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MARZO 2023 PAG. 17 - Formazione e intermodalità nel futuro di Monfalcone

 



L’aumento dei traffici nel porto di Monfalcone ha avuto come effetto la necessità di reperire nuove risorse umano in un contesto in cui il lavoro portuale non sembra più attrarre i giovani. Nasce da questa necessità l’iniziativa intrapresa da FHP che in collaborazione con Impresa Alto Adriatico ha avviato un progetto di formazione con l’obiettivo di partire dallo sviluppo di una cultura portuale, a cominciare dalla sicurezza, per sviluppare competenze da impiegare nelle attività sulle banchine. «Partiremo con sei blocchi di dieci unità operative articolando un percorso che andrà a coprire tutti i cicli operativi, dal generico al conduttore di mezzi al gruista» spiega l’Executive Director dello scalo giuliano di FHP Holding Portuale, Giancarlo Russo. 

Quale sarà la caratteristica principale di questi corsi? 

Intanto l’orientamento verso il segmento delle merci convenzionali, la cui operatività, per sua stessa natura, risulta più complicata e complessa rispetto al settore dei container. La formazione sarà effettuata da docenti ah hoc per la fase teorica e da personale specializzato per la parte pratica. L’approccio sarà incentrato su sicurezza, rispetto delle procedure operative e giusta produttività.  

Quanto dureranno i corsi?

Il tempo varierà a seconda delle specializzazioni. In generale, si può parlare di circa 2-3 settimane per le lezioni teoriche e, più o meno, lo stesso tempo per la parte pratica. Ovviamente in quest’ultima fase, in base all’interazione con l’equipment, saranno individuate anche le attitudini del singolo soggetto rispetto al posto lavorativo da occupare. L’obiettivo è sviluppare una best practice in un settore come la formazione che risulterà sempre più importante per garantire la competitività del lavoro portuale. Di fatto cerchiamo di mettere insieme le esigenze di tutta la filiera proponendo un modello valido per le società ex art. 16,17 e 18. 

Lo sfondo è quella di un forte dinamismo dello scalo… 

La nostra realtà movimenta oltre il 72% dell’intero traffico di Monfalcone. Parliamo di circa 2,7 milioni di tonnellate di merci rispetto alle 3,8 complessive del porto. E non intendiamo fermarci. Con l’ufficializzazione delle concessioni a inizio anno siamo impegnati in una razionalizzazione del layout delle aree di competenza, operazione che garantirà maggiore efficienza delle operazioni. Così come procede il processo di unificazione della Compagnia portuale e di Marterneri, che darà il via a un piano per il rinnovo dei mezzi e alla presentazione di una serie di progetti. 

Quali, in particolare?

Vorremmo realizzare un gate interno per garantire la continuità tra la rete di comunicazione stradale e le banchine. Un’operazione che oltre a garantire maggiore produttività renderebbe le operazioni portuali certamente anche più sicure. Poi c’è l’intenzione di spingere ulteriormente sull’intermodalità facendo crescere ulteriormente la quota di merci movimentate via ferro che già oggi raggiunge la ragguardevole cifra di 800mila tonnellate. Su questo punto stiamo dialogando con Adriafer e AdSP per un adeguamento delle infrastrutture. L’idea è di poter contare su un binario dedicato lungo 700 metri. Ma le idee sull’intemodalità guardano anche a soluzioni più innovative.   

Di cosa si tratta?

Tutto parte dalla constatazione che con l’avvio della stagione crocieristica il ciglio di banchina a disposizione del traffico commerciale passerà in alcuni periodi da 1380 metri a 850 metri. Considerando la crescita della stazza delle navi provenienti da Far East e dal Sud America si potrebbe guadagnare efficienza, evitando eccessivi tempi di attesa, operando con chiatte in allibo per alleggerire le unità prima dell’attracco. Su questo modello, tipico di realtà come Hong Kong, stiamo valutando le possibilità economiche e normative.   

G.G.


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