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SETTEMBRE 2023 PAG. 51 - Otto proposte per liberare le risorse della blue economy

 



Sono quelle elaborate da The European House – Ambrosetti sulla scorta dell’elaborazione e approvazione da parte del CIPOM (Comitato interministeriale per le Politiche del Mare) del Piano Nazionale del Mare, lo strumento di programmazione di cui si sono dotati Governo e Parlamento per avviare una politica marittima unitaria e strategica, da aggiornarsi con cadenza triennale. A fare da sfondo alla proposta, la città portuale di Trieste, scelta per la prima edizione del Forum Risorsa Mare, iniziativa che prevede un appuntamento di confronto annuale e itinerante (una città portuale del Paese diversa per ogni edizione). 

Secondo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti su dati 2023 della Commissione Europea, nel 2019 il valore aggiunto prodotto dall’economia del mare nei 27 Paesi dell’Unione Europea è stato pari a 184,9 mld di euro (1,5% del totale economia dell’UE-27) e gli occupati sono pari a 4,5 milioni (2,3% del totale occupati dell’UE-27). In questo contesto l’Italia gioca un ruolo di primo piano essendo il terzo Paese dell’UE sia per valore aggiunto – con una quota di 24,5 miliardi – sia per occupati – con oltre 540mila posti di lavoro. Un sistema economico che contribuisce con circa 65 miliardi al PIL del Paese, con un moltiplicatore di 2,7 (1 euro prodotto nell’Economia del Mare ne attiva altri 1,7 nel resto dell’economia). 

“Il Piano del Mare è un ottimo punto di partenza per semplificare la governance di un comparto molto complesso e soggetto ad una forte competizione internazionale” spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “L’Italia ha le carte in regola per affermarsi come un player di rilievo internazionale in tutti gli ambiti – come quello del Floating Wind offshore o della Subacquea – che possono dare un contributo importante non solo in termini di crescita ma anche nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del nostro Paese. In particolare, nelle 16 direttrici del Piano del Mare, abbiamo individuato otto aree di investimento strategico per il sistema-Paese. In questo senso la nostra iniziativa, complementare al Piano del Mare, si prefigge di orientare gli investimenti pubblici e privati legati al mare nelle filiere più promettenti, promuovendo una sempre maggiore coesione tra gli operatori del settore e stimolando nel concreto la collaborazione tra pubblico e privato”.  

Le otto proposte di azione lanciate nel corso del Forum prendono spunto dalle 16 direttrici che prevedono tutela e valorizzazione della Risorsa Mare dal punto di vista ambientale, logistico, economico; valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale; promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole; promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale e infine valorizzazione del demanio marittimo

Logistica e portualità
L’Italia è leader - nel Mediterraneo e in UE - per il trasporto marittimo a corto raggio e detiene la maggior quota di mercato (38%) nei servizi delle Autostrade del Mare. Grazie a questi primati, in un contesto di progressiva regionalizzazione delle catene del valore, l’Italia può affermarsi sempre più come piattaforma logistica di connessione per i flussi tra Europa, Asia e Africa. A tal fine, il sistema portuale italiano dovrà - per migliorare le connessioni intermodali - adottare nuove tecnologie digitali al fine di efficientare le funzioni dei porti per trasformarli in hub energetici che possano essere capofila della transizione sostenibile. Sono quindi tre le direzioni delineate sulle quali agire:
1) Dotare il Sistema Portuale italiano di una governance unitaria per superare l’attuale frammentazione e rafforzarne il coordinamento, favorendo la pianificazione e attrazione di investimenti di lungo periodo;
2) Assegnare autonomia finanziaria e manageriale alle Autorità Portuali per attrarre investimenti anche attraverso l’articolazione di partnership pubblico-private;
3) Istituire una Cabina di Regia degli investimenti portuali che definisca le priorità di allocazione di fondi verso sostenibilità ambientale, digitalizzazione e sviluppo infrastrutturale.

Industria marittima
Sebbene l’Italia sia ai vertici mondiali nella cantieristica navale ad alta complessità tecnologica (la cantieristica navale italiana conta oltre 1.300 imprese coinvolte direttamente nel settore) subisce un problema di mancanza di competenze e di perdita di competitività rispetto ai Paesi con una normativa fiscale e una regolamentazione più attrattiva come Cipro e Malta. 
Serve quindi formare e mettere a disposizione del settore marittimo e della cantieristica i profili specializzati necessari dando vita a un’Academy Formativa in grado di attrarre giovani talenti dall’Italia e dall’estero, che sviluppi profili multidisciplinari coerenti con i fabbisogni attuali e prospettici del settore e che abbia una forte permeabilità con il settore privato e l’industria. A livello amministrativo è necessario snellire, semplificare e digitalizzare le procedure oltre che promuovere in UE un allineamento normativo e fiscale tra i Paesi Membri, contrastando l’attuale dumping fiscale di Paesi come Malta e Cipro.

Energia dal mare
Nel Mediterraneo scorre il 65% degli approvvigionamenti energetici europei: l’Italia ha l’opportunità di assumere un ruolo centrale di piattaforma energetica intercontinentale implementando le più avanzate tecnologie per produrre energia sostenibile come i parchi eolici offshore galleggianti.
Grazie alle caratteristiche infrastrutturali - installazione in acque più profonde con venti più forti a maggior potenziale energetico, collocazione lontano dalla costa e quasi invisibili nel paesaggio e minor impatto su ambiente e fauna - i parchi eolici offshore galleggianti rappresentano la possibilità di accrescere la produzione di energia rinnovabile da fonte eolica. L’Italia, infatti, grazie alle caratteristiche morfologiche ed alla conformazione dei fondali marini, ha un potenziale di 207,3 GW pari al 62% del potenziale di energia rinnovabile.
L’Italia deve promuovere un’azione di sistema per favorire lo sviluppo della filiera dell’eolico offshore attraverso la creazione di un processo di consultazione preventiva tra Stato ed Enti Locali per definire le aree di sviluppo dell’eolico offshore superando disallineamenti e ricorsi. 
È fondamentale un’azione di semplificazione normativa per ridurre i tempi di realizzazione degli impianti e superare il limite previsto dalla Bozza del Decreto Aree Idonee che penalizza l’eolico offshore, oggi conteggiato solo per il 40% della potenza effettivamente installata. 
La definizione di un obiettivo di almeno 20 GW di eolico offshore installato al 2050 all’interno del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima rispetto al target attuale di soli 2,1 GW al 2030) stimolerebbe gli investitori verso il Paese.

Filiera ittica
L’Italia è al terzo posto in UE-27 per il valore della produzione della filiera ittica (quasi €1,4 miliardi nel 2019) e al primo posto per valore unitario della produzione. Per mantenere e rafforzare la propria rilevanza, l’Italia deve promuovere la sostenibilità della risorsa ittica nel bacino del Mediterraneo e affrontare il problema della mancanza di competenze. La priorità è quindi quella di dotare i lavoratori della filiera di titoli di studio appropriati – rilasciati da istituti tecnici specializzati – e sostenere un processo di innovazione attraverso l’insegnamento e la diffusione di modelli e metodi di pesca sostenibile. I lavoratori del settore devono essere maggiormente responsabilizzati riconoscendo loro un ruolo di presidio ambientale del mare, nei processi di monitoraggio e di collaborazione con la ricerca scientifica. Il ricambio generazionale sarà promosso anche con un’opportuna gestione e governo dei flussi migratori attraendo un adeguato numero di giovani dai Paesi limitrofi nel Mediterraneo.

Tutela Ambientale
Il Mediterraneo è seriamente minacciato dal cambiamento climatico e l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di arrivare al 30% delle aree marine protette entro il 2030 settato dall’EU. In questo contesto le imprese italiane che operano nel comparto rappresentano una risorsa per una gestione sostenibile del mare. È quindi indispensabile finalizzare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) per la pianificazione e l’attuazione delle azioni di adattamento e favorire la collaborazione fra le eccellenze dell’ecosistema italiano di ricerca e innovazione attraverso la collaborazione pubblico – privato. Inoltre, si propone di creare un Centro di Ricerca sul Climate Change e sui suoi impatti nel Mediterraneo in cui ci sia una forte componente applicata, volta alla ricerca e sviluppo di soluzioni e tecnologie di frontiera (es. produzione di energia da moto ondoso, ecc…).

Dimensione Subacquea
Seppur ampiamente inesplorata, la dimensione subacquea e i fondali marini hanno una rilevanza strategica a livello energetico (per le principali pipeline), di tlc (per i cavi che veicolano il 97% del traffico internet globale), per le risorse minerarie che alimentano lo sviluppo industriale tecnico-scientifico e per la difesa e sicurezza nazionali. Nel dicembre 2022 l’Italia ha istituito il Polo Nazionale della Subacquea per aggregare i diversi settori industriali e della ricerca e far convergere gli sforzi di sviluppo tecnologico: un’iniziativa che non ha eguali in UE ma che ha una dotazione economica di soli 2 milioni di euro. Occorre quindi potenziare il Polo con opportune risorse e competenze in modo che possa diventare la Cabina di Regia per lo sviluppo di una supply chain nazionale che assicuri leadership tecnologica al nostro Paese.

Turismo costiero
L’Italia è la quarta destinazione turistica in UE, un posizionamento cui contribuisce la risorsa mare. Tuttavia, in assenza di sinergie con altri settori, il turismo costiero genera un impatto economico limitato ed è soggetto a una marcata stagionalità. Inoltre, il settore crocieristico rappresenta un’ulteriore leva di sviluppo con 9,3 milioni di crocieristi movimentati nel 2022: l’Italia è la prima destinazione croceristica in Europa, attraendo il 27% del totale passeggeri. Mancano però un presidio di alta formazione per le professionalità del turismo con un centro ricerca, una scuola di dottorato, una vocazione internazionale con accordi di collaborazione per temi rilevanti con le migliori università del mondo.

Cooperazione Internazionale
La principale sfida per la cooperazione internazionale nel bacino del Mediterraneo riguarda le migrazioni e i trend demografici. Tra il 2021 e il 2035, si stimano +230 mln di abitanti nel Mediterraneo Allargato, +56 mln di abitanti nel solo Mediterraneo, -15 mln di abitanti nell’UE e -2,6 mln abitanti in Italia. La crisi demografica – “l’inverno demografico” – comporta una perdita economica che raggiungerà 1/3 del PIL italiano nel 2050. Inoltre, in uno scenario con circa 8 mln di italiani in meno, la produttività dovrebbe almeno raddoppiare rispetto al dato attuale per evitare l’esplosione del rapporto debito pubblico/PIL e delle spese sanitarie. 
Tra le possibili leve per gestire lo squilibrio demografico, la corretta gestione dell’immigrazione rappresenta un’opportunità a patto che venga trasformata da emergenziale a strutturale. Per realizzare una gestione efficace e rendere l’immigrazione un’opportunità di sviluppo per il Paese, l’Italia dovrà:
• Aumentare per i prossimi 5 anni la quota massima di ingressi in Italia a 250.000/anno (massimo 2007, 100% delle richieste attuali), eliminando i click-day;
• Consentire l’ingresso regolare in Italia anche in assenza di un contratto di lavoro, previa verifica anticipata di requisiti minimi;
• Sviluppare una politica d’immigrazione selettiva, selezionando profili e Paesi di origine e promuovendo politiche di attrattività in loco anche grazie alle rappresentanze estere nei Paesi strategici;
• Facilitare i riconoscimenti dei titoli di studio esteri e delle abilitazioni professionali rilasciando Student Visa automaticamente convertite in permesso di lavoro in caso di assunzione dopo gli studi;
• Realizzare una legge sull’immigrazione che favorisca, oltre agli ingressi, anche meccanismi di integrazione e mobilità sociale.
Stefania Vergani
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