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DICEMBRE 2023 PAG. 69 - Cepim, sinergie per la gestione del nuovo terminal ferroviario

 



Con un fatturato che si assesta sui 12 milioni di euro e gli indici di performance finanziaria ritornati in positivo dopo la parentesi della crisi pandemica CEPIM – Interporto di Parma si conferma in una posizione strategica nella filiera logistica italiana. «Un risultato confermato dalla periodica survey della DGG – Deutsche GVZ-GmbH – l’associazione tedesca di settore, che ci pone al secondo posto in Italia, dopo Verona, e al settimo in Europa». In attesa dell’entrata in servizio del nuovo terminal ferroviario, previsto per la prossima estate, Fabio Rufini, Ad di CEPIM, mette a referto un 2023 positivo sotto l’aspetto dei traffici: «il numero dei treni si attesta intorno ai 3000, in linea con le nostre performance migliori mentre sono stati un milione e trecentomila i mezzi pesanti in entrata e uscita dalla nostra struttura».  

Cosa vi aspettate dall’anno entrante?

Inutile negare l’attesa per il nuovo terminal ferroviario. Si tratta di un’opera che vede un importante impegno finanziario da parte di CEPIM (18 milioni complessivi, metà dei quali cofinanziati con fondi del MIT, dell’Ue e della Regione, per quanto riguarda gli accessi tra interporto e rete nazionale, ndr) e che apre una interessante finestra di possibilità. L’obiettivo è chiudere i cantieri approntati in settembre nei tempi concordati per poter gestire a pieno regime 6/8 coppie di treni al giorno oltre gli attuali quattro. Secondo i nostri piani già nel terzo anno dovremmo tornare in positivo sotto l’aspetto finanziario. 

Come sarà gestito il terminal? 

Stiamo cercando un partner strategico che ci permetta di accelerare lo sviluppo di un’infrastruttura che ci permetterà di movimentare 1.500 treni in più rispetto ad oggi. Abbiamo anche ipotizzato di gestirla in piena autonomia ma abbiamo concordato che lavorando in sinergia con un partner ferroviario si possa ottimizzare meglio la logica dei trasporti, permettendo al settore produttivo del territorio di essere proiettato nei mercati internazionali. Il valore aggiunto dell’interporto deve essere quello di ottimizzare l’intera filiera del prodotto: curando bene il primo e l’ultimo miglio si può creare una sinergia a beneficio dell’economia regionale. 

Qual è la situazione del mercato?

Registriamo dinamiche di grande effervescenza. La spinta dovuta al reshoring e allo sviluppo crescente dell’e-commerce sta saturando gli spazi disponibili.  Stiamo cercando di sfruttare tutte le aree edificabili dell’Interporto per poter ampliare la gamma di servizi offerta dal nuovo terminal, guardando con particolare attenzione alla crescente domanda nel settore food. Inoltre, abbiamo in serbo un progetto per sviluppare e consolidare la cosiddetta “catena del freddo”. 

A che punto sono i piani per lo sviluppo del fotovoltaico?

Su questo punto ci siamo mossi in tempi non sospetti. Circa il 70% delle coperture degli edifici dell’interporto sono coperti da pannelli solari che producono il doppio dell’energia che consumiamo. Con il comune di Fontevivo abbiamo un progetto per trasformare una cava già bonificata in un parco fotovoltaico, continuando a perseguire la strada della sostenibilità. Sotto questo aspetto punteremo molto anche sullo sfruttamento dell’HVO, incentivando i mezzi che operano all’interno della nostra struttura a rifornirsi alla Stazione di Servizio Eni presso l’Interporto.

Quali sono i porti che ambite a servire?   

La Spezia e Ravenna sono gli scali di elezione. Ma guardiamo con interesse ad una collaborazione con il sistema costituito dallo scalo e dall’interporto di Livorno. 

Ulteriori progetti in divenire?

Stiamo migliorando la potenzialità dei raccordi ferroviari all’interno di CEPIM e realizzando l’acquisto di gru per la movimentazione delle merci, grazie ad appositi finanziamenti. Nell’ambito dell’iniziativa sui “parcheggi sicuri” realizzeremo un’area attrezzata per gli autotrasportatori entro il 2024 per un costo di 1,4 milioni di euro, co-finanziati dall’Ue.

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