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SETTEMBRE 2023 PAG. 18 - Le sfide dello shipping italiano tra sostenibilità e competitività

 



Il ruolo crescente dei traffici del Mediterraneo e la privilegiata posizione geografica sono fattori che l’Italia deve essere in grado di sfruttare appieno.

Il nostro Paese è il candidato ideale a diventare hub energetico meridionale dell’Europa e nel contesto della nuova strategia di sviluppo nazionale.

Diventa quindi indispensabile affrontare il tema dell’energia “che viene dal mare” con interventi infrastrutturali, logistici e procedurali specificamente dedicati, nonché individuando strumenti di finanziamento per sostenere il settore.

In tale contesto le navi – infrastrutture mobili – possono assicurare la flessibilità che manca alle infrastrutture di terra.

I 58 milioni di tonnellate di petrolio arrivano nel nostro Paese quasi tutte via mare ed è necessario preservare la competitività della flotta cisterniera.

La guerra sta incidendo in maniera importante, inoltre, sulla circolazione del gas ed è necessario lo sviluppo di una flotta gasiera, accompagnato da un forte investimento nei rigassificatori e nelle strutture di stoccaggio al fine di assicurare l’indipendenza delle catene di approvvigionamento energetico del Paese.

Per la piena realizzazione delle sue potenzialità, sia economiche sia in chiave di sostenibilità ambientale, l’Italia deve innanzitutto colmare il divario logistico infrastrutturale.

Uno studio di Confindustria e SACE ha evidenziato che se i nostri porti, considerando gli acquisti che fanno le imprese italiane, fossero in grado di recepire tutte le merci in tutti i porti avremmo un differenziale positivo di 70 miliardi. L’Italia è al diciannovesimo posto del Logistics Performance Index della Banca Mondiale 2023. Sono dati allarmanti per un Paese importatore, trasformatore ed esportatore, che fonda la sua competitività nel contesto globale sulla capacità ed efficienza del sistema logistico.

Parola d’ordine: semplificare, a tutti i livelli, la normativa in materia di trasporto marittimo per garantire la competitività del sistema nazionale e delle sue imprese a livello europeo e globale. Da tempo Confitarma promuove presso le sedi competenti un pacchetto di misure volte a semplificare la normativa in materia di trasporto marittimo con una serie di importanti interventi senza oneri a carico dello Stato. 

Ciò, a maggior ragione, considerando che l’imminente estensione dei benefici previsti dal Registro Internazionale alle bandiere UE/SEE rappresenterà una rivoluzione del settore del trasporto marittimo nazionale.

C’è un poi un tema che non può essere tralasciato in questo quadro e cioè il percorso di decarbonizzazione del trasporto marittimo, in cui siamo tutti fortemente impegnati.

Come armatori siamo in fase avanzata sulla sperimentazione di nuovi carburanti meno impattanti, ma per non pochi anni ancora dipenderemo dai combustibili fossili, perché non esistono al momento alternative in grado di coprire il fabbisogno globale a costi efficienti.

Tuttavia lo shipping, per quanto la nave sembri un oggetto inquinante, come si sa, in realtà è il metodo di trasporto più sostenibile per unità di merce trasportata. Basti pensare che il 90% delle merci nel mondo viaggia via mare emettendo meno del 3% di gas serra in atmosfera.

Appare quindi paradossale, che a fronte di questo, il trasporto marittimo sia il primo ad essere inserito nel regime ETS, che rischia di avere conseguenze pesanti in alcuni comparti come ad esempio quello delle autostrade del mare, dato che la loro operatività su base annuale si svolge all’interno delle acquee nazionali e/o europee. 

A regime ETS pieno, il settore ro-pax avrà la maggiore percentuale di allowances da restituire. Si potrebbe verificare purtroppo una chiusura di alcune linee ro-pax essenziali per la continuità territoriale e per le Autostrade del Mare, così da assistere ad un back shift modale su tutto il territorio europeo. Ciò comporterebbe un incremento delle emissioni di CO2 e dei costi delle esternalità con un ritorno di milioni di camion su strada con il conseguente aumento del danno per la collettività visto che un camion scegliendo le Autostrade del Mare risparmia fino al 66% di CO2 rispetto alla modalità tutto strada.

CONFITARMA, in linea con la posizione ECSA, è stata la prima a manifestarsi contraria ad una legge regionale quale è l’ETS rispetto ad una MBMs (Market Based Measures) a livello mondiale, e ha sempre sostenuto che le entrate generate dall’ETS dovrebbero essere raccolte in un fondo specifico settoriale marittimo per sostenere finanziariamente la transizione energetica del settore, contribuire ad abbassare il differenziale di prezzo tra combustibili più puliti e combustibili tradizionali, ridurre i gap di competitività distorta che potrebbero generarsi tra le diverse modalità di trasporto europee.

Mario Mattioli

Presidente Confitarma

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