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SETTEMBRE 2022 PAG. 58 - L’Italia e le fonti energetiche la necessità di un ministero

 



Molto argutamente Alcide De Gasperi ebbe a sostenere che “l’uomo di Stato pensa alla prossima generazione, l’uomo politico alla prossima elezione!”. Ebbene mai come in questo periodo storico il Belpaese necessita di valenti uomini di Stato. Certo l’attuale situazione internazionale e geoeconomica scoraggerebbe personalità del calibro di Cavour o Giolitti, ma di certo costoro avrebbero profuso tutte le energie nazionali per strutturare strategie d’uscita e di rilancio nel medio periodo. Ebbene sembra del tutto evidente che con la consunzione degli stipendi bloccati dal 2002 ed erosi dall’inflazione, la crisi delle materie prime determinata da quella dei container e dai noli marittimi, il conflitto nel giardino di casa e le speculazioni di guerra complicherebbero il compito anche a campioni della politica nazionale del loro calibro. Indubbiamente, anche se obtorto collo, bisognerà rimboccarsi le maniche e determinare delle priorità d’intervento politico. Indubbiamente il prossimo governo, a prescindere dalla sua formazione, si troverà a dover affrontare la più impegnativa e dolorosa manovra economica degli ultimi vent’anni che andrà ad incidere fortemente sulle già esigue finanze delle famiglie degli italiani. Certo bisognerà tener duro almeno fino alla prossima primavera dove, presumibilmente, giungeranno i fondi del PNRR, che darà un pochino di respiro, ma fino ad allora bisognerà stringere i denti ed affrontare un periodo di “lacrime, sudore e sangue” come probabilmente lo avrebbe definito Winston Churchill. A complicare ulteriormente questo quadro già di per sé articolato si aggiungono la storica mancata autosufficienza italiana energetica e l’innaturale confronto tra un dollaro corazzato a causa della guerra ed un euro svalutato come non mai nella sua storia. Il conflitto europeo ha dimostrato l’inefficienza della strategia energetica nazionale troppo dipendente dalle fonti russe ed incapace di produrre strategie elastiche nel breve periodo. Eppure già due anni fa (si veda Porto&Interporto gennaio 2020 Trump Soleimani e la crisi iraniana) avemmo modo di sottolineare come la Russia aveva realizzato una vera e propria strategia geopolitica per imbrigliare energeticamente l’Europa con i gasdotti North Stream e il TAP. Orbene è indubitabile che non solo l’Italia, ma anche tutta l’Unione abbia sottovalutato enormemente questo aspetto di certo fondamentale. Così mentre l’Europa lanciava il suo New Green Deal veniva sempre più stretta nella morsa energetica della strategia di Mosca. Un errore gravissimo che si va ad aggiungere all’errato calcolo delle misure sanzionatorie contro la Confederazione Russa che di fatto hanno creato più danni ai paesi membri che al governo di Putin. Infatti come molto lucidamente ha fatto notare recentemente in un suo articolo l’ambasciatore Cosimo Risi: “In media paghiamo il gas il doppio se non il triplo di Cina e Stati Uniti, la Russia ne vende meno verso l’Europa, ma a prezzi più alti verso il resto del mondo. Perdiamo posizioni rispetto ai concorrenti terzi. Il New Green Deal è a rischio”. L’inverno si avvicina e le nostre imprese stanno già affrontando momenti assai difficili. Come può esserci sviluppo industriale con i costi energetici così alti? Come può esserci sviluppo sociale se le nostre aziende sono costrette a ridimensionare la produzione adoperando le riserve di magazzino e abbassando la produzione a causa dell’incremento incontrollato dell’energia? Un vero e proprio paradosso che farebbe invidia a quello di Zenone. Per cui necessita urgentemente che il nuovo governo, a prescindere dalla sua provenienza politica, metta come primo punto una coerente ed efficace strategia energetica capace di confrontarsi con le nuove dinamiche geopolitiche in atto. Naturalmente per far ciò abbisogna di una vera e totale proiezione verso l’esterno con politiche diplomatiche realmente incisive rafforzando quel settore navale e marittimo nazionale così ricco di competenze, ma poco incline ad operare come un unico coerente. Le sfide del prossimo quinquennio saranno sicuramente decisive per il sistema paese ed è bene trovarsi preparati soprattutto in vista dei fondi del PNRR che è opportuno ricordare dovranno essere poi restituiti. L’Italia può ancora essere una nazione leader nello scambio commerciale europeo ed in altri settori, ma necessita di studi di sviluppo seri e coerenti con l’attuale sistema geoeconomico mondiale. Molte sono le ricette adoperabili, alcune presentate proprio sulle pagine di Porto&Interporto, ma bisogna adesso trovare la volontà politica di perseguirle con forza e determinazione. Per cui è opportuno ricordare una massima di De Maistre secondo la quale “Una nazione ha il governo che si merita!”.

Alessandro Mazzetti

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