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DICEMBRE 2023 PAG. 30 - Porto Torres, investimenti e nuove aree per il rilancio

 


Giancarlo Acciaro, past president degli agenti marittimi della Sardegna, amministratore di Shipping Mediterranean SeaLog, è abituato a pensare positivo. Le difficoltà del ciclo di crisi aperto con la pandemia sono quasi tutte smaltite, almeno nell’area industriale di Porto Torres, dove il piano d’investimento in nuovi mezzi, nello specifico due gru da 80 e 120 tonnellate, è confortata da dati di traffico positivo. «Siamo soddisfatti dell’attività portata avanti durante questo anno e per il prossimo anno siamo in procinto di finalizzare un importante progetto che porterà ulteriori traffici. Uno sprone in più a superare qualche difficoltà a livello di spazi che cominciamo a registrare a sul piano operativo». 

Cosa la preoccupa in particolare?

Con l’aumento dei traffici lo scalo sta vivendo una fisiologica “crisi di crescita”. C’è una oggettiva carenza di aree e banchine dove poter depositare la merce alla rinfusa. Il che sta comportando rallentamenti nella programmazione delle operazioni di sbarco e movimentazione. Una situazione che contiamo di risolvere di concerto con l’AdSP, insieme a quella di rincari delle tariffe che sta per la verità investendo un po’ tutti i terminalisti italiani ma che sulle nostre banchine rischia di tramutarsi in extra costi che potrebbero rallentarne lo sviluppo. 

A quale tipo di provvedimento di riferisce? 

Credo che i criteri sulla cosiddetta “sosta inoperosa” vadano un attimo rivisti. Niente contro la volontà da parte dell’ente portuale di limitare l’occupazione delle banchine da parte delle unità commerciali che non effettuano operazioni. Ma gli estremi per l’imposizione della tariffa vanno determinati in base al ciclo operativo complessivo che non è determinato solo dalle operazioni di carico e scarico. Ci sono situazioni inerenti, ad esempio, lo scarico di zavorra od operazioni di manutenzione essenziali alla sicurezza che non possono portare a far scattare automaticamente il provvedimento. Anche alla luce dell’orientamento di altre AdSP che, al contrario, stanno puntando ad una limitazione dei costi per gli operatori per attrarre maggiori traffici. 

Cosa altro serve a Porto Torres nell’area industriale?

Non ci si può limitare solo alle grandi opere infrastrutturale. Per garantire l’efficienza dello scalo serve un piano di manutenzione ordinaria che si occupi una buona volta della pavimentazione e del ripristino delle banchine. Così come, a livello di sicurezza, in uno scalo dove convivono attività passeggeri e commerciali, è necessario evitare qualsiasi tipo di commistione tra i due settori. Per intenderci, se la grandezza sempre maggiore dei traghetti rende necessario l’attracco sulle banchine merci, allora bisognerebbe pensare ad un servizio navetta per il trasferimento dei passeggeri e ad organizzare nel modo più razionale il deflusso dei mezzi. A questo proposito trovo positiva l’iniziativa di alcune realtà private che operano nello scalo che si sono fatte carico dei lavori di risistemazione delle aree prossime alla cinta portuale in modo da ottimizzare gli spazi per i semirimorchi. 

Cosa chiede al 2024?

Io sono ottimista per natura. Abbiamo passato momenti difficili e credo siano maturi i tempi per una ripresa piena delle attività. A patto, però, di riuscire a superare i ritardi cronici che affossano l’adeguamento pieno del nostro sistema portuale. Mi spiego meglio. Mai come ora possiamo contare su finanziamenti di varia natura che possono far fare ai nostri scali un vero e proprio salto di qualità. Ma queste ingenti risorse devono essere spese bene e velocemente. Non possiamo rimanere bloccati nelle pastoie burocratiche. Se vogliamo vincere la sfida non possiamo ottenere i fondi e poi attendere tre anni solo per l’iter amministrativo di un progetto.

G.G.

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