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SETTEMBRE 2023 PAG. 22 - Fedespedi: La Merce al Centro per superare le criticità

 



Riduzione dei flussi commerciali e reshoring sono sintomi di un profondo cambiamento del sistema produttivo mondiale: del loro impatto sui trasporti e sulla logistica che sarà decisivo nei prossimi anni ne parla Alessandro Pitto, Presidente Fedespedi. 

Il processo di ristrutturazione della globalizzazione procede con un ritmo accelerato. Quali conseguenze sul suo settore di competenza, in particolare?  

Le trasformazioni in atto nel commercio internazionale, e di conseguenza il destino della globalizzazione, è stato uno dei temi affrontati dall’Assemblea di Roma del 27 settembre, approfondito anche nel corso dell’intervento del prof. Manners-Bell.

Se la domanda che ci siamo posti nella nostra relazione di apertura è semplice, rispondere è invece molto difficile e complesso, in sintesi: i fenomeni di cui siamo testimoni e di cui molto si parla, dalla riduzione dei flussi del commercio, alla sua regionalizzazione, ai temi del reshoring o del nearshoring, sono qualcosa che sta modificando in modo permanente il sistema economico internazionale, oppure sono una tendenza che caratterizza questa fase storica in attesa di nuovi equilibri, anche politici?

Perché se è vero che stiamo vivendo una fase di grande incertezza a livello globale, è anche vero che dopo la flessione nell’anno del Covid-19 (2020) gli scambi sono ripresi con grande intensità, nonostante le difficoltà indotte dalla chiusura dei porti cinesi, dalla congestione di quelli statunitensi e di quelli del Nord Europa. Secondo i dati Unctad, nel 2022 il valore dell’export Mondo (in USD correnti) ha superato del 30% i valori raggiunti nel 2019, anno pre-Covid. Insomma, la crisi dovuta alla pandemia è stata abbondantemente superata, almeno su questo piano.

In realtà molte delle incertezze a cui sopra accennavo hanno soprattutto natura politica. Faccio riferimento, ad esempio, alla guerra in Ucraina e alle tensioni tra Stati Uniti e Cina, dove aspetti più strettamente politici (es. la questione di Taiwan) si intrecciano con quelli economici, con il tentativo dei primi di ridurre la dipendenza della propria economia da quella del paese asiatico (cd. decoupling).

Se tutto questo possa condizionare le scelte localizzative e quindi logistiche delle imprese manifatturiere non lo sappiamo ancora con certezza. Sappiamo però che la riorganizzazione delle filiere produttive a livello internazionale è cosa estremamente complessa e tale da rendere difficile una loro ridefinizione in tempi brevi.

Fenomeni di cui molto si parla, quali il reshoring o il nearshoring, sono tutt’altro che evidenti nella pratica e anche fenomeni come quello della regionalizzazione del commercio estero, ossia il ritorno ad una sorta di politica dei blocchi di nazioni omogenee che scambiano tra loro, non ha ancora evidenze certe.

Indubbiamente è aumentato l’interscambio tra i paesi del Sud Mondo, rispetto a quelli tra i paesi del Nord Mondo e tra questi e quelli del Sud Mondo, ma questo fenomeno non può essere letto come dimostrazione della regionalizzazione, in quanto è troppo influenzato da altri fattori come ad esempio la crescita della domanda di beni di consumo dei paesi del Sud Mondo, conseguente all’aumento del reddito medio pro-capite che li ha caratterizzati in questi ultimi anni.

Insomma, siamo senz’altro in un momento molto particolare di trasformazione, in cui è molto difficile stabilire la direzione degli eventi. Proprio per questo è prioritario per le aziende del nostro settore perseguire quelle strategie di flessibilità, di attenzione al mercato, di investimenti mirati sulle nuove tecnologie e sulla crescita qualitativa delle risorse umane che sole possono garantire la capacità di rispondere positivamente alle sollecitazioni mutevoli dei clienti.

Quali sono le strategie e i piani in atto per rispondere all’ondata del cambiamento? 

Dal nostro punto di vista il metodo per essere protagonisti del cambiamento nel nostro settore e portare valore è quello di partire dall’economia reale e dalle esigenze della merce – proprio su questo concetto abbiamo basato il titolo della nostra assemblea annuale lo scorso 27 settembre “La merce al centro”.

Le politiche che governano e fanno funzionare la logistica, infatti, devono essere orientate a quelle di riferimento per il commercio internazionale, per il nostro import-export, per la competitività del Made in Italy e per la crescita del Paese.

Innovazione tecnologica e sostenibilità. Quali sono le principali iniziative che state portando avanti al riguardo?

Nella mia relazione di apertura dei lavori dell’Assemblea ho proprio parlato di digitalizzazione e di sostenibilità come delle “twin transition”, due sfide epocali che stanno rivoluzionando tutto il mondo industriale e in particolare il settore della logistica. Digitalizzazione per noi significa innanzitutto prosecuzione del lavoro per la realizzazione degli obiettivi fissati dalla Missione 3 del PNRR “Infrastrutture per la Mobilità sostenibile,” per quanto in particolare attiene alla digitalizzazione della logistica. 

Due sono le linee di investimento e sviluppo per favorire l’intermodalità e una logistica integrata: da un lato, l’implementazione di una Piattaforma Logistica Nazionale connessa a una rete di Port Community System (PCS) che renda interoperabile il dialogo tra operatori, pubblica amministrazione e nodi logistici, dall’altro le risorse economiche a supporto delle iniziative progettuali degli operatori per la digitalizzazione dei processi logistici. Con riferimento a questo il PNRR ha accolto diverse proposte della Federazione che fin dal 2020 dialogando con le Istituzioni – Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in primis ha messo a fuoco in particolare le esigenze delle imprese per colmare il gap digitale (un gap che pesa per il Paese 36 miliardi di euro l’anno). Confidiamo, dunque, che il rinnovo nella governance di RAM assicuri le medesime modalità di dialogo e collaborazione con gli operatori e le rappresentanze associative, accelerando sullo stanziamento dei 175 milioni stanziati a beneficio diretto del mercato che possano dare un contributo decisivo per colmare il gap digitale e rendere più competitivi gli operatori del settore logistico vantaggio dei traffici commerciali e dell’export del nostro Made in Italy.

Altrettanto sfidante è la partita della transizione green, un dossier che in federazione è stato affidato alla nostra rappresentanza giovanile, Fedespedi Giovani che ha avviato fin dal 2019 un percorso di sensibilizzazione della categoria rispetto al ruolo che le imprese di spedizioni possono giocare nella transizione green del settore logistico. Questo impegno si è concretizzato nel 2023 con il progetto “KPI di sostenibilità ambientale”, realizzato in partnership con il Green Transition Hub dell’Università LIUC e volto a individuare una serie di indicatori di misurazione delle performance ambientali derivanti dall’attività delle imprese di spedizioni. Il tema del calcolo delle emissioni è un una questione centrale e di competitività: in questo senso riteniamo molto importante lo sviluppo che ha visto l’approvazione da parte della Commissione Europea della proposta di Regolamento ‘CountEmissionEU’, per l’adozione dello standard internazionale - il nuovo ISO 14083 - di misurazione delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto merci. Quando parliamo di transizione green, non possiamo dimenticare anche il fattore costo: in vista dell’ambizioso obiettivo fissato dal pacchetto “Fit for 55” (riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030) riteniamo che a livello nazionale ed europeo le Istituzioni debbano sostenere la transizione green del settore garantendo alle imprese finanziamenti per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo che sono fondamentali per arrivare a una reale transizione verde. 

Negli ultimi tempi sta emergendo la questione del cosiddetto “fattore umano”. Quali le priorità su cui bisognerà lavorare al riguardo? Quali azioni sono state intraprese dalla sua associazione? 

La ringrazio per la domanda perché proprio recentemente abbiamo sviluppato un progetto, relativo al welfare aziendale, dallo slogan “Le persone al centro dell’impresa. Le persone al centro di Fedespedi.” L’iniziativa è nata proprio per sottolineare come in un settore come il nostro l’unico vero capitale sia quello umano, sono le persone che abitano i nostri uffici e ci permettono di mantenere competitive le nostre aziende nel mondo. È in quest’ottica che il nostro Advisory Body HR sta portando avanti il suo impegno anche per rendere il settore più attrattivo e più competitivo nel mercato del lavoro anche in sinergia con l’impegno delle Associazione Territoriali che sul territorio allacciano sempre più rapporti con il mondo scolastico e della formazione professionale. 

Il mondo della logistica è molto variegato e le competenze molto differenziate a seconda della tipologia di azienda. Solo tra le imprese di spedizioni internazionali abbiamo verificato, con la ricerca “Disclosing the Forwarding World”, oltre 70 ruoli diversi. 

Le competenze su cui noi stiamo maggiormente insistendo sono due. La prima, molto tecnica, riguarda la compliance e il momento doganale, un servizio che sempre più aziende stanno implementando per assistere le aziende clienti.

La seconda è quella digitale e tecnologica, volta a saper gestire i processi sempre più automatizzati e informatizzati – si alla reingegnerizzazione doganale. Ma mi soffermerei anche su un altro aspetto: certamente nelle nostre imprese serviranno sempre più IT, ma la tecnologia è anche un modo che può aiutare le nostre imprese a rendersi più attrattive. Cambia il modo di fare l’operations, cambia il modo di lavorare in magazzino, con il fattore forza reso sempre meno importante. Non dimentichiamoci poi che la tecnologia ha permesso anche ad imprese labour intensive come le nostre di introdurre forme di flessibilità lavorative e in molte realtà lo smart working strutturato, circa il 50% delle imprese da uno studio che abbiamo condotto lo scorso anno. Oltre alle competenze tecniche nel nostro settore sono altrettanto importanti le soft skills, la sensibilità commerciale e l’attenzione al cliente. 

Il contesto normativo rincorre il cambiamento. Quali sono le principali priorità che il legislatore dovrebbe affrontare?

Un contesto normativo chiaro, semplificato, attuato e aggiornato è imprescindibile per poter lavorare sul livello di qualità dei servizi resi al vantaggio del commercio internazionale: questo è stato uno dei messaggi chiave ribaditi nel corso dell’Assemblea dal nostro Vicepresidente con delega ai progetti normativi, Ciro Spinelli. Il prosieguo del processo di riforma del Codice civile, l’applicazione uniforme a livello europeo della Direttiva IVA nei trasporti internazionali, la definizione delle competenze e il perimetro di azione delle Authority (a partire dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti) richiamando le Istituzioni a costruire un metodo di dialogo con le rappresentanze associative del nostro settore che sia a beneficio diretto delle aziende e che garantisca di attuare riforme in tempi rapidi. Sulla crescita del Paese pesano troppo i tempi lunghi di attuazione delle riforme: due esempi su tutti, l’attuazione del Sudoco – Sportello Unico Doganale e dei Controlli, uno strumento cardine per garantire il coordinamento tra operatori e attori della pubblica amministrazione atteso da vent’anni dagli operatori e il recepimento del Protocollo per l’adozione della lettera di vettura elettronica, il cui iter legislativo dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno e che crediamo potrà dare un contributo decisivo alle progettualità per la digitalizzazione dei documenti di trasporto fornendo un quadro normativo adeguato e di stimolo alla modernizzazione del settore.

Red.Mar.

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