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AGOSTO 2023 PAG. 12 - Il peso dei sistemi portuali nella blue economy italiana

 



Il valore della Blue economy in Italia è pari a una volta e mezzo quello dell’agricoltura; quasi l’l’80% del valore aggiunto dell’edilizia, con una base imprenditoriale di oltre 228 mila aziende e una occupazione di 914 mila addetti. Nel 2021 ha superato i 52,4 miliardi di euro crescendo di oltre dieci miliardi in 10 anni. Risultati supportati dal ruolo strategico dei porti che svolgono un ruolo fondamentale all’internazionalizzazione delle nostre aziende. Basti pensare che in Italia circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare per 377 miliardi di euro a fine 2022 con un aumento del 66% nel decennio.

Sono solo alcuni dei dati relativi all’Italia estratti dall’ultima edizione del Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy” di SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo). Un numero speciale che racconta dieci anni di fatti, trend e dinamiche che hanno caratterizzato il settore. 

Da area di passaggio a ruolo di hub euro-mediterraneo

L’Italia importa via mare prevalentemente dalla Cina ed esporta soprattutto verso gli USA. L’industria italiana è posizionata via mare sui mercati esteri soprattutto nei settori macchinari, raffinati, prodotti chimici e mezzi di trasporto, che valgono circa il 60% del import-export marittimo totale. I porti italiani nel 2022 hanno movimentato oltre 490 milioni di tonnellate di merci, con un incremento dell’1,9% sul 2021 e +0,2% sul 2019. Nel corso degli ultimi 10 anni la movimentazione dei porti italiani si è mantenuta grossomodo costante. L’aumento decennale complessivo è stato infatti di circa il 7%. Ad essere cambiata nel corso dei 10 anni è, però, soprattutto la composizione della tipologia di merce che viaggia sul mare attraverso i porti italiani. Nel corso di questi 10 anni si assiste anche, dal 2019 in poi, al sorpasso del segmento Ro-Ro sui container. In particolare, il segmento Ro Ro è stato durante gli ultimi anni il settore più resiliente e vitale. A partire dal 2013, il settore è cresciuto di circa il 55% (contro una crescita del totale delle merci di circa il 7%). Tale traffico, soprattutto quando si configura come autostrade del mare, ha permesso inoltre di garantire sostenibilità al paese attraverso il connubio intelligente con la strada e il ferro. Tant’è che il risparmio in termini di CO2 eliminata - solo nel trasferire traffico dalla strada al mare - è stato nel 2022 di circa 2,2 milioni tonnellate su un percorso medio di 800 km e se ne stimano 2,4 milioni abbattuti nel 2023 (stime ALIS). Inoltre, il 56% del Ro-Ro avviene nell’ambito dei porti italiani mentre il restante 44% è scambiato con l’estero e prevalentemente con Grecia, Turchia e Spagna; si tratta di un traffico di corto raggio che asseconda le esigenze di consumo delle famiglie e favorisce e asseconda le esigenze di reshoring. Il segmento containerizzato ha mostrato la sua resilienza in Italia soprattutto nel periodo pandemico. Nel 2022 sono stati movimentati circa 11,6 milioni di TEU. Il trend degli ultimi 10 anni del containerizzato evidenzia come l’Italia sia comunque cresciuta nel periodo raggiungendo un +15% complessivo rispetto al 2013... ma si mantiene sempre su valori complessivi tra i 10 e gli oltre 11 milioni di TEU al di sotto dei best-competitor euro-mediterranei. Nel decennio, la quota di traffico gateway resta preponderante in Italia (pari al 64%). Nel fare il bilancio dei 10 anni, è interessante distinguere la performance del dei due segmenti gateway e transhipment. La crescita del gateway italiano nel periodo è stata di oltre il 20% frenata solo dall’impatto del Covid. Il transhipment italiano, invece, ha mostrato la sua resilienza proprio nel periodo del Covid e implementatosi nel biennio successivo. 

Hub della transizione energetica, integrati con le aree produttive

La spinta verso la transizione ecologica e l’utilizzo di fonti alternative, contribuirà in futuro a ridurre la domanda di prodotti petroliferi a vantaggio di forme green. Per il nostro paese molte delle iniziative devono tener conto dell’attività dei porti che possono diventare dei veri e propri “hub energetici” per lo stoccaggio e/o produzione di GNL, biocarburanti, idrogeno. Si stimano 5 anni per fare dell’Italia il ponte Mediterraneo del gas attraverso 7 rigassificatori in prossimità dei porti e 5 gasdotti da sud volti a far transitare circa 50 miliardi di metri cubi di GNL e fino a 90 miliardi di gas (a pieno regime) per un totale di 140 mld. Tra Italia e Algeria, ad esempio, sono stati firmati accordi per dare concreta attuazione al progetto. Tra i due Paesi gli accordi proseguono coinvolgendo anche altri attori. Nel luglio 2022, la compagnia petrolifera italiana Eni, l’americana Occidental e la francese Total hanno firmato un contratto di condivisione della produzione di petrolio e gas da 4 miliardi di dollari con l’algerina Sonatrach, di proprietà statale, che fornirà a Paesi come l’Italia volumi significativi di gas naturale. Si va però anche oltre l’estrazione del gas e del petrolio... ad esempio la pipeline tra Italia (Sardegna) e Algeria (quella di GALSI) sarà del tutto nuova rispetto a quelle esistenti e permetterà di trasportare gas naturale ma anche idrogeno e/o ammoniaca. 

I porti del Mezzogiorno si confermano leva strategica per la crescita del territorio 

Con un contributo al traffico merci del 46% anche nel 2022 (invariato rispetto al 2013) pari a 226milioni di tonnellate il Mezzogiorno esprime in tutti i comparti del marittimo valori di peso percentuale molto superiori a quelli di PIL (22%), di numero di imprese e di addetti. Il traffico via mare nel Mezzogiorno ha più valore per il territorio: l’import-export via mare su totale del traffico è pari al 69% contro una quota quasi del 40% dell’Italia. L’import-export via mare del Mezzogiorno nel 2022 ha raggiunto 84,4 miliardi di euro con un balzo del 41% sull’anno precedente; si tratta di una performance anche superiore all’Italia (37,6%). I dati del 2022, segnano poi “una conferma degli scali meridionali” sempre presenti tra i primi posti in classifica nelle diverse tipologie merceologiche; Cagliari, Augusta e Milazzo rispettivamente 2°, 3° e 4° porto in Italia nel segmento energy, Taranto 2° nelle solide e nel general cargo, Brindisi 4° nelle solide, Salerno e Catania 4° e 5° per il Ro- Ro, e benissimo Gioia Tauro che con le performance del segmento container, 1° in Italia, tiene in alto i numeri del Paese. I porti del Mezzogiorno giocano un ruolo chiave sul comparto “Energy” (petrolio greggio e raffinato) rappresentando il 48% dei rifornimenti e delle esportazioni petrolifere via mare del Paese ed essendo il terminale di importanti pipeline dal Nord Africa e dall’Asia. Il Sud ha una presenza importante del settore Ro-Ro e delle autostrade del mare (incide nel 2022 per il 51% sul totale Italia), comparto che ha svolto e sta svolgendo un ruolo chiave in fase pandemica e di conflitto in quanto cinghia di trasmissione di un trade di prossimità e trasporto di veicoli pesanti sottratti alla strada. Le 8 ZES (Zone Economiche Speciali) del Mezzogiorno per le quali il PNRR ha previsto 630 milioni di risorse stanno iniziando ad attirare i primi investimenti. Le recenti stime mostrano nel Mezzogiorno un dato pari a 240 domande di investimento e 55 autorizzazioni uniche rilasciate ai Commissari di Governo (aggiornamento a Marzo 2023).

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