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LUGLIO 2023 PAG. 19 - Zes Sicilia Orientale, migliorare i collegamenti di ultimo miglio

 



La ZES della Sicilia Orientale ha preso l’abbrivio. Dopo l’insediamento della struttura commissariale nel gennaio 2022 e l’apertura dello sportello digitale per le imprese nel giugno dello stesso anno il numero delle autorizzazioni rilasciate continua a crescere. Al principio di luglio 2013 gli iter approvati sono 13 in settori nevralgici come l’elettronica, la farmacologia e la logistica ma, come assicura il Commissario straordinario Alessandro Di Graziano, «Ce ne sono altri quattro o cinque in dirittura d’arrivo». Con una conseguenza di rilievo che va al di là dei dati acquisiti: «Si sta sviluppando una rete di relazioni con le imprese a livello nazionale e internazionale che ha superato il centinaio di contatti». «Questo significa che sta passando un messaggio importante: la Sicilia è riconosciuto come un territorio con tutte le carte in regola per poter investire».  

Sotto questo aspetto quali sono i maggiori progetti infrastrutturali a sostegno dell’iniziativa?

Una delle intuizioni più riuscite è stata l’associazione delle ZES agli interventi finanziabili tramite in PNRR. L’obiettivo principale, come ente commissariale, è senza dubbio concorrere al miglioramento dei collegamenti di ultimo miglio, fattore di criticità un po’ per tutto il Sud Italia. Ad oggi le opere rientranti nel Piano, con una dotazione di circa 60 milioni di euro, riguardano la connettività dei porti di Gela, Licata e Riposto e, insieme all’AdSP, dello scalo di Augusta. Senza dimenticare le opere per la viabilità per l’accesso all’interporto di Catania. Tutti impegni, ci tengo a sottolineare, che stanno rispettando in pieno il cronoprogramma indicato. 

In che modo questi interventi influiranno sul futuro dell’isola?

Tra PNRR e fondi europei possiamo finalmente pensare ad una Sicilia in grado di imporsi come hub logistico di riferimento per il Mediterraneo, come logica suggerirebbe. Nei prossimi quattro cinque anni saranno impiegate risorse importanti anche per il settore ferroviario e quello portuale. Risulterà essenziale, come detto sopra, non solo riuscire a realizzare i vari progetti ma a connetterli tra di loro in modo efficiente per evitare i “colli di bottiglia”. 

In questa visione generale, come si articolano i rapporti con l’atra ZES isolana? 

Insieme al Commissario Amenta abbiamo sempre ragionato in un’ottica di sistema che va anche al di là della sola Sicilia. Le ZES sono uno strumento di promozione per l’intero Mezzogiorno e gli sforzi vanno profusi per dimostrare che in questa parte della penisola è possibile investire con tempi europei, in un territorio attrezzato per le esigenze delle imprese.  

Quali sono le altre priorità dell’ente commissariale? 

Siamo in attesa delle decisioni ministeriali circa la proposta di riperimetrazione delle aree di competenza. Si tratta di un’operazione che riteniamo utile nell’ottica di sviluppo di piani strategici più flessibili, capaci cioè di interpretare al meglio i possibili cambiamenti di esigenze da parte delle imprese. Per riuscire nei nostri obiettivi servono strumenti di gestione che non congelano la situazione presente. Sotto questo aspetto sono fiducioso. Due anni fa la ZES era solo un acronimo sconosciuto. Oggi se ne sta capendo la funzione strategica: tra quattro, cinque anni spero sia riconosciuta come una best practice. E per farlo è giusto osare anche qualche cambiamento.      

Per il tessuto produttivo locale le ZES sono viste con più timore o aspettative positive?  

A livello di associazioni industriali ho registrato fin dall’inizio la massima collaborazione. La portata dello strumento come leva di qualificazione territoriale è ben chiara. Ovviamente tutti sanno che la possibilità di aprirsi al mercato rende i singoli settori più suscettibili alla competizione. Ma la portata generale della sfida sta proprio qui. Personalmente sono testimone di tantissime esperienze di possibili connessioni tra realtà che provengono da fuori e realtà locali.   

Sul breve medio termine qual è l’impegno più importante per il futuro della ZES?

Mettere assieme tutti i tasselli, dalle banche all’università ai sindacati, per la creazione di un modello in grado di concepire il sistema tra porti e retroporti come luogo di sperimentazione, di convergenza su obiettivi univoci per la crescita comune del territorio. 

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