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LUGLIO 2023 PAG. 13 - 100 mln di euro in innovazione tecnologica e gestionale

 



Avviato l’Interporto di Padova sulla strada della piena autonomia energetica, il suo direttore generale, Roberto Tosetto è già proiettato nel futuro. «Il prossimo obiettivo, nel giro di 5 anni, sarà la totale automazione del terminal, una soluzione che può garantire il massimo sfruttamento delle potenzialità della struttura, senza ulteriore consumo di suolo» spiega a margine del convegno “Cinquant’anni di Interporto di Padova”. 

Nel frattempo si gode i risultati di un progetto sperimentale in cui la sua idea di intermodalità “come moltiplicatore di sviluppo del sistema territoriale, in cui quello che è un prodotto finito per uno diventa materia prima per un altro” esce rafforzato sotto l’aspetto della sostenibilità e della sinergia industriale con partner tecnologici di primo piano.  

«Ciò che mi preme sottolineare è che non stiamo applicando in maniera innovativa soluzione tecniche già esistenti per quello che era un’esigenza operativa strategica: posto che già produciamo più energia di quanto siamo in grado di consumare, come poterla utilizzare nelle ore notturne per garantire il ciclo di attività h24? La partnership con OmnisPower ci ha dato la risposta, anche sotto l’aspetto di un modello virtuoso di collaborazione: noi sperimentiamo sul campo i loro prodotti che potranno essere sviluppati per altre applicazioni di mercato».  

Il pallino dell’innovazione è d’altro canto la costante dell’impegno di Tosetto. Un’attitudine ben testimoniata dal suo intervento in occasione della presentazione del nuovo progetto. 

«Negli ultimi 15 anni abbiamo investito complessivamente 100 milioni di euro in infrastrutture avanzate e innovazione tecnologica e gestionale, una scelta che ci fa essere l’interporto più avanzato d’Italia». 

In principio sono state le gru elettriche a portale, installate nel 2007, «dopo aver portato i binari del nostro Terminal Intermodale a 750 metri di lunghezza». 

Poi digitalizzazione e automazione. La prima «ci ha permesso da un lato di dematerializzare le procedure, di arrivare a disporre di un complesso di software gestionale sviluppato da noi che ci permette un controllo in tempo reale delle attività», la seconda, applicata ai gate di ingresso e uscita dei camion, permette di ridurre i tempi di movimentazione dei container, oggi mediamente attorno ai 30 minuti. 

«I gate ferroviari leggono automaticamente i dati di ogni carro e di ogni container, un’operazione che prima si faceva a mano. Grazie alla gestione digitale delle procedure, noi sappiamo in anticipo quali container o semirimorchi arriveranno, la loro destinazione; così quando un camion viene scansionato al portale d’ingresso, nel tempo che impiega per percorrere i trecento metri fino alla sbarra del gate il software analizza e abbina i dati e comunica all’autista esattamente quale sarà la piazzola sotto gru da raggiungere nel terminal. Intanto, stiamo lavorando per realizzare entro il 2024 l’automazione delle operazioni di carico e scarico delle gru elettriche a portale, che saranno senza uomo a bordo.La sequenza delle operazioni e le manovre di movimentazione, alla fine del complesso progetto che avanza per stadi successivi, saranno completamente gestite da un apposito software e l’operatore avrà solo il compito di controllare che non ci siano anomalie». 

La filosofia che sottintende a questa rivoluzione concettuale è presto detta e fa tutt’uno con la questione di una maggiore sostenibilità: «Non ci interessa tanto essere primi nelle classifiche quanto individuare e mettere in atto modelli gestionali virtuosi. Più che alla espansione territoriale indiscriminata, bisogna puntare sulla massimizzazione delle aree già destinate all’intermodale». Per fare questo «serve l’innovazione».

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