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DICEMBRE 2023 PAG. 64 - Spediporto volano di iniziative per Genova e il territorio ligure

 


Spediporto è un esempio virtuoso di associazione dinamica che punta proprio su dinamicità e visione; elementi che mirano alla soddisfazione degli associati ma anche allo sviluppo del territorio genovese. Per questo partecipa attivamente, insieme alle Amministrazioni, al Sindaco, alle istituzioni e tutto il “cluster portuale”, a tavoli tecnici che stanno portando avanti iniziative legate al layout infrastrutturale, fondamentale per alla riqualificazione del territorio. Andrea Giachero, Presidente dell’associazione ne parla a PORTO&interport.

Presidente, partiamo dal 2023 con un bilancio delle attività svolte da Spediporto.

Il 2023 ci ha visto impegnati su diversi progetti, ai quali stiamo lavorando attivamente ormai da qualche anno: cito la Green Logistic Valley e la ZLS, la riqualificazione dello scalo merci del nostro Aeroporto, il progetto di telematica portuale, la progettazione e la realizzazione di percorsi formativi”.   

Circa il consorzio Goas di cui Spediporto è capofila può spiegarci in cosa consiste?

“GOAS, Società Consortile a Responsabilità Limitata nasce nel 2019 dalla volontà di Spediporto di unire l’esperienza e le competenze di un gruppo di imprese associate con un obiettivo comune: valorizzare, incrementare ed efficientare il comparto cargo genovese. Con questa finalità, GOAS è saldamente entrata nel settore della logistica aeroportuale, presentando ad Aeroporto di Genova, il progetto per la creazione e la gestione di un polo logistico. L’obiettivo centrale è l’incremento del cargo aereo, ma è importante anche l’integrazione della movimentazione delle merci tra le aree portuali e aeroportuali, attraverso corridoi logistici controllati, collocati nelle aree del demanio aeronautico. Goas gestisce i flussi di merci per le compagnie aeree, gli spedizionieri, gli agenti; in qualità di fornitori di servizi, di round handling orientati al cliente, grazie al nostro dinamismo, siamo in grado di adattarci al “continuous improvement” imposto dall’attuale mercato e, dunque, di soddisfare aspettative e necessità di vettori e spedizionieri.”

Quali altri aspetti dell’esperienza GOAS vuole sottolineare?

Grazie agli investimenti sulle infrastrutture e alla valorizzazione delle risorse umane, siamo in grado di offrire servizi ad alto valore aggiunto per qualsiasi tipologia di trasporto aereo, con l’inclusione della gestione di commodities speciali, come merci regolamentate, opere d’arte, preziosi, prodotti deperibili, merci oversize e pharma. Per quanto riguarda le merci deperibili, i prodotti farmaceutici e i fiori, che richiedono la gestione della temperatura controllata sia positiva che negativa, assicuriamo che i carichi sensibili rimangano sempre all’interno dell’intervallo termico richiesto dai nostri clienti. Disponiamo inoltre di un caveau con le necessarie caratteristiche di sicurezza richieste dai vettori che operano sullo scalo, le relative operazioni vengono eseguite nella più totale riservatezza. Grazie alle infrastrutture fisiche e digitali di cui disponiamo oltre che ad una pista adeguata, è possibile gestire con successo voli cargo speciali, garantendo i massimi standard di sicurezza e qualità per quanto concerne l’accettazione e la documentazione dei carichi, l’assemblaggio, il build up ed il breakbulk dei pallets, la pesatura delle merci, gli imballaggi, la movimentazione dei container, il carico e lo scarico dei voli gommati in banchina. Inoltre, l’estrema vicinanza con gli uffici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli garantisce flussi di comunicazione snelli ed efficaci con vettori, GSA e spedizionieri. I nostri servizi di handling facilitano l’accettazione, il controllo, il consolidamento e la gestione per la consegna dei carichi alla rampa, agli Spedizionieri ed a tutte le compagnie di autotrasporto gestite dagli stessi o dai vettori”.

Interconnettere porto, aeroporto, ferrovia, città, imprese, cantieristica, è lo scenario di sviluppo che ha come focus l’intermodalità …

La presenza di un aeroporto ha un valore fondamentale per le imprese in generale ma per il capoluogo ligure in particolare, visto che l’industria principale è il porto. Starà al sistema Genova, anzi Italia, saperlo valorizzare in modo adeguato, in funzione delle proprie esigenze e caratteristiche. Certo, non potremo mai competere con territori con un differente tessuto industriale, ma credo sia lecito permettere al nostro scalo di rivestire un ruolo di supporto alle filiere legate all’economia del mare, come la cantieristica, la crocieristica, la nautica da diporto, la pesca, le estrazioni marine, la ricerca e la tecnologia. Settori che, oggi, vedono arrivare le loro merci distanti da Genova, se non addirittura lontane dalle piattaforme nazionali. Lo sviluppo dell’aeroporto dovrà incentivare il consolidamento del rapporto a livello industriale con le principali realtà aeroportuali, fungendo per queste da “polmone”, decongestionandole e permettendo loro di recuperare tutti quei volumi di traffico che, per limiti infrastrutturali sia fisici che digitali, sono stati persi a vantaggio di scali nord europei. 

Un progetto sicuramente importante, dunque, quale è il bilancio e cosa si prevede come volumi di traffico?

Insieme a Spediporto sono coinvolte in GOAS 21 imprese; si tratta di aziende fortemente radicate sul territorio, che occupano circa 730 dipendenti, per un giro d’affari di oltre 250 milioni di euro. Hanno tutte una pluriennale esperienza nel campo della logistica e delle spedizioni internazionali, disponendo di un’ampia e consolidata rete internazionale di uffici ed agenti. GOAS è già operativo ed entrerà in esercizio dal 2 Gennaio 2024, al temine di un iter certificativo che ha condotto al rilascio da parte di Enac dell’abilitazione di Agente Regolamentato. Ci metterà nella condizione di provare sul campo se siamo bravi a “fare sistema”, impegnando risorse economiche e commerciali su un obiettivo comune, grazie proprio a una sfida collettiva che dovrà impegnare tutta la città. Oggi, purtroppo, i volumi di traffico si sono quasi completamente azzerati e il percorso da compiere non sarà semplice. Ma rispettando i tempi e grazie alle opportunità offerte dalla cantieristica e dal comparto crocieristico (ma non solo) dovremmo riportare il tonnellaggio movimentato ai valori almeno del 2009, quando nello scalo genovese sono transitate circa 4700 tonnellate. L’importante sarà mettere in moto il meccanismo; poi, grazie alla visione comune, la crescita diventerà una logica conseguenza.

Le infrastrutture di collegamento a terra saranno sufficienti a garantire il flusso di merci ed i Project Cargo dai volumi particolari?

Sicuramente la situazione non è ottimale – osserva il Presidente Giachero - ma si sta operando per togliere le limitazioni autostradali entro Marzo 2024 e speriamo che per fine anno possa essere garantita una maggiore percorribilità della A26 nella sua interezza oltre che su altre direttrici. Per quanto riguarda il project cargo via aerea, sicuramente il contesto non agevola ma, per quanto riguarda la merce tradizionale, il nostro scalo può essere tranquillamente raggiunto dalle merci in partenza, e lo stesso dicasi per quelle in arrivo, che poi dovranno essere distribuite e consegnate ai destinatari finali. È una riflessione, questa, che faccio con cognizione di causa, perché la mia azienda riceve giornalmente da tutta Europa volumi molto importanti di merce destinata al mercato crocieristico, senza incorrere in ritardi. Certo occorrerà buona organizzazione e un sistema operativo efficiente; ma riteniamo che GOAS, anche grazie agli skills dei propri associati, sia sufficientemente strutturata per vincere la sfida.

Già esistono in Italia iniziative simili a GOAS?

 “Il mercato italiano non è facile, perché gli aeroporti sono limitati e comunque contingentati a un numero minimo di handler, per motivi di sicurezza e di capacità degli scali stessi. Penso che quella portata avanti da GOAS sia un’iniziativa unica nel suo genere, con aziende radicate da anni sul territorio, che hanno messo a fattor comune filosofie aziendali, network, professionalità e competenza, al fine di far ripartire una piattaforma essenziale per il nostro porto e per le Aziende che operano in Liguria e non solo.

Parliamo del terrestre, come vede l’altalena di notizie riguardanti il Terzo valico tra slittamenti e proclami di fine lavori?

Purtroppo viviamo e operiamo in un territorio non semplice dunque gli intoppi sono sempre dietro l’angolo. Siamo all’86% dei lavori eseguiti e si sta procedendo tra mille difficoltà. Mi sembra chiaro che il Governo si sia impegnato a dare priorità, attraverso i fondi PNRR, a quella che è la più grande opera ferroviaria a livello europeo; credo che proprio questo vincolo spingerà le aziende coinvolte a procedere speditamente per chiudere l’opera. Lasciamoli lavorare ed ognuno di noi porti avanti la propria attività a vantaggio del sistema, senza polemiche o lamentele che non faranno altro che rallentare i processi di avanzamento dei lavori.

La rete di connessione dell’ultimo miglio, quanto c’è ancora da fare?

“Chiediamolo agli addetti ai lavori e facciamoli lavorare. Purtroppo gli intoppi legati al nostro territorio, mi ripeto ma è importante sottolinearlo, li conosciamo tutti ma sappiamo anche che è nell’interesse di tutti, in primis del Governo, raggiungere gli obiettivi prefissati.

Quali sono le iniziative inerenti la catena logistica sulle quali intendete lavorare nei prossimi mesi del 2024?

Il settore della logistica è sempre stato in evoluzione, ma la pandemia ha velocizzato in modo repentino questo processo. Restare al passo con i trend internazionali ci permetterà di uniformarci sempre più a realtà che, prima di noi, hanno investito su infrastrutture sia fisiche che digitali e per tali ragioni ci sovrastano in termini di volumi. La priorità va alla digitalizzazione, attraverso la valutazione di tutte quelle tecnologie che aiuteranno a semplificare le operazioni logistiche rendendole più efficienti e ottimizzando le risorse. L’atterraggio dei cavi sottomarini sarà di grande incentivo per le realtà tecnologiche che, in sinergia con le nostre Università, potranno studiare e generare gli applicativi in grado di rendere più smart la nostra portualità. Sarà una grande opportunità per tutti e, quindi per Spediporto che da anni oramai sviluppa la propria progettualità in chiave digitale e sostenibile. Questa evoluzione sarà permessa anche dalla nostra abilità nel saper cambiare la mentalità convenzionale, per sviluppare solide strategie di logistica che siano in linea con gli scenari contemporanei. Una supply chain diventa efficace ed efficiente solo attraverso l’innovazione tecnologica, l’ottimizzazione dei processi e l’integrazione funzionale, in un mondo sempre più interconnesso e digitalizzato nel quale la gestione efficiente del flusso di merci è diventato un fattore chiave per rimanere competitivi.

Spediporto, attraverso una delle sue società controllate, da anni lavora per una digitalizzazione, quali risultati?

I vantaggi sono innumerevoli: in primis per i cittadini, che trovano meno ingorghi di mezzi pesanti nonostante uno sviluppo portuale sempre più spinto e malgrado un sistema autostradale che si prevede resti in condizioni critiche ancora per anni. Inoltre, come noto, la nostra categoria da tempo sta portando avanti un’idea di sviluppo legata ad un “porto delle merci”, ovvero ad un porto che possa contare su una o più aree logistiche immediatamente a ridosso dello scalo, in cui sviluppare attività logistiche green. Parliamo di un’area di oltre due milioni di metri quadri, una logistica di primo miglio, dalla banchina a terra, che possa portare semplificazioni doganali e amministrative al porto e alle sue filiere che, attraverso una zona doganale interclusa, consentirebbero di essere altamente competitive oltre che incentivare un effetto reshoring.

Una zona franca aiuterebbe?

Una zona franca all’interno del porto, magari estesa alla Valpolcevera grazie ai Fast Corridors ed alla ZLS, incentiverebbe il recupero delle potenzialità nell’area portuale (per cui, conseguentemente, anche del settore cantieristico), l’occupazione e l’eventuale investimento di investitori esteri, che a loro volta, potrebbero aiutare il sistema a sviluppare queste aree, nel rispetto degli spazi, sulla falsariga delle zone operative nei loro rispettivi paesi. Ciò porterebbe la merce al centro e, oltre al già menzionato regime di sospensione, si potrebbero effettuare attività di manipolazione, confezionamento leggero, pulitura, trasformazioni e manipolazione ai fini import export.

Peraltro semplificare “fa bene” …

Certo la semplificazione burocratica e digitale ha fatto la fortuna dei porti spagnoli o anche della vicina La Spezia, dove sbarcare un contenitore e trasferirlo a quattro chilometri significa non dover essere sottoposti ad impegni amministrativi e finanziari di varia natura. Semplificare e soprattutto digitalizzare ci aiuterà ad appassionare i giovani alla nostra professione, attraverso l’equazione che noi consideriamo vincente ovvero formazione uguale sviluppo aziendale e conseguentemente del territorio. La formazione è un investimento imprescindibile per continuare ad essere competitivi in un mercato che viaggia alla velocità di una mail o anche più rapidamente; è motivazione, valorizzazione dei propri dipendenti e crescita del welfare aziendale.

In che modo gli attuali fattori geopolitici hanno condizionato i traffici del porto e quali effetti hanno avuto sul settore logistico?

La situazione geopolitica è decisamente allarmante e i due conflitti accentuano un’instabilità già evidente. L’Europa è già sotto stress e si troverà ad affrontare sfide sempre più impattanti, a causa del rischio terrorismo, di quello energetico e delle problematiche legate all’immigrazione. Elementi che andranno a influenzare l’economia mondiale, con problemi in primis per portualità e logistica nazionale. Tra l’altro l’instabilità in Medio Oriente influenzerà non poco i mercati energetici ed il passato ci ha insegnato quanto le crisi petrolifere, la conseguente fluttuazione del trade finanziario abbiano impattato negativamente sull’economia globale e sui commerci mondiali. 

La crisi dei valichi alpini ha influenzato o influenzeranno i traffici del porto?

I ritardi del Paese nella realizzazione delle infrastrutture legate alla logistica, rappresentano un freno allo sviluppo del sistema. Per questo abbiamo perso ben 93 miliardi di euro in mancate esportazioni, pari al 15% dell’export nazionale; per trasportare l’87% delle merci, l’Italia è costretta a utilizzare il trasporto su gomma. Certo, uno dei problemi è la conformazione del nostro territorio, diversa rispetto ad altre realtà maggiormente pianeggianti, ma i limiti sono soprattutto legati alla carenza di infrastrutture ferroviarie, marittime e alla pessima integrazione delle stesse con quella stradale. Il dato del trasporto merci ferroviario, attestato al 13%, è ben al di sotto rispetto alla media europea. Ad acuire i problemi i cantieri in atto, con il Frejus chiuso fino ad agosto 2024, il Gottardo con capacità limitata al 50% ancora per qualche mese, oltre ai problemi del Brennero. Se pensiamo che da questi valichi transita il 60% di tutto l’import/export italiano e il 34% viaggia su ferrovia, garantendo l’approvvigionamento dell’industria nazionale, sono evidenti le ripercussioni sui traffici portuali, già in palese difficoltà per i limiti infrastrutturali e per i disagi legati grandi opere di riqualificazione portate avanti in parallelo.

Il Presidente Giachero chiude l’intervista con un appello: “Occorrono interventi tempestivi per non danneggiare in modo irreversibile le aziende del settore; servono urgentemente azioni politiche concrete e misure a sostegno di un comparto così importante per l’economia nazionale”.

A.D.C.

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