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SETTEMBRE 2023 PAG. 66 - LIBRI

 


La speranza africana  Federico Rampini, Mondadori

Il nostro futuro si giocherà in Africa. Il mondo la osserva con un’attenzione nuova. È il baricentro demografico del pianeta: lì si concentrerà la crescita della popolazione in questo secolo, mentre la denatalità avanza altrove. Un’altra sfida riguarda le materie prime, in particolare materiali strategici nella transizione verso un’economia sostenibile: molti dei minerali e metalli rari indispensabili per i pannelli solari o le auto elettriche vengono estratti in Africa. Del continente gli italiani conoscono solo una narrazione pauperistica e catastrofista. L’Africa è descritta come l’origine della “bomba migratoria” che si abbatterà su di noi. Viene compianta come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: quelli occidentali o la nuova invasione da parte della Cina. Fa notizia solo come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo. Dagli anni Settanta, quando si spensero le prime speranze di rinascita nell’epoca dell’indipendenza post-coloniale, l’Occidente ha mescolato la sindrome della pietà, i complessi di colpa e una “cultura degli aiuti umanitari” destinata a creare dipendenza e corruzione. Contro gli stereotipi s’impone una nuova narrazione. Ce la chiedono autorevoli personalità africane, che si riprendono il diritto di raccontare l’Africa così com’è davvero, senza piangersi addosso, ribellandosi ai luoghi comuni occidentali. L’Africa non è una nazione, è un continente immenso con diversità enormi, dal Cairo a Johannesburg, da Addis Abeba a Lagos. Non è solo sofferenza e fuga, come dimostra la sua straordinaria vitalità culturale. A New York, Londra e Parigi siamo invasi da romanzi, musica, film, pittura e mode creati da nuove generazioni di artisti africani. La diaspora brilla per le eccellenze: negli Stati Uniti i recenti immigrati dall’Africa hanno dato vita a una delle comunità etniche di maggior successo. Esiste un protagonismo africano. Sbagliamo quando descriviamo il continente soltanto come “oggetto” di manovre altrui (America, Cina, Russia, Europa). Senza ricadere nelle illusioni dell’Afro-ottimismo che già si sono accese e spente nei decenni passati, questo saggio è una provocazione contro la pigrizia intellettuale e un antidoto contro le lobby che usano l’Africa per i propri scopi. Il nostro sguardo deve cambiare perché lo sguardo degli africani su se stessi sta cambiando. Fallito il modello degli aiuti, fallite le dittature e gli statalismi, mentre c’è chi tenta di importarvi il “modello asiatico”, noi europei dobbiamo uscire dalla nostra passività. Quasi un ventennio fa, Federico Rampini fece scoprire agli italiani un’Asia nuova, in vorticoso cambiamento, con i bestseller Il secolo cinese e L’impero di Cindia. Oggi affronta con lo stesso approccio spregiudicato il Grande Sud globale, guidandoci nella sua riscoperta senza paraocchi, da testimone in presa diretta, attraverso reportage di viaggio e dando la voce a personaggi che fanno la storia.


Fuori dal tunnel Nathalie Tocci, Solferino

La crisi finanziaria, quella dei flussi migratori, l’ondata nazional-populista, la pandemia, la guerra e la crisi energetica. L’Italia e l’Europa appaiono sempre più schiacciate da una catena di emergenze legate tra loro a doppio filo e da quella più devastante di tutte, la crisi climatica, così drammatica da indurci a ignorarla, ma che segnerà le nostre vite e soprattutto quelle dei nostri figli.

Spento un incendio ci si affretta ad arginare il fuoco successivo, adottando spesso soluzioni contraddittorie tra loro. L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato in primo piano la questione della sicurezza energetica, con il rischio di accantonare la transizione ecologica, pilastro cardine del Green Deal europeo. Ma, come spiega Nathalie Tocci in queste pagine, è proprio riconciliando sicurezza e transizione energetica che l’Unione europea sta rilanciando il processo di integrazione dopo quasi vent’anni di stagnazione. La transizione ci sarà e non sarà l’ultima, è solo più complessa e richiede una visione strategica che tenga conto degli impatti sociali ed economici. E consideri le conseguenze geopolitiche: sul piano interno (il rischio di diseguaglianze crescenti con impatto sui populismi in Europa), a livello regionale (nel Mediterraneo, soprattutto con Paesi vicini nel Nord Africa), e a livello planetario (con le tensioni tra Usa e Cina destinate ad aumentare). Una «missione possibile» con cui l’Italia può tornare a essere protagonista internazionale e l’Europa uscire rafforzata.

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