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Rallentamento merci Usa: porti sotto stress

 

I porti statunitensi registrano volumi container stagnanti e incertezze geopolitiche e regolamentari verso fine 2025.

Il clima di incertezza introdotto dalle politiche del governo Trump sta incidendo sull’economia americana. In attesa degli effetti della “tregua” nella guerra tariffaria con Pechino, con entrate doganali risultate inferiori ai livelli previsti, il settore portuale statunitense si trova a fronteggiare una domanda contenuta, volumi stagnanti e una forte componente di incertezza regolamentare e geopolitica. Il 2025 chiuderà con numeri deboli e il primo trimestre del 2026 è considerato a rischio di ulteriore contrazione. 
Secondo l’ultimo Global Shipping Report della Descartes Systems Group, nel mese di ottobre 2025 gli arrivi di container da 20 piedi (TEU) negli Stati Uniti sono stati pari a 2.306.687 TEU, quasi invariati rispetto a settembre e in calo del 7,5% rispetto a ottobre 2024. Nei primi dieci mesi dell’anno, l’aumento resta limitato allo 0,9% rispetto al 2024, indicando “un chiaro segnale di cautela da parte degli importatori”. 
Anche le previsioni della National Retail Federation (NRF) e della Hackett Associates, riportate da Bloomberg, confermano la debolezza della domanda durante il periodo delle festività indicando per novembre una riduzione dei volumi dell’import del 14,4% e per dicembre del 17,9%. 
Gli importatori statunitensi si trovano ad affrontare “persistenti attriti geopolitici e volatilità normativa, che determinano livelli più elevati di incertezza e complessità nella catena di approvvigionamento, mentre le politiche cambiano ed evolvono rapidamente”, ha spiegato Jackson Wood, director of industry strategy di Descartes. 
Il report evidenzia che la flessione più marcata riguarda i porti della costa occidentale, in particolare Long Beach e Los Angeles, che hanno registrato cali del 3,2% e 2,7% mese su mese. La costa orientale mostra invece una stabilità leggermente migliore, con volumi quasi invariati a New York/New Jersey e Savannah. 
A livello di tipologia di carico, i container full imports hanno subito un calo del 6,8% su base annua, mentre i container vuoti hanno mostrato un aumento del 2,5%, riflettendo le operazioni di rientro dei contenitori vuoti verso i porti asiatici. 
Dai dati emerge anche che, nonostante il rallentamento, alcuni segmenti rimangono resilienti: i porti che movimentano merci ad alta rotazione come elettronica, componenti industriali e beni di largo consumo continuano a registrare flussi relativamente stabili, seppur inferiori alle previsioni iniziali per il trimestre. 
A determinare questa tendenza gli effetti di un anno di alti e bassi per produttori, rivenditori e altre industrie statunitensi dipendenti dai beni provenienti dall'estero alle prese da una parte con le maggiori tasse sulle importazioni e dall’altra, in particolare per le piccole imprese, con la difficoltà a gestire le reti di approvvigionamento senza un quadro chiaro sui costi relativi. 
“I risultati di ottobre riflettono la persistente cautela degli importatori, con cali generalizzati su base annua e una crescita mensile limitata,” sottolinea il report. “Con i nuovi termini commerciali tra Stati Uniti e Cina ora in vigore a seguito dei recenti negoziati, la quota cinese delle importazioni statunitensi potrebbe stabilizzarsi nel breve termine, sebbene il sentiment rimanga sensibile ai risultati della loro attuazione e alle più ampie condizioni di mercato”. 
Per Jonathan Gold, vicepresidente della National Retail Federation, ad oggi “l’effetto sui prezzi è stato ridotto al minimo, in gran parte grazie alle misure adottate dai rivenditori, come l'anticipazione delle importazioni durante i periodi di aumenti tariffari bassi o ritardati, o l'assorbimento dei costi stessi”. Resta la preoccupazione sulla volatilità della politica tariffaria che rende difficile la pianificazione a lungo termine sia per gli importatori che per i vettori marittimi. 
“Queste condizioni rendono le previsioni di mercato altamente incerte”, ha affermato Ben Hackett, fondatore di Hackett Associates. “Le nostre prospettive commerciali prevedono un leggero calo delle importazioni quest'anno rispetto al 2024 e un ulteriore, più consistente calo nel primo trimestre del 2026”.
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