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SETTEMBRE 2023 PAG. 26 - Spediporto, lanciare nel Paese la lotta alla burocrazia

 



Accelerare il processo di riconoscimento delle ZLS, monitorare attentamente il tema dell’aumento dei prezzi, in particolare nel settore energetico, semplificare le procedure “per essere maggiormente competitivi su scala internazionale”. Le priorità indicate da Giampaolo Botta, Direttore Generale di Spediporto, virano soprattutto su quest’ultimo punto. Tanto da annunciare una vera e propria “campagna” per sottolineare l’esigenza di ridurre al minimo la burocrazia nei porti liguri e, in generale, italiani. Intanto, alla vigilia della Genoa Shipping Week, appuntamento che permetterà di fare un bilancio sullo “stato dell’arte” della logistica, risponde a PORTO&interporto su alcuni dei principali temi che riguardano il futuro del comparto.   

Quali fenomeni caratterizzeranno il futuro del settore trasporti e logistica?  

Dopo la drammatica fase della pandemia da Covid c’è stata, da parte di buona parte del mondo industriale europeo, la corsa a riposizionare le proprie filiere produttive avvicinandole ai siti di distribuzione e, dunque, riportandole verso il nostro continente. Ecco, allora che la produzione è stata trasferita dove le condizioni economiche e fiscali sono più favorevoli (Nord Africa, zona del canale di Suez, est Europa). Nel contempo abbiamo assistito anche a un altro fenomeno, quello del riposizionamento di Europa e Stati Uniti rispetto alle strategie economiche di espansione da parte della Cina. Il fatto stesso che anche l’Italia stia rivalutando l’adesione a progetti con la Belt and Road Initiative è il segnale che un meccanismo avviato si è interrotto. Gli scenari che si aprono sono “a tinte forti”: basti pensare alle difficoltà che sta vivendo un grande paese come la Germania, che proprio nella Cina ha il suo maggior mercato di riferimento, e che soffre anche per la concomitante fiammata dei costi energetici. Poi ci sono anche altri fenomeni come il riposizionamento dei grandi operatori della logistica per via dei costi dell’energia ma si tratta di aspetti importanti ma rispetto agli altri secondari. 

Come cambierà l’operatività nel segmento delle spedizioni alla luce di questi fenomeni?

Un ruolo essenziale lo gioca la digitalizzazione, che può consentire una maggiore capacità di integrazione da parte delle piccole e medie aziende con i loro clienti. Fino ad ora si sono “limitate” ad assecondarli, ora devono imparare a integrarsi, per giocare un ruolo maggiormente strategico. Un altro aspetto determinato è quello relativo all’aggiornamento del personale dipendente; finora è stata l’esperienza quotidiana la nostra “università”, ora sarà necessario “tornare sui banchi” per aggiornarsi sulle ultime novità normative. Un terzo, essenziale aspetto è quello relativo al “fare squadra”: si deve condividere, creare gruppi, mettere a fattor comune le eccellenze delle varie aziende creando una rete che finisca per trasformare il nostro settore in un modello per l’economia nazionale.

Innovazione tecnologica e sostenibilità sono due pilastri del futuro. In che modo vi state confrontando con questi temi?  

Il mondo delle spedizioni vuole sempre più riaffermare il proprio ruolo di settore traino per i vari attori della filiera logistica portuale ed aeroportuale; per questo è necessaria un’evoluzione in modo da poter diventare interpreti ma anche attori principali. Siamo in grado di farlo: possiamo, ad esempio, mettere in campo importanti competenze per aiutare a comprendere meglio dove si possano concretizzare idee e progetti legati al PNRR. E poi un aspetto che, come Spediporto, vogliamo portare all’attenzione con una vera e propria campagna: la lotta alla burocrazia, che rappresenta la vera “condanna all’ergastolo” per questo paese.

In che misura sta cambiando il “fattore umano”?

La formazione del personale deve essere il punto centrale, perché rappresenta uno strumento indispensabile per tutelare le imprese italiane. I lavoratori, infatti, sono il bene più grande e prezioso e dobbiamo, dunque, garantirne un’adeguata preparazione sotto tutti i profili e su più argomenti: digitalizzazione, marketing, sviluppo. Il lavoratore non può essere considerato “un numero” ma deve essere fatto crescere per preservarne le competenze in modo che quelle di ognuno siano uniche all’interno di un’azienda. È un’esigenza sentita dai sindacati ma deve diventare un obiettivo comune anche per gli imprenditori.

Riforma portuale. Quale modello sarebbe maggiormente auspicabile?

Per noi il modello spagnolo può essere un buon esempio da prendere in considerazione, ma è essenziale che la regia della portualità resti in mano pubblica. Penso, dunque, a un modello che dia autonomia gestionale alle Autorità di Sistema, sotto una regia centrale che coordini relazioni e strategie tra i principali porti. L’altro aspetto centrale riguarda l’intervento dei privati, che deve portare a una “restituzione” al pubblico in termini di qualità dei servizi offerti.

Una priorità per Spediporto…

Notiamo che la politica, in particolare i nostri rappresentanti a Bruxelles, è un po’ distratta rispetto alle esigenze del nostro settore. Dobbiamo lottare tutti gli anni con le iniziative a livello europeo dei nostri competitor nel silenzio di chi ci rappresenta che, purtroppo, fa poco o nulla per semplificare il sistema. Il mio è un appello forte ai parlamentari europei: porti e logistica devono diventare l’asset economico più importante e per questo devono essere al centro dell’attenzione, anche a livello politico-istituzionale, in modo costante.

Red.Mar

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