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GENNAIO 2024 PAG. 42 - Si accende in Italia il dibattito su uso dell’energia nucleare

 

Si accende in Italia il dibattito su uso dell’energia nucleare

Riavviare un serio confronto sul nucleare. Nelle sfide della transizione energetica l’atomo potrebbe giocare ancora un ruolo importante. In termini economici, di occupazione, di minime emissioni. Lo conferma un recente studio di EY (“L’energia nucleare è sul punto di una rinascita”) secondo cui con una capacità totale di 413 GW e una presenza in 32 Paesi, l’energia nucleare contribuisce già in modo significativo all’obiettivo net-zero, sottraendo 1,5 Gt di emissioni globali ogni anno. In Italia poi le stime dello studio prevedono un impatto economico, comprensivo degli effetti diretti e indiretti, di circa 45 miliardi di euro, con la creazione di oltre mezzo milione di posti di lavoro entro il 2050, generando 52 mila posti di lavoro nel breve termine esclusivamente legati alla fase di costruzione. PORTO&interporto approfondisce l’argomento con Paola Testa, EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader. 

Quali i vantaggi del nucleare nel percorso della transizione energetica? 

L’energia nucleare offre vantaggi unici nel mix energetico globale grazie alla sua potenza, efficienza, stabilità di produzione e ridotte emissioni di gas serra. Un grammo di uranio-235 può generare circa 20 milioni di kilowattora di energia, rispetto ai 10 kilowattora prodotti da un grammo di idrocarburi, mostrando l’eccezionale resa energetica del nucleare. Questa tecnologia funziona in modo stabile tutto l’anno, indipendentemente dal clima. L’energia nucleare ha costi stabili, poiché il costo del combustibile nucleare rappresenta solo una piccola parte del totale. Inoltre, l’uranio è reperibile anche da partner affidabili come Canada e Australia, rendendo così l’approvvigionamento di combustibile più sicuro e meno soggetto a cambiamenti della situazione geopolitica mondiale. Le centrali nucleari, inoltre, non emettono gas serra, contribuendo alla transizione energetica. Tuttavia, approcciarsi all’energia nucleare comporta anche affrontare sfide e un dibattito molto serrato sui suoi limiti. Il suo più grande svantaggio è la difficoltà nella gestione dei rifiuti radioattivi, la cui ricerca di soluzioni di trattamento a lungo termine deve essere un elemento essenziale dello sviluppo tecnologico.

Cosa emerge principalmente dallo studio di EY? 

L’energia nucleare è cruciale per la transizione energetica, dato che presenta capacità di risposta immediata e potenziale di crescita. Con una capacità totale di 413 GW in 32 Paesi, contribuisce a evitare 1,5 Gt di emissioni globali e ridurre la domanda di gas di 180 bcm all’anno. Tuttavia, sfide quali costi, regolamentazioni, sicurezza, gestione dei rifiuti e questioni culturali devono essere superate. L’energia solare fotovoltaica è attualmente la fonte energetica più competitiva nella maggior parte dei mercati, ma il nucleare mantiene comunque una posizione competitiva. In Italia, l’energia nucleare sta tornando al centro del dibattito pubblico, grazie alla necessità di un sistema energetico sostenibile. Nel contesto italiano specifico, si prevede una generazione di valore aggiunto di 45 miliardi di euro, accompagnata da un risparmio di 400 miliardi rispetto a uno scenario basato solamente su fonti rinnovabili e centrali convenzionali. In termini occupazionali, si prevede la creazione di oltre mezzo milione di posti di lavoro a livello nazionale entro il 2050, così come la creazione di 52 mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno nel breve termine, esclusivamente legati alla fase di costruzione. 

Qual è lo stato dell’arte?

Le opinioni sul nucleare nell’Unione Europea sono contrastanti, con 12 dei 27 stati membri che attualmente possiedono centrali nucleari. Oggi l’Europa registra i seguenti numeri sul nucleare: 100 reattori nucleari; capacità installata di 97 gigawatt; presenza di reattori in 12 Stati membri; il 22% della produzione totale di elettricità nell’Unione Europea è data dal nucleare. La Francia è un attore primario nella produzione nucleare, mentre Germania e Spagna hanno deciso di abbandonarla. Paesi come Polonia e Finlandia la considerano una valida soluzione alla decarbonizzazione e proseguono il loro cammino nell’utilizzo di questa fonte energetica. L’UE prevede di stanziare tra 350 e 450 miliardi di euro in nuove capacità nucleari entro il 2050, segnalando quindi un chiaro cammino verso l’utilizzo del nucleare come risorsa per la decarbonizzazione. Francia e Regno Unito sono i principali investitori in Europa. La Francia costruirà 6 nuovi reattori dal 2028 e investirà circa 1 miliardo in reattori innovativi. Il Regno Unito prevede di costruire 8 nuovi reattori e vari reattori modulari, raggiungendo 24 GW di produzione nucleare entro il 2050.

Come è evoluta la tecnologia del nucleare?

Ad oggi, sono in fase di studio e progettazione i nuovi reattori nucleari su utility scale di quarta generazione. Rispetto alla generazione precedente, la terza, questi presentano notevoli vantaggi, pur restando nell’ambito di una tecnologia ampiamente collaudata ad alto capital intensive e tempi di realizzazione che possono richiedere fino a circa 15 anni. Le nuove tecnologie includono miglioramenti nelle caratteristiche di sicurezza passiva, il che significa che usano processi naturali come la gravità e la convezione per garantire la sicurezza, piuttosto che sistemi meccanici o elettronici attivi. Anche sulla gestione dei rifiuti radioattivi, i reattori di quarta generazione rappresentano un notevole passo in avanti, dal momento che sono progettati per utilizzare gli scarti radioattivi come combustibile o uranio non arricchito, riducendo notevolmente la quantità di prodotto da smaltire. Il fatto di non utilizzare uranio arricchito rende le nuove tecnologie anche più sicure dal punto di vista della proliferazione nucleare, rendendo molto più difficile l’uso improprio del materiale nucleare per la produzione di armi. Altro aspetto molto importante che si lega con un nuovo tipo di reattori nucleare in fase di studio e di primi dispiegamenti commerciali, gli Small Modular Reactors (SMR) è la modularità. Questa nuova tecnologia significa che sono modulati, il che vuol dire che possono essere costruiti in serie e collegati insieme. Ciò può ridurre i costi e i tempi di costruzione. 

Costi e tempi di realizzazione. Quali le soluzioni più ottimali?

Gli SMR sono reattori nucleari di nuova generazione di dimensioni ridotte, progettati per essere costruiti in fabbrica e trasportati sul luogo di installazione. Grazie al loro design modulare e alla fabbricazione in serie, possono rappresentare una grande opportunità per abbassare i costi e i tempi di costruzione rispetto ai tradizionali reattori nucleari di grande scala. Il loro design compatto diminuisce il rischio di incidenti gravi ed è adatto per aree remote o piccole reti energetiche. Inoltre, gli SMR possono essere adattati per produrre calore per i processi industriali, la desalinizzazione dell’acqua, o per il funzionamento con fonti di energia rinnovabile variabili, come l’eolico e il solare, per stabilizzare la rete elettrica. Tuttavia, questa nuova tecnologia comporta anche sfide da affrontare, tra cui l’ottenimento dell’approvazione normativa, il superamento dell’opinione pubblica che presenta ancora dubbi sul tema e la realizzazione di economie di scala per renderli commercialmente competitivi con altre fonti di energia.

Situazione italiana. Come è percepito il nucleare e come favorire un dibattito sull’argomento?

Secondo un recente sondaggio SWG, per quanto riguarda il sentiment circa il nucleare nel nostro Paese, il 54% degli individui vede con favore il ritorno dell’energia nucleare nel Paese, a patto che serva a ridurre significativamente l’ammontare dei costi in bolletta; il 20% è favorevole al nucleare in qualunque caso; infine, il 26% degli intervistati è contrario. Rispecchiando le tendenze nazionali, il comune piemontese di Trino, ha deciso volontariamente di proporsi come sito per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Questa decisione giunge a seguito delle obiezioni sollevate da molti dei comuni originariamente identificati come possibili candidati. Questo passo proattivo segna un progresso positivo verso una maggiore accettazione dell’energia nucleare e indica un cambiamento di mentalità, necessario per facilitare una vera “rinascita” dell’energia nucleare. Per ottenere una “rinascita” del nucleare in Italia, sarà fondamentale, da un lato, attuare una collaborazione tra tutti gli stakeholder coinvolti, dall’altro, promuovere una solida istruzione e cultura legata al tema della sicurezza tra i professionisti del settore, che garantisca il rispetto delle migliori pratiche e degli standard internazionali in materia. A questo proposito, l’Italia è già sulla buona strada in termini di ricerca, coprendo, insieme a Francia e Germania, il 60% delle pubblicazioni dell’Unione Europea in tema di energia nucleare.

Maurizio De Cesare


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