Header Ads

Porti d’Italia SpA, verso una governance unitaria.



Intervento a cura del Contrammiraglio (Cp) aus. Rosario Marchese, consigliere del ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare 

È da poco stato presentato — ed è in via di approvazione — un disegno di legge che riorganizza il sistema dei porti italiani. La riforma della portualità rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi degli ultimi vent’anni di razionalizzare e rafforzare il sistema portuale nazionale, rendendolo più competitivo e moderno. 
Cuore del disegno è la nascita di Porti d’Italia S.p.A., una società a controllo pubblico che avrà il compito di gestire, in concessione pluriennale, le infrastrutture portuali di interesse strategico nazionale. La riforma mira a superare la frammentazione decisionale che per anni ha rallentato investimenti e pianificazioni, puntando su una visione unica di rete capace di orientare in modo coordinato gli interventi e gli investimenti infrastrutturali. 
Grazie a una regia nazionale unica, il sistema Italia potrà “parlare con una sola voce” nei tavoli europei e internazionali, rafforzando il proprio peso strategico. 
Un altro pilastro della riforma è la semplificazione amministrativa. Sono previsti meccanismi acceleratori ispirati alle best practice europee: tempi più rapidi, sportelli unici e procedure coordinate a livello centrale. 
In questo senso, Porti d’Italia S.p.A. diventa una vera “centrale operativa della modernizzazione”, in grado di ridurre la burocrazia e accelerare la realizzazione delle opere strategiche. 
La riforma guarda con attenzione alle esperienze internazionali di maggior successo. 
• In Spagna, “Puertos del Estado” coordina 28 Autorità Portuali autonome ma soggette a obiettivi comuni e indicatori di performance. 
• Nei Paesi Bassi, il “Port of Rotterdam” è gestito da una società per azioni pubblica (Comune 70%, Stato 30%), con missione commerciale e capacità d’investimento industriale. 
Porti d’Italia S.p.A. si colloca a metà strada tra questi due modelli: condivide con la Spagna la regia statale e con Rotterdam la logica industriale e manageriale. È senza dubbio, un passo avanti verso un sistema portuale nazionale moderno, competitivo e integrato. 
Il piano di riforma, inoltre, prevede azioni concrete: 
• Digitalizzazione delle procedure doganali e logistiche
• Sviluppo di piattaforme intermodali e reti retroportuali integrate 
• Estensione del cold-ironing e di soluzioni green per la transizione energetica 
L’armonizzazione degli standard tecnologici tra i diversi scali rientrerà tra le competenze di “Porti d’Italia S.p.A.”, alla quale sarà demandato il compito di assicurare l’interoperabilità dei sistemi e la progressiva riduzione dei costi di transazione. 
Gli effetti positivi attesi sono molteplici: 
• Certezza regolatoria e tempi più prevedibili per gli investimenti
• Riduzione della frammentazione contrattuale
• Accesso facilitato a partenariati pubblico-privati
• Maggior coordinamento logistico e infrastrutturale
• Governance finanziaria più efficiente, capace di attivare risorse in modo programmato e rapido. 
La riforma di Porti d’Italia S.p.A. rappresenta una scelta strategica di grande rilevanza, volta a restituire al Paese una visione industriale rinnovata e prospettica per il sistema portuale italiano. 
L’obiettivo è quindi di superare l’attuale frammentazione del sistema portuale, trasformandola in una forza di rete, capace di far evolvere i porti italiani da semplici infrastrutture locali a nodi centrali di una logistica europea competitiva e sostenibile. 
Si tratta di un primo determinante, passo verso un modello più organico, moderno e attrattivo per gli investimenti, in grado di rafforzare la posizione dell’Italia nei traffici internazionali. 
In attesa dei fisiologici aggiustamenti del disegno di legge, propedeutico alla definizione della disciplina regolatoria definitiva, confido pienamente che la sua attuazione saprà valorizzare le specificità dei territori, integrandole in una cornice strategica unitaria, nella quale la centralizzazione delle politiche industriali si coniughi con la necessaria flessibilità locale. 
In tal modo, la riforma porrà le basi per un sistema portuale nazionale competitivo, capace di generare sviluppo duraturo e successo industriale.
Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.