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ABS, linee guida per uso marittimo del nucleare

 


L’American Bureau of Shipping (ABS) ha delineato una visione di lungo periodo per l’impiego dell’energia nucleare in ambito marittimo, evidenziandone la centralità come fonte ad alta densità per supportare la transizione energetica della flotta globale. Intervenendo alla conferenza Core Power Argo di Atene, il presidente e CEO Christopher J. Wiernicki ha dichiarato: "L'energia nucleare sta emergendo come una soluzione legittima, pratica e scalabile per un'ampia gamma di usi strategici". 
Secondo Wiernicki, tale tecnologia si configura come "una soluzione credibile a lungo termine, non solo per il suo potenziale di riduzione delle emissioni, ma perché offre una densità energetica, un’affidabilità e un’indipendenza strategica senza pari". In ambito navale, questa affermazione trova riscontro nell’analisi comparativa tra sistemi convenzionali a combustibili fossili e unità a reattore modulare di nuova generazione (SMR – Small Modular Reactor), capaci di garantire autonomia prolungata, riduzione dei vincoli logistici di bunkeraggio e maggiore resilienza operativa in scenari geopolitici complessi. 
Il percorso delineato da ABS prevede un’evoluzione graduale, fondata su più livelli operativi: la fase iniziale interesserà infrastrutture costiere e portuali, con soluzioni per l’elettrificazione delle banchine (shore power) e la produzione di idrogeno verde. Successivamente, la roadmap si estenderà verso applicazioni offshore ad alta intensità energetica, comprendendo data center galleggianti, piattaforme per la sintesi di combustibili alternativi, impianti di desalinizzazione marittima e, infine, l’impiego diretto su navi mercantili a propulsione nucleare. Tale progressione, concepita con criteri di architettura navale e sicurezza funzionale, integra la crescente necessità di sistemi resilienti e a basso impatto emissivo. 
Ma come procedere per concretizzare un processo di sviluppo nucleare “in ambiente marino”? Tra i progetti in fase di sviluppo avanzato si colloca la collaborazione tra ABS, Core Power e Athlos, finalizzata alla progettazione e alla messa in opera di centrali nucleari galleggianti nel bacino del Mediterraneo. Sono già stati individuati potenziali siti di installazione in prossimità di porti strategici, arcipelaghi e comunità insulari, con l’obiettivo di fornire energia stabile e ridondante in aree spesso soggette a limiti infrastrutturali. Come osservato da Wiernicki, "le applicazioni basate su risorse marittime inizieranno con le chiatte elettriche galleggianti perché saranno più semplici da progettare, costruire e gestire". Queste unità, progettate come barge non propulse e ancorate in posizione, risultano più facilmente certificabili poiché soggette a giurisdizioni locali, a differenza delle navi a propulsione nucleare destinate a operare su rotte internazionali e sottoposte a un regime regolatorio più complesso. Particolare rilievo viene attribuito ai data center marittimi alimentati a nucleare, i quali, secondo le proiezioni illustrate da ABS, potrebbero rappresentare fino al 10% del mercato globale entro il 2050. Tale segmento, caratterizzato da elevatissimo fabbisogno energetico e dalla necessità di dissipazione termica efficiente, trova nelle piattaforme galleggianti un ambiente ideale grazie al contatto diretto con l’acqua marina, che consente sistemi di raffreddamento avanzati a ciclo chiuso. L’intervento di ABS evidenzia come il settore stia già predisponendo regole di classe specifiche, centri di test e quadri normativi dedicati, oltre a incoraggiare partenariati pubblico-privati per accelerare la maturazione tecnologica. La transizione verso un ecosistema marittimo a energia nucleare appare quindi non più come ipotesi futuribile, ma come direttrice concreta di sviluppo, destinata a incidere in modo sostanziale sulla progettazione navale, sull’armamento e sulla sicurezza energetica delle supply chain globali. 
Dal punto di vista dell’architettura navale, le chiatte nucleari galleggianti si configurano come unità non propulse a scafo rinforzato, progettate per garantire stabilità operativa in condizioni di mare mosso e per assicurare la protezione dei sistemi reattoristici in caso di eventi estremi. La scelta del doppio scafo e l’inserimento di paratie stagne multiple consentono di incrementare il livello di sicurezza passiva, riducendo al minimo il rischio di avarie catastrofiche dovute a collisioni o incagli. 
Un elemento centrale è rappresentato dalla protezione radiologica: il reattore viene alloggiato all’interno di un compartimento schermato con materiali ad alta densità, tra cui acciai speciali e calcestruzzi baritati, integrati da barriere secondarie per contenere eventuali fughe di radiazione. Inoltre, le normative in via di sviluppo da parte di ABS richiederanno sistemi di confinamento multipli, ridondanti e monitorati in continuo, per garantire il rispetto dei limiti di esposizione ambientale stabiliti dall’IAEA e dalle autorità marittime. 
Il sistema di raffreddamento costituisce un altro aspetto chiave: l’adozione di circuiti a ciclo chiuso, alimentati dall’acqua di mare attraverso scambiatori a piastre o a fascio tubiero, assicura la dissipazione del calore in modo affidabile, riducendo l’impatto termico sull’ecosistema marino. Sono allo studio soluzioni di raffreddamento passivo, basate sulla convezione naturale e sull’inerzia termica del reattore, che garantirebbero funzionalità anche in condizioni di black-out totale, aumentando così la resilienza del sistema. 
Dal punto di vista della classificazione navale, ABS sta elaborando un corpus regolatorio specifico che integra le regole tradizionali per le unità galleggianti con requisiti addizionali per la sicurezza nucleare. Questi includono: criteri per la resistenza agli impatti, protocolli per la manutenzione remota dei componenti, sistemi di contenimento per i rifiuti radioattivi e linee guida per la dismissione e il decommissioning a fine vita operativa. Il processo di certificazione terrà conto della combinazione di standard IMO, codici IAEA e regolamentazioni nazionali, creando così un quadro multilivello di conformità. 
In ottica strategica, le chiatte nucleari galleggianti possono essere configurate come hub energetici modulari, collegati alla rete elettrica costiera tramite cavi sottomarini ad alta tensione o integrati con sistemi di produzione offshore, come parchi eolici e impianti per combustibili sintetici. Questa sinergia permette di concepire veri e propri poli energetici marittimi ibridi, capaci di fornire continuità di servizio anche in scenari di picco di domanda o interruzione delle catene di approvvigionamento convenzionali. 
Il modello proposto da ABS, in collaborazione con Core Power e Athlos, rappresenta dunque una piattaforma sperimentale che potrà fungere da standard di riferimento per la futura generazione di unità nucleari marittime. Come ha sottolineato Wiernicki, la gradualità dell’approccio — dalle chiatte elettriche ai data center galleggianti, fino alle navi mercantili a propulsione nucleare — consente di sviluppare in parallelo la maturità tecnologica, la fiducia regolatoria e l’accettabilità sociale necessarie per una transizione di questa portata. 
Maurizio De Cesare
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