Conftrasporto chiede correttivi al DDL Bilancio
Nel corso dell’audizione sul Disegno di Legge di Bilancio 2026 (A.S. 1698), Conftrasporto-Confcommercio ha espresso apprezzamento per la linea di prudenza adottata dal Governo nella gestione dei conti pubblici, ma ha al tempo stesso richiamato l’attenzione su una serie di criticità che potrebbero incidere in modo significativo sull’operatività del settore del trasporto e della logistica.
Per l’associazione alcuni interventi previsti dal DDL necessitano  di una revisione o di un maggiore approfondimento per assicurare strumenti di reale sostegno alle imprese. 
Uno dei primi nodi riguarda l’articolo 4, relativo alla tassazione dei rinnovi contrattuali. Dopo la firma, nel dicembre 2024, del nuovo contratto nazionale del trasporto e della logistica – frutto di un confronto ampio e condiviso tra le parti sociali – Conftrasporto ritiene importante estendere anche a tale annualità il beneficio della detassazione previsto dal DDL. Ciò rappresenterebbe un riconoscimento del valore della contrattazione collettiva e un contributo concreto al contrasto del dumping contrattuale.
Particolarmente critica è poi la formulazione dell’articolo 26, che vieta la compensazione di crediti d’imposta ai fini contributivi e previdenziali. Tale disposizione rischia di “paralizzare l’operatività dell’intero settore”, in quanto molte imprese di autotrasporto utilizzano i rimborsi parziali delle accise per compensare i versamenti a INPS e INAIL, mantenendo così regolare il DURC. L’associazione auspica che la norma venga modificata durante l’iter parlamentare per evitare “una vera e propria stangata per il comparto”. 
Preoccupazioni emergono anche in merito all’articolo 30, che anticipa al 2026 il riallineamento delle aliquote di accisa su gasolio e benzina, inizialmente previsto entro il 2029. La misura, pur garantendo un saldo positivo per le casse dello Stato stimato in oltre 550 milioni di euro, comporterebbe un aggravio immediato per cittadini e imprese, in particolare per quelle che ancora si affidano a flotte a gasolio. Conftrasporto sottolinea l’importanza di mantenere il beneficio del gasolio professionale, strumento essenziale per la competitività delle imprese italiane rispetto ai partner europei, e chiede di estendere tale agevolazione anche ai bus turistici, oggi esclusi. 
Soddisfazione parziale viene invece espressa per l’articolo 95, che rifinanzia i crediti d’imposta per le Zone Logistiche Semplificate (ZLS) e la ZES unica, misura ritenuta positiva ma che necessita di un coordinamento più stretto con le altre disposizioni fiscali. 
Sul piano delle politiche settoriali, Conftrasporto invita il Governo a rafforzare alcune misure strategiche. In particolare, chiede un incremento delle dotazioni per il Ferrobonus, fondamentale per incentivare il trasporto merci su ferrovia, oggi penalizzato dai cantieri sulla rete e dalla mancanza di fondi già promessi. Allo stesso modo, l’associazione propone di potenziare il sostegno al trasporto intermodale mare-strada, considerato un asset chiave per l’accessibilità del Paese e per lo sviluppo di economie territoriali connesse alle autostrade del mare, oggi messe alla prova dai costi derivanti dall’applicazione del sistema ETS. 
Un ulteriore fronte di preoccupazione riguarda i tagli e le rimodulazioni agli stanziamenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che rischiano di indebolire il supporto pubblico a un settore strategico per la competitività nazionale. 
Sul tema della decarbonizzazione, Conftrasporto ribadisce che la transizione ecologica del trasporto non potrà realizzarsi senza un quadro normativo ed economico adeguato. Da qui la richiesta di rafforzare il fondo per il rinnovo dei veicoli pesanti, includendo anche i bus turistici, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica. L’associazione suggerisce di valorizzare le soluzioni già disponibili come HVO, GNL e bio-GNL, in grado di ridurre concretamente l’impronta carbonica “dal pozzo alla ruota”. Propone inoltre che una parte dei proventi delle future aste del sistema ETS2, operative dal 2027, sia destinata a finanziare questi interventi. 
Conftrasporto chiede poi un intervento normativo per rendere competitivo e omogeneo il quadro regolatorio per gli operatori di distribuzione dei prodotti energetici, con un’attenzione particolare al bunkeraggio marittimo, settore strategico ma ancora privo di una disciplina aggiornata. 
Sul piano della competitività portuale, l’associazione segnala una forte disparità derivante dalla possibilità per le Regioni di applicare un’aliquota fino al 25% sui canoni delle concessioni demaniali marittime. Ad oggi, solo Lazio e Campania esercitano tale facoltà, ma con effetti distorsivi che penalizzano operatori e porti di quei territori. Conftrasporto propone quindi di eliminare la tassazione regionale o, almeno, ridurre l’aliquota massima al 5%, così da garantire condizioni eque tra porti diversi e un accesso non discriminatorio alle infrastrutture. 
Infine, l’associazione richiama l’attenzione sul comparto del delivery, ancora privo di una cornice normativa adeguata. Conftrasporto auspica la creazione di regole chiare ed equilibrate che consentano una crescita sostenibile e responsabile di un settore sempre più centrale nelle economie urbane e territoriali.


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