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Una "resilienza adattiva" per i porti italiani



L’imperativo per il settore portuale italiano, e non solo, è «rispondere in modo rapido ai mutamenti di scenario economico e geopolitico che si susseguono ad ondate sempre più ravvicinate». Federica Montaresi lo ha ribadito anche in sede ESPO, sul palcoscenico europeo, esponendo il concetto di “resilienza adattiva”. «L’attitudine ad assorbire i contraccolpi del cambiamento da sola non basta più: serve una maggiore capacità di adattamento, proprio per rendere le risposte più efficaci. Una leva di competitività, ad esempio, potrebbe essere rappresentata dalla capacità di instaurare solide partnership tra pubblico e privato: un modo per superare i vincoli propri di un ente a carattere ibrido come sono le attuali AdSP». Dopo otto mesi da commissario straordinario dell’ente che guida i porti di La Spezia e Massa Carrara, ritornata nelle sue funzioni di segretario generale, Montaresi tira le somme del lavoro svolto fin qui. 
Partiamo dal recente workshop sul progetto di comunità energetica rinnovabile portuale… 
L’iniziativa si inserisce in uno dei filoni d’intervento che hanno caratterizzato le scelte dell’ente portuale negli ultimi anni: coniugare la sostenibilità ambientale con lo sviluppo. L’obiettivo è creare una comunità energetica allargata non solo all’area portuale ma che potesse ricomprendere anche il retroporto. Il modello di riferimento è l’iniziativa portata avanti dal Consozio Z.I.A. a Massa Carrara, già in fase di attuazione. Il workshop è stata l’occasione per spiegare un po' la nostra strategia su questo tema. 
Come è stata accolta la proposta? 
Con un interesse per certi aspetti inaspettato. Siamo riusciti a raccogliere attorno a quest’idea tanti operatori, anche piccoli, e quelle realtà che avevano già impostato piani per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Segno che abbiamo intercettato una spinta all’innovazione e a fare sistema abbastanza generalizzata all’interno della comunità portuale. Ora si tratta di avviare la fase più prettamente amministrativo-burocratica per realizzare questa nuova comunità di produttori-consumatori. Dal punto di vista strutturale il cuore dell’intervento sarà rappresentato dai pannelli che l’AdSP realizzerà sulla tettoia del parcheggio antistante l’ingresso del porto: il sistema fornirà la produzione di energia iniziale cui si aggiungeranno le varie quote realizzate dai singoli operatori aderenti alla comunità. 
Giusto un esempio di partnership pubblico-privato... 
Certo. Questo spirito di collaborazione che poi si traduce in attività concrete è alla base anche del modello che stiamo portando avanti nei contesti internazionali. In un evento di promozione di livello mondiale come il recente Transport Logistic di Monaco, AdSP e operatori si sono presentati insieme: è giusto che la presentazione dei progetti infrastrutturali faccia il paio con le attività più propriamente commerciali. Ma questo particolare modo di “fare comunità” è coerente anche con l’impegno dell’ente nell’individuazione dei cosiddetti “servizi di interesse economico generale”. Sul tema dell’elettrificazione delle banchine, per dire, siamo partiti anche prima che arrivasse la normativa. Con un obiettivo preciso: analizzare le esigenze della parte privata per costruire un modello di servizi in grado di soddisfare l’interesse di tutti. 
Quanto sarà importante l’avvio dei lavori del terminal del Golfo? 
La situazione si è sbloccata dopo anni di attesa. Con l’avvio delle procedure di gara si provvederà, in coerenza con il piano regolatore portuale, a rendere più competitiva un’infrastruttura che nel porto di La Spezia copre un mercato che diventerà sempre più strategico. I collegamenti con il Nord Africa confermano la proiezione mediterraneo dello scalo e la volontà di cogliere le opportunità di un rapporto sempre più strutturato con l’emergente economia africana. 
A proposito di traffici. Come è andato questo scorcio di 2025? 
I fattori di crisi che tutti conosciamo non hanno influito sulla movimentazione complessiva. Viaggiamo con un incremento del 2% rispetto all’anno scorso, quando abbiamo raggiunto risultati più che positivi. Di grande conforto è sicuramento il dato del traffico intermodale: nei primi 5 mesi dell’anno abbiamo movimentato 3.174 treni con una percentuale di share ferroviario che si afgira sul 37%. Merito anche del servizio di navettamento che abbiamo realizzato tra porto e retroporto. 
Quali altri interventi prevedete su questo settore? 
Stiamo lavorando sul raddoppio dei binari di La Spezia marittima con l’obiettivo di poter contare su banchine lunghe 750 metri. Rispetto a questo progetto abbiamo ottenuto dalla Commissione europea un finanziamento da 9 milioni di euro in ambito CEF nella parte dedicata all’uso duale delle infrastrutture di trasporto. Poi stiamo investendo molto nella digitalizzazione attraverso moduli specifici del nostro port community center che ci permettono lo scambio delle informazioni tra i vari soggetti della filiera. Sul fronte ferroviario stiamo lavorando anche per replicare il modello adottato per Santo Stefano a Marina di Carrara. Nell’ambito 1 e 2 dei progetti relativi al nuovo waterfront realizzeremo un nuovo accesso ferroviario al porto nella prospettiva di valorizzare le aree retroportuali. 
Sul breve termine quali sono i progetti che si completeranno per prima? 
Sicuramente gli interventi sul cold ironing sull’attuale molo crociere, in consegna entro i primi giorni di luglio. Ovviamente seguirà tutta la fase dei collaudi e di lavoro sui servizi di fornitura. Da poco abbiamo chiuso la gara da 41 milioni per la realizzazione della rete elettrica che alimenterà tutti i fabbisogni energetici dello scalo.
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