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SETTEMBRE 2023 PAG. 40 - Attenzione alle risorse umane dai grandi gruppi armatoriali

 



La sostenibilità è un concetto che va considerato a tutto tondo. I temi sociali ed economici fanno un tutt’uno con la difesa dell’ambiente. Anche il mondo del lavoro, in particolare, nel settore della blue economy deve confrontarsi con questa realtà adeguando strategie e rivendicazione ai profondi cambiamenti in atto. Ne parliamo con il comandante Claudio Tomei, presidente U.S.C.L.A.C. / U.N.C.Di.M./S.M.A.C.D. (Unione Sindacale Capitani Lungo Corso al Comando/ Unione Nazionale Capitani Direttori di Macchina /Stato Maggiore Abilitato al Comando o alla Direzione di Macchina).

Qual è il fenomeno che sta incidendo più profondamente nel settore dello shipping?

Si sta accentuando la concentrazione del settore, con un numero sempre minore di compagnie armatoriali per effetto di una serie di acquisizioni e fusioni. Ne consegue una polarizzazione verso pochi grandi gruppi, che hanno un crescente potere contrattuale verso tutti gli stakeholder, compresi i sindacati: questo ci rende più vulnerabili. Oggi gli armatori registrano le navi dove hanno più convenienza e da qui deriva la sfrenata internazionalizzazione degli equipaggi. Noi non neghiamo l’internazionalizzazione ma vogliamo che i nostri marittimi siano preparati ad operare su navi con equipaggi misti.

L’impatto sulla vostra attività di rappresentanza?

Lo shipping è per definizione un’industria globale, la cui operatività è scandita da una sempre maggiore integrazione fra i soggetti della catena logistica, che ormai i grandi armatori vogliono gestire integralmente. Come sindacato intendiamo continuare a sostenere l’importanza del fattore umano all’interno del cluster, indipendentemente dal numero delle imprese coinvolte e dalla loro appartenenza. 

Innovazione tecnologica e sostenibilità. In che modo vi state confrontando con questi temi?  

Un sindacato moderno e serio non teme l’innovazione tecnologica, che anzi deve sostenere, trovando semmai i modi affinchè le persone sappiano conoscere e utilizzare in modo efficace e sicuro le nuove tecnologie. Quanto alla sostenibilità non vorremmo che parlare di temi sicuramente di interesse come nuove navi, carburanti ecc. facesse dimenticare che il concetto stesso di “sostenibilità” include anche quella sociale: questo dovrebbe significare una maggiore attenzione da parte delle imprese alle risorse umane. USCLAC-UNCDIM-SMACD è socio dell’Istituto Italiano di Navigazione, ente che ha fra le sue finalità lo sviluppo tecnologico nel ramo trasporti. 

Come giudicate la crescente attenzione verso il “lavoro” nell’operatività del settore?

Possiamo dire che, finalmente, sta (ri)emergendo la questione del “fattore umano”, che noi peraltro non abbiamo mai considerato come passata di moda. Che ai lavoratori marittimi si chiedano sempre più competenze e sforzi è sotto gli occhi di tutti, per questo noi insistiamo da sempre sull’importanza imprescindibile della formazione. Come USCLAC-UNCDIM-SMACD ci battiamo anche da sempre per una maggiore presenza delle donne nel settore.

Riforma portuale. Qual è il modello preferibile? 

Non entriamo nel merito della riforma portuale, che non spetta a noi giudicare. A livello politico riteniamo che i legislatori debbano darsi da fare per togliere quelle barriere che oggi limitano l’accesso al lavoro marittimo, semplificando e aggiornando normative oggi superate. Le navi di bandiera italiana sono gravate da un fardello burocratico che costa 150 mila euro anni/nave rispetto ai competitor esteri. Oggi ci sono tante opportunità nel lavoro marittimo, le compagnie di navigazione hanno un gran bisogno di direttori di macchina ed ufficiali di coperta, per esempio.

Quali le priorità delle vostre sigle sindacali?

Ne citerei due: il primo è l’inserimento del lavoro marittimo nell’elenco di quelli “usuranti”, con il riconoscimento dei benefici ai lavoratori che ne conseguirebbe, una nostra storica battaglia. Il secondo è la revisione dell’inquadramento giuridico dei comandanti, sui quali a causa delle normative attuali, obsolete, ricade un carico davvero eccessivo di responsabilità, civili e penali. Il comandante di una nave oggi ha compiti simili a quelli di un manager di azienda, e come tale va considerato.

Cosimo Brudetti

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