Header Ads

GENNAIO 2024 PAG. 46 - La logistica italiana ponte tra Nord Europa e Mediterraneo

 

La logistica italiana ponte tra Nord Europa e Mediterraneo

“Una struttura logistica nazionale efficiente, ovvero moderna, integrata, sicura e più facilmente realizzabile, mediante una semplificazione delle procedure burocratiche, rappresenta un asset competitivo determinante per gli operatori economici e per la qualità di vita dei cittadini. In quest’ottica, data la necessità di accrescere la complementarità tra logistica e produzione, l’Italia può affermarsi come ponte tra il Nord Europa ed il bacino del Mediterraneo. Il PNRR è l’occasione per imboccare questa direzione; il rischio, non sfruttando tale occasione, è quello di vedere la logistica nazionale marginalizzata nel contesto euro-mediterraneo”. 

Si apre così il dossier “Industria, trasporti, logistica e infrastrutture: insieme per la competitività del Paese” con cui Confindustria lancia le sue proposte per un rinnovato ruolo dell’industria logistica come “fattore di competitività per il settore manifatturiero”. Di fatto l’apertura di una nuova stagione di attenzione nei confronti del comparto. 

Per gli industriali “occorre uscire dall’ottica in cui logistica e trasporti sono considerati solo come un costo e non come un asset competitivo su cui far leva”. Bisogna superare la frammentazione attuale, con “costi meno competitivi rispetto ai grandi operatori internazionali”. Tra le proposte “il miglioramento della programmazione infrastrutturale e della qualità dei progetti e delle opere da realizzare”. “Emerge la necessità di un’efficiente regolamentazione dei contratti pubblici, di un buon funzionamento del sistema portuale e della definizione di un efficace piano nazionale degli aeroporti. Le procedure burocratiche devono essere semplificate e digitalizzate e rimossi i vincoli obsoleti e i colli di bottiglia”.

Lo studio, sessantasei pagine, è stato presentato nel corso di un convegno a Viale dell’Astronomia e rappresenta il frutto della collaborazione di tutte le principali associazioni confindustriali del settore dei trasporti, della logistica e delle infrastrutture, ma anche le territoriali e le associazioni di settori industriali interessate al tema come chimica e acciaio e con Ferrovie dello Stato.

Il valore totale delle attività logistiche in Italia – indica Confindustria – nel 2023 è di 135,4 miliardi, l’8,2% del Pil, e occupa circa 1,4 milioni di addetti. “Nello scenario complesso e inatteso che si è configurato negli ultimi tre anni, la logistica ha confermato la propria centralità strategica, sia in termini di valore economico sia per il suo ruolo nel garantire la continuità di funzionamento delle filiere merceologiche, mettendo in evidenza questi importanti punti di forza. Il rischio è che questa dinamica positiva sia sempre meno “governata” dall’Italia e sempre più dall’estero, a causa della minore attrattività del nostro sistema infrastrutturale e della limitata efficienza e competitività del nostro settore logistico, rispetto a quelle del Nord Europa e a quelle emergenti del Sud Mediterraneo: una dinamica che, alla lunga, potrebbe generare anche fenomeni di delocalizzazione industriale”.

Passando in rassegna le specifiche aree di intervento il documento indica come primo step la corretta gestione dei valichi alpini. “Manca una visione nazionale, un ruolo più pregnante dell’Ue e un’analisi dello scenario di sviluppo del traffico dei valichi”. 

Si passa, poi, all’intermodalità, “ambito in cui le inefficienze infrastrutturali e di servizio determinano uno sfavorevole rapporto qualità/prezzo dell’offerta”.  In questo contesto, risulta positivo il ruolo di contrappeso di iniziative come Ferrobonus ed il Marebonus “che, però, devono ricevere una maggiore dotazione finanziaria”.  

Il terzo ambito di intervento dovrebbe incentrarsi sulle infrastrutture logistiche, come ad esempio gli interporti sui quali la Proposta di Legge AC 703 propone aspetti di modernizzazione rispetto alla precedente legislazione risalente agli anni ‘90.

Per il trasporto marittimo “occorre una rinnovata strategia industriale che miri soprattutto alla semplificazione dei processi burocratici tramite la digitalizzazione, all’investimento mirato di nuove risorse, a garantire l’indipendenza della catena di approvvigionamento nazionale”.

Trasporto aereo delle merci: “La strategia nazionale dovrebbe puntare a garantire livelli competitivi con i principali aeroporti europei, tramite semplificazione delle procedure doganali, digitalizzazione dei sistemi logistici aeroportuali e l’efficace integrazione degli aeroporti con le altre reti di trasporto (sviluppo di cargo city aeroportuali)”.

A livello più generale Confindustria chiede anche di puntare sulla digitalizzazione nel settore dei trasporti, attraverso un maggior uso di big data, blockchain, cybersecurity, intelligenza artificiale. Servono “politiche pubbliche” anche per “favorire l’automazione dei magazzini logistici e dei centri distributivi e la digitalizzazione delle imprese di trasporto e di tutta la filiera logistica”.

In merito alla circolazione delle merci bisogna “coniugare efficienza, sicurezza e continuità produttiva e logistica. Serve un ammodernamento del calendario nazionale dei divieti, la sua armonizzazione a livello Ue, la revisione della normativa relativa ai trasporti eccezionali e, per quanto riguarda le merci pericolose, una definizione più chiara della cosiddetta sosta tecnica”.

Tra i capitoli più importanti il rinnovo del parco circolante “in un’ottica green, con una riforma del ‘fondo investimenti autotrasporti’, con una congrua dotazione finanziaria per il periodo 2023-2026”. “Per i vettori energetici - indica ancora il dossier – l’infrastruttura logistica è chiamata a garantire alti livelli di flessibilità e di adattabilità per assicurare la continuità dell’approvvigionamento, anche dei combustibili più innovativi. Devono essere semplificate ed accelerate le procedure autorizzative”.

Un Focus è dedicato anche al fabbisogno energetico degli immobili logistici e la loro localizzazione: “Si deve puntare sulla capacità di autoproduzione ed autoconsumo di energia da parte delle aziende della logistica, sostenendo i loro investimenti per l’acquisto di sistemi di accumulo e per la messa in opera di colonnine di ricarica per i mezzi elettrici”.

Centrale anche la questione del “capitale umano”: “La sua formazione e il suo reperimento costituiscono un ostacolo allo sviluppo del settore logistico. Per superarlo, bisognerebbe integrare i percorsi formativi degli istituti tecnici con indirizzi specifici, rivedere i programmi formativi d’intesa con le aziende del settore e spingere sull’impiego della forza lavoro immigrata”.

Infine “è necessaria un’attenta revisione del ruolo dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, soprattutto per quanto riguarda il suo ambito di competenza ed il suo finanziamento che coinvolge eccessivamente le imprese del settore logistico e trasportistico”.

Antonio De Cesare


Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.