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DICEMBRE 2023 PAG. 106 - LIBRI

 




Andata in porto. Gioia Tauro. La sfida vincente. Giuseppe Soriero, Rubettino

Il volume apre alla conoscenza del porto di Gioia Tauro, possente leva per lo sviluppo e la coesione Nord/Sud e illustra le ragioni di un primato, le difficoltà successive, gli ostacoli burocratici, gli attacchi mafiosi e oggi le possibili affascinanti prospettive di ulteriore sviluppo. Il 25° anniversario di una sfida vincente è l’occasione per discutere non solo di un porto, ma delle potenzialità straordinarie che dal Mezzogiorno si prospettano per l’Italia e l’Europa. Con 3.500.00 Teus movimentati il porto di Gioia Tauro è di nuovo il “cancello d’Europa nel Mediterraneo” proprio mentre l’Italia è obbligata a ridefinire strategie geopolitiche in quest’area del mondo, per reagire ai danni delle guerre e delle pandemie, dare credibilità alla tutela della salute e dell’ambiente, aprire nuovi scenari per l’energia, la cooperazione e la pace. L’autore coniuga al fascino del racconto originali proposte di sviluppo, invoca la massima trasparenza nella gestione delle risorse, prospetta ai giovani talenti una ragione in più per restare in Calabria ed essere europei. Il libro si apre con la prefazione del Comandante del Porto, contiene gli interventi dei principali protagonisti pubblici e privati impegnati nell’area, i contributi di esperti e la postfazione del Presidente e del Direttore della Svimez.

L’isola che non c’è. Antonio Musarra, Il Mulino

Le Isole Fortunate, l’Ultima Thule, l’isola di San Brendano, Antilia, Hy-Brasil, e con esse molte altre, non sono unicamente elementi geografici: sono luoghi simbolici e fantastici che per secoli hanno attratto gli uomini del Mediterraneo animati dal desiderio di dare forma alla propria immaginazione. Semplici scogli, atolli, ampi agglomerati, veri e propri continenti: la vicenda delle isole e del loro ritrovamento ha animato i viaggiatori e affascinato i letterati. Cristoforo Colombo afferma d’averne incontrate 1.400, secondo una lettera di papa Alessandro VI; 1.700, stando, invece, a un messaggio inviato ai reali iberici. Numeri, questi, assai inferiori rispetto a quelli contemplati per l’Oceano indiano da Marco Polo – ben 12.700 – o dal domenicano Guglielmo Adam – 20.000. Questo libro ricostruisce la storia avventurosa e fantastica della ricerca delle isole in età medievale, in un Oceano che era il luogo del possibile e dell’impossibile. Ne emerge un grande racconto sospeso tra immaginario e conoscenze che si ampliano, tra «scoperte», «conquiste» – spesso devastanti – e reiterate delusioni, legate al desiderio, utopico e mai sopito, di vedere mutata in realtà la sostanza dei propri sogni.

PNRR. La grande abbuffata. Tito Boeri, Roberto Perotti. Feltrinelli

A differenza di quasi tutti i paesi europei, l’Italia ha chiesto il massimo delle somme del programma NextGenerationEU. Per 6,5 euro su 10 si tratta di prestiti. Benché concessi a tassi agevolati, andranno restituiti. La scommessa su cui si regge questa scelta è che il Pnrr aumenterà per sempre il tasso di crescita dell’economia italiana. È una scommessa condivisa da tre governi: il governo Conte II ha chiesto il massimo dei fondi senza sapere bene come spenderli; il governo Draghi, pur avendo la possibilità e il capitale politico per frenare il treno in corsa, ha rinunciato a prendere atto della realtà; il governo Meloni ha fatto alcuni aggiustamenti necessari, ma ha anche ridotto la spesa più importante, quella sull’emarginazione sociale, e ha rimosso gli obiettivi di contrasto all’evasione. Tutti i governi hanno sbandierato stime iperboliche degli effetti positivi del Pnrr, senza alcun fondamento nella realtà. Nessun governo si è posto il problema di come finanziare la gestione futura degli investimenti. Oggi sappiamo che il Pnrr è in forte ritardo, ma questo non è il problema principale. Il Pnrr ha un vizio d’origine: troppi soldi, troppa pressione per spenderli a prescindere, troppo poco tempo per spenderli bene. Stanzia cifre assurdamente alte su spese inutili o deleterie ma “facili” come il Superbonus o “alla moda” come il digitale nelle scuole primarie mentre trascura spese necessarie per la nostra società, a partire da quelle per offrire opportunità ai giovani delle periferie urbane. Quasi tutte le maggiori riforme “epocali”, da cui secondo i governi dipendeva il successo del Piano, sono ferme al palo, e molte sono state abbandonate prima di partire. Cosa si può fare a questo punto? Prendere atto della realtà anziché nascondersi dietro a un dito: rivedere i piani rendendoli più realistici, e forse anche riflettere sull’opportunità di rinunciare a parte dei fondi presi a prestito. Questo non vuol dire rinunciare a essere ambiziosi, solo rinunciare a essere superficiali.


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