Una logistica più efficiente per l'Italia
«L’Italia dovrebbe pensare la legge Finanziaria partendo dalla logistica, così come avviene in Giappone». La provocazione di Massimo Marciani, presidente del Freight Leaders Council, parte da un mero dato di fatto: «così come il Giappone, essendo un’isola, non può che basare le sue strategie industriali senza prescindere dall’approvvigionamento delle materie, così l’Italia, paese di trasformazione, è chiamato a rendere più efficiente la sua logistica». A maggior ragione oggi, con le difficoltà con i valichi alpini, lo squilibrio modale, la persistente incertezza sulla governance dei porti per i quali «c’è bisogno di continuità strategica, ma soprattutto di competenza tecnica».
Come indirizzare il settore logistico italiano nella giusta direzione?
L’obiettivo dell’aumento della capacità ferroviaria è centrale e gli interventi attualmente in atto sono un segnale incoraggiante. Tuttavia dobbiamo sciogliere un nodo: le oltre 90mila aziende di autotrasporto in Italia sono una ricchezza per il Paese o un freno se abbandonate alla competizione selvaggia come avviene adesso?
La sua posizione sul punto pare chiara...
In Italia le realtà con più di 100 mezzi sono meno di mille, in un panorama europeo dove aziende di questa caratura sono considerate alla stregua di PMI. È chiaro che con queste dimensioni ridotte diventa praticamente impossibile perseguire l’innovazione. Senza contare il fatto che una qualsiasi società individuale è più esposta alle pressioni della committenza sui livelli tariffari. Di fatto la mancanza di strutturazione alimenta un vero e proprio dumping sociale. Una iattura in termini di sicurezza e dignità del lavoro su cui FLC ha posto l’attenzione da tempo.
Dove si è sbagliato?
La semplice partita IVA, la microimpresa con uno o due mezzi va considerata come semplice prestatrice d’opera e non come realtà imprenditoriale. Non voglio sembrare tranchant ma credo sia arrivato il momento in cui le quattordici associazioni dovrebbero lavorare per raggiungere una sintesi. Non dico come in Germania, dove ce ne sono due ma, nel rispetto delle specificità, il quadro andrebbe semplificato, ripartendo dalle situazioni dove già esiste una complessità industriale e processi standardizzati. La verità è che il costo minore di una partita Iva rispetto ad un dipendente ha fatto crescere a dismisura il ricorso all’outsorcing selvaggio che produce disequilibro nel mercato.
Come rendere il sistema logistico più efficiente?
Personalmente credo si debba puntare con forza sulla riorganizzazione e la digitalizzazione dei processi. Intanto, aumentando il tempo di disponibilità di un’infrastruttura a invarianza di spazio. Se continuiamo nelle lotte per il possesso esclusivo di ogni metro quadro a disposizione, indipendentemente dall’utilizzo, non faremo un solo passo avanti. E invece ci sono tutti gli strumenti tecnologici per ripensare i modelli organizzativi secondo un principio semplice: la somma di tante esigenze individuali non corrisponde al bene comune.
Qual è la grande sfida del futuro?
La logistica è fatta di ottimizzazione. Per ottimizzare devo ridurre l’entropia del sistema, attraverso la riduzione delle interazioni. Per raggiungere questo risultato serve più integrazione. Passare cioè da un campo da gioco “balcanizzato”, frammentato in tantissimi operatori, ad uno in cui la condivisione dell’obiettivo finale crei un equilibrio virtuoso. L’alternativa è essere fagocitati dai grandi oligopoli: una soluzione che pregiudica la concorrenza e l’ingresso sul mercato delle nuove energie.