo avuto una politica logistica che ha fatto fatica a imporsi. Anche perché, troppo spesso, la si è confusa con i piani infrastrutturali. Questi ultimi sono solo un pezzo, sebbene importante, del tema generale dei trasporti. 

Con effetti negativi sullo sviluppo di concrete politiche industriali…   

Una politica logistica seria ha bisogno di opere infrastrutturali, certo, ma anche di qualità della regolazione, politiche doganali, semplificazioni, adeguamento tecnologico. Sono tutti temi che devono confluire nelle politiche industriali per la valorizzazione del comparto. È chiaro che su questi temi il Paese ha accumulato un ritardo notevole. Mentre in Germania a partire dagli anni novanta si puntava sulla logistica per rispondere alle sfide della globalizzazione, in Italia non è stato così. Nel momento in cui si impone il mercato unico è stato fatto un errore strategico che ci ha tolto strumenti essenziali per competere. Non si tratta di un errore di questo o quel governo, ma di un indirizzo che è venuto a mancare. 

Troppo tardi per rimediare, considerato anche il modo in cui sta cambiando la globalizzazione?

Certo che no. Basterebbe fare cose semplici ma indispensabili come ad esempio avere a disposizione un vettore aereo nazionale che punti sul cargo. I vantaggi competitivi del settore avio-camionato tedesco su Francoforte sono indubbi, con risparmi fino al 25%. Perché non farlo anche in Italia? Allo stesso modo, perché non cominciare a ragionare su un corriere nazionale? Personalmente credo che il sistema possa contare già su potenziali “campioni nazionali” su cui puntare. Tra l’altro questi ultimi non devono per forza essere soggetti a partecipazione pubblica. Anche player come Grimaldi e la stessa MSC potrebbero rientrare in una nuova logica di sistema, come fattori per la realizzazione di una strategia logistica nazionale. 

Quale ruolo può giocare RAM in questo quadro?

Siamo impegnati nelle nostre funzioni tradizionali, dalla gestione degli incentivi sull’intermodalità ai progetti europei all’assistenza al ministero in materia portuale, come segretariato tecnico presso la conferenza nazionale, a pieno ritmo. Ultimamente a queste ultime si è aggiunti anche il coordinamento del progetto del PNRR sulla digitalizzazione della catena logistica. Direi che abbiamo un portafoglio ben nutrito. Ma non mi dispiacerebbe rilanciare ulteriormente con un vecchio pallino: un barometro destinato alla mappatura dello stato di salute dell’industria logistica nazionale.

Giovanni Grande

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