Decarbonizzazione, anche il retrofitting in stand by
L'incertezza normativa frena anche l'adeguamento delle vecchie unità . Intervista a Giancarlo Coletta di NAVAL EGT
Qual è lo stato di salute del settore?
Bene ma non benissimo. C’è una oggettiva difficoltà nel rinnovamento delle flotte, non tanto legata a questioni economiche immediate, ma a una profonda indecisione strategica da parte degli armatori. Tutti attendono una “soluzione univoca” per il sostituto del carburante fossile, ma al momento questa non esiste. Il dilemma è legato principalmente alla logistica: scegliere un vettore energetico come l’ammoniaca o il metanolo significa dover sviluppare interamente nuove infrastrutture di bunkering nei porti. Se non c'è chiarezza su quando e dove questi combustibili saranno disponibili in quantità sufficienti, l'armatore posticipa l'investimento strutturale.
Considerato il quadro generale, su cosa si concentrano oggi i lavori di retrofitting?
La strada maestra è: pragmatismo ed efficienza. Oggi i lavori maggiori riguardano gli adeguamenti dei motori per la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e l'ottimizzazione dei consumi di carburante. Il principio è chiaro: una nave che consuma di meno emette di meno. Certo, non è la risposta definitiva alla questione ma garantisce una conformità nell’immediato che, non è un fattore da sottovalutare, riduce anche i costi operativi per l’armatore.
In quale direzione evolve la visione di NAVAL EGT?
Crediamo che l’idrogeno sia una valida alternativa, tanto che siamo impegnati attivamente nella ricerca di soluzioni che comprendano questa tecnologia. La questione principale è di che tipo di idrogeno si parla. L’unica opzione possibile è quella “verde”, prodotta con energia da fonti rinnovabili. E qui l’Italia, soprattutto il Sud, e i Paesi del Nord Africa come Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto, hanno grosse possibilità di produrlo a costi accettabili, con ricadute positive sul settore marittimo. Il Mediterraneo potrebbe diventare un hub strategico sia per la produzione che per la logistica di questo vettore energetico.
Come considera la scelta del cold ironing?
Abbiamo sviluppato una nostra soluzione shore connection, ma la problematica non è a bordo: la verità è che manca la corrente. L'infrastruttura di terra è in forte ritardo, e purtroppo molti progetti previsti nel PNRR sembra non vedranno la luce per la scadenza di giugno 2026. Inoltre c’è la questione della potenza necessaria. Per fare un esempio, il porto di Napoli richiederebbe circa 50 megawatt per alimentare due navi da crociera contemporaneamente, ma per fornire questa quantità di energia servirebbe una vera e propria centrale dedicata nello scalo: è impensabile prenderla dalla rete urbana senza causare problemi.
NAVAL EGT è una realtà con forte connotazione internazionale, quali sono gli ambiti di maggiore impegno?
Stiamo lavorando in collaborazione con l'Algeria all'adeguamento dei pescherecci alle nuove normative sulle emissioni. Si tratta di un ambito di attività enorme. Nel Mediterraneo ci sono circa 60.000 pescherecci, grandi e piccoli, molti dei quali sono piuttosto datati e necessitano di ammodernamento. È una sfida di sostenibilità importante che ci vede coinvolti direttamente.
Cosa auspica sul breve-medio periodo?
Senza dubbio un superamento delle “difficoltà operative” che stanno caratterizzando la nostra attività . Purtroppo a Napoli c’è carenza di banchine idonee e con pescaggio adeguato per ospitare navi di grosso pescaggio, come le portacontainer. Questo rischia di deviare altrove le grandi opportunità legate al retrofitting.



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