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SETTEMBRE 2022 PAG. 55 - La geopolitica in azienda: una variabile ulteriore per la gestione di sistemi complessi

 



L’apertura della Naples Shipping Week con una visione di insieme in tema geopolitico su Mar Mediterraneo ed oltre, riprende ed arricchisce un dibattito che porta instabilità, conflitti internazionali e valutazione dei rischi connessi ad assumere un ruolo chiave nella gestione dell’azienda, con un impatto concreto e rilevantissimo nel delineare approcci e strategie. 

Il Global Survey pubblicato dalla società di consulenza McKinsey nello scorso mese di marzo identifica l’instabilità geopolitica ed i conflitti come la principale preoccupazione dei capi di azienda, con una significativa percentuale del 57% dei soggetti intervistati, sopravanzando temi di drammatica attualità e di natura più prettamente aziendalistica, quale l’inflazione, la volatilità dei prezzi dell’energia – e le conseguenze arcane ed imprevedibili che potrebbero emergere dai mercati degli strumenti derivati – l’incremento dei tassi di interesse. 

Singolarmente, nessun riferimento viene fatto al rischio climatico, non solo quale tema da valutare nelle strategie di medio termine dell’impresa, ma anche nell’immediato, con grande impatto sul settore della logistica, l’efficienza della supply chain e, in ultima analisi, gli approvvigionamenti. Il tema, tuttavia, ha formato oggetto di numerosi contributi e studi; tra i più recenti, da citare anche per l’autorevolezza della fonte, una ricerca di Yale Envirnomental 360 (1), e della Harward Business Review (2).

La sensazione è che, decisamente, è aumentata la consapevolezza del rischio geopolitico e dell’impatto diretto e potenzialmente violento che può avere su aspetti essenziali della vita dell’azienda e della nostra stessa esistenza, quali le risorse energetiche, le risorse idriche ed alimentari, le capacità produttive e di forza lavoro, con la nascita di figure specifiche quali il Chief Geopolitical Officer, in grado di assistere l’azienda in mitigare le conseguenze di eventi avversi, ovvero, in maniera costruttiva, cogliere le opportunità derivanti da eventi improvvisi o repentine cesure in rapporti che sembravano consolidati ed acquisiti, ovvero erroneamente erano considerati in questo modo. 

Tuttavia, al di là di dichiarazioni di stile, la percezione della complessità dei sistemi che l’azienda deve gestire e con cui dovrà confrontarsi è ancora del tutto insufficiente e carente di un approccio olistico alle diverse questioni. Non a caso - lo conferma la ricerca sopra citata, come la conduzione del business tutti i giorni - della triade “ESG” molto spesso environment prende la veste di un green washing di facciata, mentre di progressi su social e governance se ne vedono davvero pochi. Due temi applicativi: la tutela dei dipendenti e dei consulenti che affrontano trasferte e missioni in un ambiente internazionale percepito come complesso, se non pericoloso; una governance che sia rispettosa, prima che delle funzioni e delle competenze, dei diritti e della dignità. 

Il titolo, però, e l’approccio vuole essere positivo: gestione di sistemi complessi. Siamo alla mappatura a punto zero e gli strumenti ci sono. Si parte.

Enrico Vergani

(1) Yale Environmental 360 (University of Yale) “How Climate Change is Disrupting the Global Supply Chain, 10 marzo 2022  (2) Harward Business Review “How Exposed is Your Supply Chain to Climate Risk?”, 3 maggio 2022.

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