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DICEMBRE 2022 PAG. 38 - FHP consolida la rete adriatica come polo di servizi portuali

 



La scelta di FHP Holding Portuale di realizzare un network in grado di lavorare in sinergia, attraverso la condivisione di best practices e processi operativi, comincia a pagare. In particolar modo nell’Alto Adriatico, dove la relativa omogeneità dei traffici trattati nei terminal di Venezia e Monfalcone ha permesso di offrire un servizio flessibile e articolato rispetto alle torsioni imposte da una contingenza economica particolarmente complicata che si è protratta per quasi tutto l’anno. 

«Soprattutto nel primo semestre, caratterizzato da fenomeni di congestione, con banchine e maestranze occupate per più giorni consecutivamente, poter contare su un’alternativa, spostando i carichi da Marghera e Monfalcone e viceversa, ci ha permesso di alleggerire la posizione dei nostri clienti,» conferma Mauro Marchiori, Executive Director di FHP per il porto di Venezia. «In un contesto in cui aumenti dei costi energetici e inflazione hanno cominciato ad erodere i margini operativi per i caricatori la nostra rete di terminal ha garantito la certezza di attraccare la nave e lavorare la merce trasportata senza l’aggravio di costi legato alle attese in rada. Una performance di gruppo particolarmente apprezzata perché garantisce la certezza delle programmazioni». 

Sullo sfondo di questo riuscito esperimento nel “fare sistema” un andamento dei traffici che per tutto l’anno ha dovuto fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina e l’impennata dei costi. E con una serie di fenomeni che hanno sortito sulle banchine dei due porti rimodulazioni operative e risposte in linea con le rispettive vocazioni commerciali. 

«A Marghera la guerra in Ucraina ha ridotto l’import dei prodotti semilavorati, di quelli grezzi alla rinfusa e delle materie prime direttamente collegate al settore della siderurgia - spiega Marchiori - A questo va aggiunto il rallentamento dei consumi a livello europeo, in particolar modo nel settore automotive della Germania di cui costituiamo uno dei bacini di rifornimento. A compensare parzialmente le perdite una delle conseguenze innescate nel settore dello shipping dall’aumento dei noli dell’ultimo anno e mezzo. Molti dei trasporti che prima erano effettuati via container adesso transitano su unità rinfuse e carrier che tradizionalmente sono ospitate dalle nostre banchine». 

Simile la situazione di Monfalcone, anch’esso uno scalo fortemente dipendente dalle importazioni dal Mar Nero messe in crisi dagli eventi bellici, ma che riesce a mettere a segno un insperato incremento dei traffici. 

«Quest’anno chiuderemo con un aumento dei volumi attorno all’11-12% nonostante la flessione del comparto cellulosa e il blocco dell’import siderurgico dal porto di Mariupol che alimentava i laminatoi di Porto Nogaro» rivela Giancarlo Russo, Executive Director dello scalo giuliano. «Il reperimento della materia prima in aree lontane come il Far East e il Sud America ha reso necessario il ricorso a navi dal dislocamento maggiore per ottimizzare i costi del trasporto. Questo ha reso impossibile portare direttamente a destino il carico parziale rimasto a bordo, circa 400mila tonnellate l’anno, dopo le operazioni di alleggerimento che venivano effettuate tradizionalmente a Monfalcone. Di fatto siamo diventati l’hub di Nogaro che viene collegato via ferrovia, via chiatta e strada». 

A dispetto di rimodulazioni e adeguamenti imposti dall’esterno rimangono intatti i piani di potenziamento in mezzi e infrastrutture, programmati con ampio margine di anticipo sulla crisi. Operazioni portate a termine in questo 2022 e che proseguiranno nei prossimi anni per consolidare la rete adriatica di FHP come un vero e proprio polo diffuso di servizi portuali. 

«Indipendentemente dalla situazione dell’economia abbiamo mantenuto inalterati i nostri piani d’investimento - sottolinea Marchiori - Anche in questo caso abbiamo dovuto fare i conti con elementi esogeni come i ritardi nell’avvio di determinati lavori riguardanti la manutenzione o il rinnovo dell’infrastruttura a causa della carenza di personale o di materiali. La stessa consegna di una serie di mezzi per la movimentazione è slittata di alcuni mesi rispetto al previsto. Tra gli ultimi acquisti spiccano una gru Gottwald, un modello nuovissimo, particolarmente performante ed ecologico e un gruppo di forklift e pale meccaniche per la movimentazione orizzontale della merce anch’esse improntate al rispetto del paradigma della sostenibilità». 

Mezzi green che saranno a breve anche nella dotazione di Monfalcone, alle prese con la finalizzazione del percorso di razionalizzazione delle aree portuali, tassello giudicato fondamentale per rendere più efficienti le performance commerciali e avviare una riorganizzazione societaria già nei fatti.   

«Il percorso avviato dal Comitato di Gestione dell’AdSP, con l’approvazione del piano regolatore, è praticamente concluso. Il porto avrà una sua precisa fisionomia per ritagliarsi un ruolo di primo piano nel bacino del Nord Adriatico. La conclusione dell’iter amministrativo ci darà infatti la possibilità di finalizzare a nostra volta la fusione nell’unico soggetto FHP Monfalcone di CPM e Marterneri. A quel punto con l’unificazione delle due concessioni e la possibilità di usufruire di un unico layout sarà avviato un piano che prevede il rafforzamento della parte ferroviaria, dispositivi per l’abbattimento delle polveri generate dalle rinfuse, l’installazione di pannelli fotovoltaici per l’approvvigionamento energetico delle strutture e dei mezzi per la movimentazione». 

Resta infine l’incognita di un 2023 difficile da interpretare sotto l’aspetto dell’evoluzione dei traffici, fermo restando l’instabilità geopolitica che la guerra ha messo in moto. Per entrambe le realtà terminalistiche la partita si giocherà probabilmente in due direzioni complementari: la capacità di poter essere attrattive sia rispetto ai mercati di prossimità, laddove c’è necessità di garantire nuovi servizi per nuove merci, sia a quelli più lontani, essenzialmente Far East e Sud America, in sostituzione dei servizi tradizionali dal Mar Nero. Con un asso nella manica da giocare: la stretta collaborazione in funzione di un’offerta più flessibile ed efficiente.    

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