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Circle Group, digitalizzazione vettore di competitività

 


«Nel settore della logistica l’iniziale clamore per l’AI generativa è progressivamente scemato in favore di quelle applicazioni di machine learning in grado di risolvere i problemi concreti dell’attività di tutti i giorni». Il merito è anche di Luca Abatello, presidente di Circle Group. Un po' spiegando la differenza tra i diversi tipi di “intelligenza artificiale”, molto sviluppando strumenti ad hoc per l’ottimizzazione e l’efficientamento delle catene logistiche, con quell’approccio alle soluzioni federative che sta contribuendo in maniera determinante al processo di digitalizzazione del comparto. 
Pochi anni fa l’enfasi sulla blockchain, oggi l’AI… 
E’ una conferma del cosiddetto “ciclo dell’hype”. Quando scende l’attenzione esagerata per un fenomeno, dopo il periodo di disillusione, comincia la realtà. La blockchain, ad esempio, è già parte integrante da qualche tempo delle nostre applicazioni. Per primi a livello europeo abbiamo introdotto questa tecnologia per la lettera di vettura elettronica, l’e-CMR. Il discorso riguarderà anche l’AI generativa. Finito il clamore si comincerà a ragionare sulle applicazioni pratiche. E in un’ottica di efficienza documentale, di condivisioni di dati all’interno di un’azienda potrà risultare senza dubbio utile. 
E, invece, per quanto riguarda la parte utile alle catene logistiche? 
Stiamo sfruttando il machine learning in un’ottica di ottimizzazione dei tempi del traffico tra i vari nodi della catena, combinando i dati di terminal, società di manovra, impresa ferroviaria, vettori su gomma. L’obiettivo è organizzare al meglio l’appuntamento intermodale, in modo da garantire la massima fluidità nelle operazioni. Oggigiorno si conosce la posizione della merce in tempo reale, la sua destinazione, la situazione del traffico e le condizioni operative dei mezzi. Tutte informazioni che opportunamente processate possono garantire un plus di efficienza operativa per tutto il sistema. 
Come è evoluto l’approccio di Circle Group in questi anni? 
Ci siamo concentrati sui comparti logistici come quello aereo e stradale meno sviluppati rispetto a quello marittimo, lavorando all’approfondimento dei nostri tre filoni principali d’interesse: la totale digitalizzazione e smaterializzazione documentale, lo sviluppo di strumenti di ottimizzazione basati sul machine learning, gli strumenti collaborativi di filiera. 
Cosa cambierà con la prossima introduzione della single window europea? 
Abbiamo partecipato direttamente alle prime sperimentazioni di una parte della “finestra”. Di certo si tratta di un cambiamento epocale. Per la prima volta l’Europa si dota di un data set unico: un solo modo di definire e trattare i dati, il primo passo per rendere più efficiente l’operatività delle catene logistiche. Ancora più importante il fatto che si sancisce il diritto degli operatori economici alla digitalizzazione delle procedure e il dovere da parte delle pubbliche amministrazioni ad attuarla: un vero e proprio cambio di paradigma che premia la nostra scelta di puntare sul percorso digitalizzazione interna dell’azienda, l’uso di tool di ottimizzazione, la federazione automatica al sistema. 
La digitalizzazione può fungere da vettore in grado di unire il Mediterraneo? 
In realtà lo sta già facendo. Si pensi al servizio ro-ro per i prodotti freschi dall’Italia all’Egitto inaugurato lo scorso novembre. Si tratta del primo esempio di logistica inter-mediterranea basata su un accordo tra un paese europeo e uno extraeuropeo. La prova plastica di come uno strumento federativo e la digitalizzazione correlata abbiano contribuito allo sviluppo di un nuovo business. Il passo successivo è quello di portare l’approccio federativo anche nel settore produttivo. La digitalizzazione potrebbe fare da ponte tra realtà industriale e realtà logistica, permettendo quella integrazione di funzioni, maggiormente sviluppata in altri contesti internazionali, necessaria a garantire maggior competitività al sistema Paese.
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